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 2009  maggio 18 Lunedì calendario

IL VOLO DI BOLT NON SI FERMA DIVORATI I 150 METRI IN 14"35


MANCHESTER – Gli hanno offerto una camera con vista sui polpacci di Cristiano Ronal­do, l’Old Trafford pieno, la festa scudetto con il Manchester Uni­ted e il solito lucroso gettone di presenza, perché per meno di 200 mila dollari, ormai, il princi­pe ballerino di Pechino non si sfila nemmeno le pantofole. Usain Bolt, in cambio, ha porta­to nell’inverno posticipato di Manchester tutto il campiona­rio di smorfie dell’Olimpiade, oltre ai 150 metri più veloci del­la storia: 14 secondi e 35 cente­simi.

Non è un record, non può es­serlo. La distanza non è ufficia­le. stata corsa pochissime vol­te e in condizioni sempre varia­bili: dai 14’’8 (tempo manuale) di Pietro Mennea a Cassino nel­l’ 83 ai 14’’99 di Donovan Bailey a Toronto nel ”97, quando l’oro di Atlanta sui 100 fu sfidato dal­l’oro sui 200, Michael Johnson, in un’esibizione organizzata in­door, su un tracciato che preve­deva anche una curva. Nel cen­tro di Manchester, tra il super­mercato e la banca dove è stata stesa la pista, mancava l’anemo­metro.

C’era, soprelevato di 1,10 m sul livello della strada, un lun­ghissimo rettilineo a quattro corsie, costato la modica cifra di 30 mila sterline, e provvisto del minimo sindacale (70 me­tri) che Bolt chiede, da contrat­to, per avere lo spazio di decele­razione sufficiente dopo aver raggiunto la velocità di punta.

C’erano, su quella pista umi­da e posticcia, rivali risibili, che avevano disputato le batterie sotto una pioggia gelida men­tre Bolt aspettava al caldo in al­bergo: dopo l’incidente d’auto, il piccolo intervento all’alluce e gli otto giorni d’allenamento perduti, non era il caso di fargli correre ulteriori rischi. E così lo sprinter ridens ha divorato gli inglesi Devonish e Fifton, l’ame­ricano Williams e i suoi primi, appetitosi, 150 metri: 5’’64 ai 50, un ottimo 9’’90 ai 100, 14’’35 alla fine, gli ultimi 100 metri inghiottiti in 8’’71. Una corsa di puro mestiere, con lin­guaccia e dito puntato al cielo al traguardo inclusi nel prezzo.

Avrebbe spinto anche di più, Bolt, se il manager non si fosse raccomandato («Scaldati bene che fa freddo e non esagera­re... ») e se questo fosse stato un record per gli annali. stata, invece, la riprova che Usain è la stella più brillante dell’atletica moderna, una macchina da guerra e da soldi che nemmeno la recessione mondiale può in­taccare. Nel 2009 incasserà 3 milioni di dollari solo dagli sponsor, finirà nei vi­deogiochi e sulle scato­le di cereali in Ameri­ca, la consacrazione per qualsiasi atleta.

Chi lo gestisce vor­rebbe farne un uomo da 10 milioni di dollari a stagione. Ambizione alta: «Il nostro target sono Beckham, Woods e Federer» conferma Ricky Simms, agente londinese del giamaica­no. Molto dipenderà dai Mondiali di Berli­no dove Bolt, che fino­ra ha trasformato in oro tutto ciò che ha toc­cato, potrebbe vincere, come all’Olimpiade e come è ormai abitudi­ne, col record incorpo­rato. «Sono solo al 70%. Il nuovo primato sui 100 non è un’osses­sione, ma il mio coach dice che in Germania potrò cor­rere in 9’’54. Torno a casa con la foto insieme ai giocatori del Manchester e una buona dose di fiducia. D’ora in poi, tutto è possibile». Niente male per uno che era nato con la scoliosi.