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 2009  maggio 18 Lunedì calendario

RADIO, L’ONDA ANTI-CRISI RIPARTE DAGLI ASCOLTI


Nonostante la cri­si economica, la radio raddop­pia gli sforzi per rilanciarsi su mercato pubblicitario, affinare i dati di ascolto ed entrare nell’era digitale (anche se non sono ancora dispo­nibili tutte le frequenze).

I principali network na­zionali (alcuni dei quali, vedi tabella, fanno capo ai maggiori gruppi multi­mediali, come L’Espres­so, Mondadori, Il Sole 24 Ore e Rcs Mediagroup, editore fra l’altro del Cor­riere della Sera e socio al 34,6% della Finelco che controlla Radio 105, Ra­dio Monte Carlo e Virgin Radio) sanno che la radio non è solo un mezzo ama­to, ascoltata da più di 38 milioni di persone al gior­no per 180 minuti in me­dia. anche quello, subi­to dopo Internet, destina­to a crescere di più.

Quindi hanno comin­ciato a investire in ricer­che e rilevazioni, per of­frire agli investitori pub­blicitari dati di ascolto an­cora più affidabili e utili.

«Storicamente Audira­dio rilevava i dati del­l’ascolto per periodi non superiori ai sette giorni – spiega Eduardo Mon­tefusco, presidente di Rna, Radio Nazionali As­sociate ”. Ma il 7 mag­gio i grandi network han­no reso pubblica un’inda­gine complementare che monitora l’ascolto, gior­no dopo giorno, per un mese intero».

La nuova rilevazione Audiradio è stata accolta positivamente dagli inve­stitori pubblicitari, che possono così verificare in maniera più precisa e completa l’efficacia delle campagne promozionali.

I primi risultati sono inte­ressanti: le 14 radio nazio­nali che hanno promosso il nuovo sistema raggiun­gono nelle quattro setti­mane oltre l’85% della po­polazione italiana.

Felice Lioy, presidente di Audiradio, è soddisfat­to, ma è anche molto cau­to: proprio oggi, infatti, dovrebbe uscire un’im­portante delibera dell’Au­torità per le garanzie nel­le comunicazioni presie­duta da Corrado Cala­brò, in seguito a un espo­sto presentato dalle emit­tenti minori che contesta­no la neutralità della go­vernance di Audiradio e delle misurazioni, che pe­nalizzerebbero le radio locali. probabile che la delibera di Calabrò dia ragione alle emittenti lo­cali, imponendo che ven­gano rappresentate in Audiradio (prima volta). Anche da questa svolta dovrebbe passare il rilan­cio della pubblicità.

Trimestre giù

Nei primi tre mesi del­l’anno la radio ha risentito della crisi e la pubbli­cità è scesa del 20%; ma la bru­sca caduta do­vrebbe essere passeggera. «In Italia le radio hanno forte po­tenzialità di cre­scita – dice Gio­vanna Maggioni, direttore generale dell’ Upa, l’associazione degli inserzionisti pubblicitari italiani ”. Nel nostro Pa­ese la radio vale intorno al 6% della pubblicità to­tale per circa 600 milioni di euro, contro, per esem­pio, l’8% della Francia, con 900 milioni».

Nel 2008 la radio è sta­ta l’unico mezzo di comu­nicazione, con Internet, in crescita per raccolta pubblicitaria: secondo gli analisti, sarà anche il primo mezzo che recupe­rerà con la ripresa del ci­clo economico, diventan­do più forte grazie alle nuove tecnologie.

«Siamo pronti a entra­re nell’era digitale – di­ce Francesco De Domeni­co, presidente di Raiway e dell’associazione per la radiofonia digitale, Ard ”. Abbiamo già iniziato le sperimentazioni a Ro­ma, Venezia, Bologna. La radio di nuova generazio­ne offre un audio di quali­tà elevatissima, e soprat­tutto trasmetterà anche testi e immagini».

L’uso in automobile

La radiofonia ha tre punti di forza rispetto agli altri mezzi, in parti­colare alla televisione: è pluralista – il leader, Rai 1, ha meno del 20% degli ascolti – ed è mol­to articolata sia a livello nazionale, con una quin­dicina di network, sia sul piano locale, con circa mille emittenti. Poi è uti­lizzata soprattutto in mo­vimento: nel 65% dei ca­si la radio è ascoltata in automobile. «La radio di­gitale offrirà agli utenti la possibilità di ascoltare in viaggio un audio pratica­mente perfetto – dice De Domenico – Gli ope­ratori radiofonici punta­no su questo per aumen­tare gli ascolti». La nuo­va radio multimediale potrà trasmettere, oltre ai suoni anche testi di pubblicità, servizi d’in­formazione e immagini, come le cover dei dischi. necessaria una nuova regolamentazione, ma non sarà facile per l’Auto­rità delle comunicazioni risolvere il problema del nuovo piano delle fre­quenze.

Tutte le radio naziona­li e locali chiedono fre­quenze per entrare nel digitale, ma quelle alloca­te finora dal ministero dello Sviluppo non sono sufficienti. Occorrerà ve­dere se lo spegnimento delle televisioni analogi­che e il passaggio alla ti­vù digitale consentirà di trovare più spazio per le radio.