Gianna Fregonara, Corriere della sera 18/5/2009, 18 maggio 2009
«SBAGLIATO ASTENERSI AL REFERENDUM CHI LO FA DA’ FORZA AL PORCELLUM»
ROMA – Delusi no, «perché il professore dà una spiegazione elegante e per nulla trasformista». Sorpresi sì, perché erano convinti che Giovanni Sartori considerasse il referendum «il male minore ». E invece con il fondo di ieri sul Corriere ha annunciato che si asterrà e ha spiegato il perché. «Lo invito a ripensarci – replica Giovanni Guzzetta, presidente del comitato referendario – a considerare che qualsiasi sia la motivazione, nel sistema italiano l’astensione è un ’no’ col trucco».
Ma Sartori dice che il referendum, pur essendo un bene, è inutile e porta addirittura effetti nocivi perché può dare il 55 per cento dei voti a una forza politica che non supera il 35. Come replica?
«In astratto il suo ragionamento è comprensibile. Ma così facendo, cioè astenendosi, si colloca insieme ai principali oppositori del referendum nonché ideatori dell’attuale legge elettorale, il Porcellum: non è un caso se proprio Udc e Lega sono gli alfieri dell’astensione. Salva la buona fede di Sartori, che non discuto, astensione significa truccare il risultato perché si vince una battaglia grazie a chi non vota per disinteresse. Perché se si facesse a viso aperto con il ’no’ non passerebbe ».
una delle possibilità previste dalla Costituzione, che prevede il quorum per il referendum soltanto, non un trucchetto.
«La contesto perché è truffaldina e anche contro l’etica pubblica: ci si appoggia infatti a quei cittadini peggiori che sono quelli che non votano. Non è vero che l’astensione è neutra: chi vuole il cambiamento deve votare ’sì’, perché sono trent’anni che il Parlamento non fa riforme se non su pungolo referendario ».
Quella elettorale è stata fatta due volte.
«Ma su spinta dei cittadini, nel 1991 e nel ”93. Io ho la certezza assoluta che se alla fine non ci fosse il quorum, un’ora dopo Calderoli andrebbe in tv a dire che i cittadini vogliono il Porcellum e che la cosa è chiusa per sempre. Per questo penso che Sartori abbia torto».
Cioè lei considera l’astensione un errore politico?
«Sono quattro anni che c’è il Porcellum e nessuno ha pensato di cambiarlo. Nel merito è vero che ci sono sistemi elettorali migliori, ma senza referendum non si porrebbe neppure il problema di un cambiamento».
Sartori le contesta di aver insistito con il premio di maggioranza, che dato a un solo partito rischia di essere molto distorsivo. Non si poteva proporne l’abolizione?
«Continuo a pensare che sia il male minore, altrimenti torneremmo direttamente e per sempre al proporzionale tout court, con partiti del 3 e 4 per cento che fanno il bello e cattivo tempo. E comunque, se Berlusconi volesse, potrebbe ora andare da solo al voto e con il 40 per cento prenderebbe il premio di maggioranza. La colpa non è del referendum, ma della legge».
anche la congiuntura politica a far dubitare alcuni sostenitori del referendum: Berlusconi ha annunciato che è indisponibile a una riforma in Parlamento.
«Il referendum è neutro rispetto a Berlusconi. il centrosinistra che continua a dividersi. Con il listone unico sarebbe costretto invece a fare degli accordi, a trovare convergenze. Certo, si andrebbe verso il bipartitismo, ma personalmente preferirei un sistema inglese che non subisce il costante ricatto dei piccoli. Tony Blair, nel 2005, con il 35 per cento ebbe il 55 per cento dei seggi e nessuno si è scandalizzato».
Ma l’Italia non è mai stata bipartitica.
«Non è vero che le minoranze non avrebbero rappresentanza, non vedo rischi. Ricordo anche che durante i lavori della Costituente più d’uno si lamentò che non ci fosse il bipartitismo».