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 2009  maggio 18 Lunedì calendario

QUANTO NORD AFRICA NEL MADE IN ITALY

Tecnologia italiana, olio di gomito nord africano. nella manodopera industriale il contributo produttivo più rilevante che le comunità maghrebine, e la più numerosa di queste ”quella marocchina, che ne rappresenta i due terzi ”, oggi offrono al sistema paese.
Secondo il Cnel, il 37,9% degli occupati marocchini è impegnato nell’industria; la quasi totalità di questi lavoratori può contare solo su livelli di qualifica medio bassi che consentono di aspirare a posizioni solo in parte specializzate. Il legame tra industria e nord-africani è confermato anche dalla fotografia che l’Istat offre della loro distribuzione: nel 2008, sono oltre 555mila i residenti stranieri provenienti dal Maghreb, il 16,2% degli immigrati in Italia. Due su tre si concentrano nelle quattro maggiori regioni a vocazione industriale: Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia. In particolare, in Lombardia, la comunità marocchina è la più numerosa in ben sei province su 11 (a Milano ha il primato invece la comunità egiziana); e in Emilia Romagna in 5 province su 8.
Nonostante la loro vocazione al lavoro meno specializzato e la netta classificazione di "genere" (oltre il 62% sono di sesso maschile, segno di un’immigrazione ancora molto "tradizionale"), vanno notati alcuni importanti segnali di integrazione: il 49% degli occupati del Marocco è presente in Italia da oltre dieci anni. E non esiste comunità che metta al mondo più figli di quella marocchina. I fiocchi rosa e azzurri sono stati 10.731 nel 2007, mille in più rispetto a quelli degli immigrati romeni. Tanto che, in dieci anni, sono stati oltre 65mila i bambini marocchini nati in Italia. A Milano e in alcune province emiliane,l’immigrazione egiziana e marocchina è iniziata addirittura negli anni 70. Così ormai ci troviamo alla terza generazione, ai nipoti dei primi immigrati. «A Reggio Emilia sono arrivati più di trent’anni fa sulla scia della metalmeccanica e del manifatturiero ”spiega Marianella Casali, di Cgil ”.Il nostro territorio poi ha delle condizioni strutturali che favoriscono i ricongiungimenti.
L’integrazione è tale che anche la presenza dei maghrebini nel sindacato è molto alta». «Mio zio è arrivato a Reggio negli anni 50 ”racconta Aziz Ziadate, ragioniere marocchino ”. Io l’ho raggiunto negli anni 80 e poi mi ha seguito mia moglie. Oggi abbiamo una figlia. In città ci sono diverse associazioni marocchine e la comunità è numerosa ».Anche l’attività imprenditoriale è un rassicurante segno di integrazione: la comunità marocchina è la prima in Italia,per numero di imprese straniere: 27.952 aziende, poco più di un sesto del totale;la maggior parte sono nel campo del commercio (18.873) e delle costruzioni (5.373). Mentre sono 7.169 le imprese con titolare egiziano e 7.293 quelle con titolare tunisino.
Pensando al Nord Africa è naturale considerare la scomoda questione degli sbarchi sulle coste siciliane. In realtà,la presenza maghrebina nel nostro Paese sembra esserne solo in parte condizionata: quindici anni fa proprio gli immigrati del Maghreb caratterizzavano l’immigrazione in Italia; nel 1994 erano, infatti, il 22,1% dei residenti. Negli anni 90 però,paradossalmente, gli sbarchi di irregolari insistono sulle coste della Pugliae portano solo immigrati albanesi. a partire dal 2000, invece, che il traffico di migranti scopre con decisione le rotte che dal Nord Africa portano in Calabria prima e, poi, verso la Sicilia, con un doloroso carico di morti e dispersi nelle acque del Mediterraneo. Ma proprio da questo momento, in termini relativi, la presenza di immigrati nord-africani in Italia diminuisce, fino al 16,2 percento.
Secondo i dati del ministero dell’Interno, negli ultimi cinque anni (2003-2008) l’Italia registra lo sbarco di circa 73mila stranieri da navi provenienti dal Nord Africa. Solo in parte maghrebini. Nello stesso periodo, Istat segna un aumento di oltre 232mila residenti nord-africani in Italia. Segno forse che l’immigrazione da Marocco, Tunisia ed Egitto riesce in massima parte a seguire percorsi diversi.