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 2009  maggio 16 Sabato calendario

LA FUGA DA SWAT MINACCIA KARACHI

Tra Mingora, la città della Valle di Swat dove stanno combattendo esercito e talebani, e Karachi, la capitale economica dove si produce il 20% del Pil Pakistano, ci sono più di 1.200 chilometri. Eppure le ripercussioni del conflitto in corso nelle regioni al confine con l’Afghanistan sistanno facendo sentire anche sulle sponde del Mare Arabico, con il rischio di spingere questa megalopoli di 17 milioni di abitanti verso una nuova stagione di violenza dopo quella che, tra gli anni 80 e 90, ne fece una delle città più pericolose del mondo.
Le prime avvisaglie di quello che potrebbe accadere si sono avute due settimane fa, quando in 24 ore di scontri tra le due principali comunità di Karachi, i mohajir e i pashtun, sono rimaste uccise 34 persone. La rivalità tra i primi, discendenti dei profughi giunti dall’India nel 1947, e i secondi, immigrati provenienti dalle regioni al confine con l’Afghanistan, non è un fenomeno recente. Ma da un anno a questa parte, il Muttahida Quami Movement (Mqm), il partito politico che governa la città e che rappresenta la comunità mohajir, ha alzato il livello dello scontro: paventando la "talebanizzazione" di Karachi per mano della comunità pashtun e del partito che la rappresenta, l’Awami National Party (Anp). Un clima di sospetto che i recenti arrivi di nuovi profughi provenienti dal Nord Ovest, i rifugiati sono ormai in tutto un milione e mezzo, non hanno fatto che esacerbare.
«Siamo seduti su un polveriera », spiega Syed Faisal Ali Subzwari, uno dei leader del Mqm. Un’immagine resa ancora più vivida dal luogo dove ci riceve: un quartiere fortificato al quale si accede dopo aver superato alcuni posti di blocco e avere zigzagato tra una dozzina di blocchi di cemento piazzati in mezzo alla strada per rallentare le autobomba. «Stiamo assistendo alla rinascita di gruppi fondamentalisti come Jaish-e-Mohammed e Lashkar-eJhangvi», racconta Subzwari. «Non solo: i quartieri pashtun sono diventati centrali dello spaccio di armi e droga e il fenomeno dell’occupazione abusiva di terreni è ormai fuori controllo».
Le accuse di colonizzazione e militarizzazione della città lanciate dal Mqm non possono lasciare indifferenti. Per anni il potere esercitato da questo partito su Karachi è stato pressoché assoluto. Una posizione di dominio raggiunta attraverso una miscela di attivismo politico e terrore, impegno sociale e carceri segrete. Oggi il controllo resta fortissimo, ma secondo alcuni osservatori sarebbe minacciato dai cambiamenti demografici: la comunità mohajir è pressoché stabile, quella pashtun è in crescita.
«La verità è che il Mqm ha pauradi noi perché siamo l’unico partito che non si lascia intimidire dalle loro armi», spiega Muhammad Amin Khattak, il segretario generale dell’Anp in Sindh. Un’opinione almeno in parte condivisa da Ikram Sehgal, un’analista politico, secondo cui il crescente peso politico dei pashtunè moltiplicato dal controllo che esercitano sulla rete di trasporto della città. «Quando decidono uno sciopero - spiega - Karachi e il Pakistan si fermano».
Secondo Zohra Yusuf della Human Rights Commission of Pakistan, lo scontro tra Mqm e Anp non ha nulla di ideologico e poco di religioso. «La città - spiega non rischia di diventare un’enclave fondamentalista. La vera battaglia che si sta combattendo è quella per l’accaparramento delle risorse: dalla terra, al business dei rapimenti. Ovvero le tradizionali fonti di finanziamento del Mqm e, in epoca più recente, della criminalità pashtu». Secondo Ansar Naqvi, un giornalista di Geo Tv che da 22 anni si occupa di Karachi, il 45% della popolazione della città vive su terreni che nessuno è in grado di attribuire con certezza. Per lo più si tratta di appezzamenti di proprietà sia statale che privata che sono stati prima occupati abusivamente, magari edificando tra le baracche una piccola moschea o una madrassa che ne rendessero politicamente impossibile la demolizione, e poi venduti o affittati.
L’altra fonte di finanziamento della malavita è la criminalità comune. Nei primi 4 mesi del 2009a Karachi sono state rubate 5.788 tra automobili e motociclette e sono stati compiuti 20 rapimenti. Il caso più clamoroso risale a ottobre, quando Satish Anand, un noto regista cinematografico, è stato sequestrato con la collaborazione di due ex ufficiali dell’esercito e liberato alcuni mesi dopo, dietro il pagamento di un riscatto, in un distretto a ridosso delle aree tribali al confine con l’Afghanistan. Circostanze che hanno confermato le peggiori paure sulla contiguità di alcune sezioni delle forze armate con gli estremisti islamici. E che hanno lasciato intuire come una parte della ricchezza prodotta nella capitale economica del Pakistan stia prendendo la via delle roccaforti talebane.