Beda Romano, ཿIl Sole-24 Ore 16/5/2009;, 16 maggio 2009
DOCCIA FREDDA SULLA GERMANIA
Dal nostro corrispondente
Trascinata dalla grave recessione tedesca, l’economia europea ha chiuso il primo trimestre dell’anno debolissima, addirittura più debole di quella americana. La speranza è che il momento peggiore della recessione sia stato finalmente superato, ma molto dipenderà dall’andamento della disoccupazione, l’incognita più seria dei prossimi mesi.
I dati pubblicati ieri da Eurostat, il braccio statistico dell’Unione Europea,sono stati peggiori del previsto. Tra gennaio e marzo, il prodotto interno lordo della zona euro è calato del 2,5% rispetto al trimestre precedente. A titolo di confronto, la contrazione dell’attività economica negli Stati Uniti è stata nello stesso periodo dell’1,6 per cento.
«Tenuto conto del miglioramento graduale degli indici di fiducia- spiegavano ieri sera Julian Callow e James Ashley, economisti di Barclays Capital -, ci aspettiamo una stabilizzazione dell’economia della zona euro nel secondo trimestre dell’anno». Mancavano ieri dati precisi per capire esattamente i fattori dietro al crollo del primo trimestre.
Secondo le prime indicazioni degli uffici di statistica, a pesare è stato soprattutto un calo dell’export; hanno invece tenuto i consumi, soprattutto in Francia. «Questi dati di Pil europeo dovrebbero segnare il momento più negativo del ciclo e la fine della Grande Recessione », aggiungeva sempre ieri sera Alexander Koch, un economista di UniCredit.
Alcuni dati nazionali colpiscono. La Slovacchia, ultimo paese ad entrare nella zona euro proprio all’inizio di quest’anno, ha registrato nel primo trimestre una contrazione dell’attività economica addirittura dell’11,2% rispetto al periodo precedente, probabilmente per via di un crollo delle vendite di auto di cui gli slovacchi sono grandi produttori.
A trascinare al ribasso l’economia dell’Unione monetaria è stata in primis la Germania. Mai dalla fine della Seconda guerra mondiale il prodotto interno lordo tedesco è stato così negativo: nel primo trimestre la contrazione è stata del 3,8% rispetto al periodo ottobre- dicembre. La Germania sta soffrendo più di altri paesi a causa della sua forte esposizione nei confronti di un commercio internazionale in netta frenata negli ultimi mesi. I risultati tedeschi nei primi tre mesi dell’anno sono simili a quelli registrati da altre economie caratterizzate da un forte attivo delle partite correnti, come il Giappone.
Negli ultimi anni, la Repubblica federale ha fatto dell’export un suo cavallo di battaglia. Specializzata in beni d’investimento, è forte sui grandi mercati emergenti. Tra il 1999 e il 2008, le esportazioni tedesche in rapporto al Pil sono salite dal 25 al 41%, tanto che secondo il quotidiano Handelsblatt ogni ora la Germania esporta merci per un totale di 129,3 milioni di euro.
Pochi altri paesi europei hanno subito un’evoluzione così profonda del proprio modello economico. La stessa quota in Italia è aumentata dal 20 al 24%; in Francia è addirittura scesa dal 22 al 21 per cento. Quest’ultimo dato spiega in parte perché l’economia francese si sia comportata assai meglio di quella tedesca nel primo trimestre di quest’anno (si veda l’articolo a fianco).
In Europa comunque a contribuire al risultato così negativo nella prima parte dell’anno è stato il calo delle scorte. Le ultime indicazioni fanno ora sperare in una stabilizzazione e poi in una ripresa, magari già alla fine del 2009. In questo senso, due giorni fa il vice presidente della Banca centrale europea Lucas Papademos è sembrato ottimista.
Tuttavia, il timore di molti è che i prossimi mesi possano essere caratterizzati da un aumento della disoccupazione, sempre sfasato rispetto all’andamento dell’economia, tale da pesare sui consumi. In Germania, per esempio, alcuni commentatori non escludono che il numero dei disoccupati possa salire a 4 milioni entro fine anno, dai 3,6 milioni di oggi.