Riccardo Sorrentino, ཿIl Sole-24 Ore 17/5/2009;, 17 maggio 2009
UN OBIETTIVO GLOBALE PER IL CONTROLLO DEI PREZZI
Un obiettivo di inflazione globale per coordinare le banche centrali. evidente: la proposta ha il sapore dell’utopia. L’economista che l’ha avanzata, però, non è uno sprovveduto: è John Taylor, della Stanford University. Senza la sua Taylor rule sarebbe impossibile oggi elaborare e valutare la politica monetaria.
Come giudicare questa idea, allora? Taylor ha capito le difficoltà e ha ridotto la sua proposta al minimo. Ha chiesto «una discussione su un qualche tipo di obiettivo di inflazione. Non occorre che sia un target numerico ma un concetto sulla linea di Paul Volcker e Alan Greenspan (predecessori di Ben Bernanke alla Fed, ndr), secondo i quali l’inflazione globale non dovrebbe essere così alta o così volatile da interferire con il settore privato». Con un simile strumento, ha spiegato nel suo recentissimo libro «Get Off Track. How Government Actions and Interventions Caused, Prolonged and Worsened the Financial Crisis», «si eviterebbero rapidi tagli dei tassi in un paese se essi hanno effetti perversi sulle decisioni di altri paesi. I governatori potrebbero così discutere l’impatto che una singola Banca centrale potrebbe avere su un’inflazione » globale. Ma si può davvero immaginare una Fed (o anche una Bce, una Banca del popolo cinese...) che si coordina con le altre? Se la proposta appare un po’ irrealistica, il problema che Taylor intende risolvere è però molto serio. Le banche centrali difficilmente guardano al di fuori del loro giardino. Con il rischio di farsi fuorviare: durante tutto l’inizio di questo secolo, mentre la Cina esportava prezzi bassi ovunque, i banchieri centrali hanno pensato che la grande moderazione dell’inflazione fosse merito delle loro politiche. Sbagliando, almeno secondo un’analisi del 2007 di Claudio Borio e Andrew Filardo della Banca dei regolamenti internazionali, i quali hanno quindi sottolineato il rischio, per la politica monetaria, di incorrere in errori strutturali di valutazione di inflazione e crescita.
Nello stesso tempo la necessità di tener conto dei cambi impone alle Banche centrali di essere influenzate dalle scelte altrui, e di quelle della Fed in particolare. Secondo Taylor, per esempio, tra il 2000 e il 2006 la Bce ha tenuto il costo del denaro più basso del dovuto di almeno due punti percentuali, in grandissima parte perché Washington aveva abbassato i tassi in modo eccessivo. Il condizionamento, anche se fosse reciproco, non è però un coordinamento.
Il risultato dell’attuale sistema può allora essere tragico: errori di valutazione, assenza di responsabilità "sistemica" e incoerenza tra decisioni e obiettivi. La proposta di Taylor vuole quindi evitare tutto questo. stata avanzata un anno fa, quando l’inflazione saliva minacciosa, ma non ha perso d’attualitàe l’economista continua a sostenerla. La sua idea, oggi, è che le banche centrali abbiano sbagliato cura per la crisi: immaginando che tutto nascesse da una carenza di liquidità hanno inondato il mondo di denaro; laddove invece le turbolenze sono state create da una cattiva valutazione dei rischi indotta da tassi troppo bassi.
L’esito di questo diluvio di moneta sarà un forte aumento dei prezzi (anche quelli degli asset finanziari...). Qualche segnale non manca, anche se è molto incerto: alcuni Paesi, più legati alle materie prime, si stanno già preparandosi alla possibilità che ritorni l’inflazione. Il Canada è tra questi, insieme alla Norvegia che ha interrotto i tagli dei tassi, oggi al 2%. Morgan Stanley ha inoltre suggerito gli investitori del valutario a scommettere su questo fenomeno, la reflazione. Senza contare che è tornata - lo ricorda la Barclays quella correlazione tra calo del dollaro e rialzo del petrolio che un anno fa aveva destabilizzato il sistema finanziario e minacciato la crescita.
In queste circostanze, però una proposta un po’ utopica,anche se molto autorevole, non permette di evitare mille altre domande. A cominciare da quella, per così dire, originaria: ha ancora senso l’inflation targeting, anche "di fatto"? urgente trovare una risposta.