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 2009  maggio 21 Giovedì calendario

STEFANIA BERBENNI PER PANORAMA 21 MAGGIO 2009


Antonio Albanese: Il mio sogno? Un anno senza politici -

Adora le donne (tutte), ma soprattutto sua figlia: «Ucciderei» per difenderla. Ama l’Italia ma polemizza con una certa mentalità del suo Sud. Odia l’antipolitica, ma i parlamentari se la sono cercata. E critica Beppe Grillo «perché un comico non dovrebbe mai entrare nell’arena».

«Fraternité liberté illegalité. Qualunquemente e sempremente... La legge è uguale per tutti, ma tu fatti i c... tui». L’ha convertita in macchietta Antonio Albanese la sfacciataggine di certa politica: si è inventato Cetto Laqualunque, il politico siciliano che cementifica l’isola, che del voto di scambio dice «è mercato», che trova posto a sua figlia come cardiochirurgo malgrado abbia la licenza media. E che ha come centro della sua campagna elettorale «chiu pilu per tutti», ovvero donne, donnine e sesso facile al Minchionaire, il locale che fa il verso al Billionaire di Flavio Briatore.
 abituato a cambiare d’improvviso registro Albanese, passando dal drammatico (della realtà) al comico (della parodia). La prima volta, allora venticinquenne, lo fece per pagare l’affitto e riempire la pancia. Con un diploma da attore drammatico conseguito a Milano, alla scuola Paolo Grassi, selezione durissima ed eccellenza, si presentò ai provini dello Zelig, che ai tempi era solo un locale di cabaret. Per convincere gli esaminatori fece Epifanio, l’unico personaggio inventato, un mezzo fallito del cuore, un romantico triste che presentò invece in chiave comica. E da lì partì tutto.
Oggi meriterebbe un paio di lauree honoris causa, una in semiologia per i nomi geniali che dà ai suoi personaggi e una in sociologia, perché fra Cetto, imprenditori del Nord ossessionati da lavoro e ladri (Ivo Perego), ministri della Paura (si governa con il terrore), intellettuali cocainomani, machi italiani (Alex Drastico), ha fotografato l’Italia prima e meglio di tanti baroni universitari. Facendo ridere molto e pensare parecchio.
«Mio padre è stato costretto a lasciare la sua terra per i molti Cetto, politici schifosi e corrotti» ricorda.
Ha il dente avvelenato?
No, il Nord aveva bisogno di mio padre, muratore. Erano gli anni del boom edilizio. L’Italia era divisa in due, se volevi lavorare dovevi venire su. La storia si ripete oggi. Ci sono laureati al Sud che fanno i pizzaioli per campare.
Tutta colpa dei politici, come sempre?
C’è anche una certa mentalità da combattere, un misto di comodità, lazzaronismo e rassegnazione. Però bisogna eliminare i mille Cetto Laqualunque che ci sono in giro. Ritornare alla meritocrazia.
Non è semplice come dirlo.
Intanto alcuni politici locali hanno smesso di fare gli smargiassi, temendo di sembrare Cetto.
Anche i sommelier hanno patito la sua parodia.
La gente scoppia a ridere al ristorante quando il sommelier gira il vino nel bicchiere e lo annusa.
Lei beve volentieri?
Rossi fermi. Ma non esagero.
Buona forchetta?
Tagliatelle al ragù, costine di maiale, coniglio freddo con sedano e olive della mia mamma. Divento pazzo per il risotto alla milanese, sono anche bravino a farlo, ho un pusher di zafferano abruzzese.
Altro?
Gli spaghetti pomodoro e basilico, semplicissimi, ma col basilico in erezione con la foglia che ancora vibra. E poi il pesce povero.
Preso magari da lei medesimo...
La pesca è la mia passione. Ogni anno con un gruppo di amici facciamo alcuni giorni, solo noi e i pesci. Questa volta si va in Islanda.
Con «Questioni di cuore» lei e Kim Rossi Stuart state facendo riflettere gli italiani su solitudine e amicizia. I suoi amici sono del lavoro o dell’infanzia?
Tutti e due.
Si sente solo talvolta?
Io ho bisogno di solitudine. La cerco spesso. un bene. Sono nato sul lago, cinque anni dopo che i miei si erano trasferiti al Nord.
Ma in Sicilia tornavate per le feste.
Solo d’estate: 31 luglio-31 agosto, 30 ore di treno.
Niente alta velocità allora.
Dopo 20 ore non ne potevi più. Ricordo però l’odore di frittata. Gli arancini mangiati sul traghetto. E il 31 agosto, quando mi svegliavo a Modena o a Bologna e c’era già la foschia, quasi la nebbia.
Diviso fra Nord e Sud: cosa le ha insegnato ciascuno?
Tutti e due che questo è il Paese più bello del mondo. Il Sud a godere e il Nord a organizzare il godimento.
Piace alle donne?
Non so, non so.
Sincero.
Mi ha rovinato il film La seconda notte di nozze, dove mi innamoravo di una donna non più giovane. Questa cosa ha scatenato strane speranze in signore di una certa età. Una di loro mi ha fermato, ha preso ad abbracciarmi. Un invito al peccato puro, con gli ormoni a mille e tanto pepe da farci un’impepata di cozze per dieci.
E a lei piacciono le donne?
Un bel po’.
Parte anatomica preferita?
Il seno.
 della scuola «sotto la terza non è amore»?
Va bene anche una seconda, è la forma che mi interessa.
Parte invisibile preferita?
L’ironia.
La critica più dura ricevuta da una donna?
Devi dimagrire.
Dieta?
Da 20 anni.
Di cosa si priva?
Di niente. Perché devo godere quotidianamente.
Sono tutte sceme le donne belle?
Se delle ragazze ballano su un cubo e si divertono, cosa c’è di male? Ma se vuoi fare politica, devi sapere qualcosa. E se pure balli chi se ne importa.
 con Silvio Berlusconi o con Veronica Lario?
Una volta la signora Lario è venuta in camerino dopo un mio spettacolo e mi ha abbracciato complimentandosi. Non lo dimentico.
Berlusconi l’ha mai invitata a Palazzo Grazioli come ha fatto con Fiorello?
Non sa chi sono, perché non l’ho citato per nome nemmeno una volta.
Una mosca bianca fra i comici. E guardi l’effetto boomerang: più viene sbeffeggiato, più sale il gradimento.
Non è colpa di una persona, è stato un momento, un atteggiamento di tanti, coincidente. Così la satira si impoverisce, diventa monotona.
E di Beppe Grillo cosa pensa?
Gli piace fare l’antitutto, contestare a prescindere. Adesso fonda il movimento. Un comico non dovrebbe fare il politico. Il nostro è un lavoro molto più nobile e profondo. Io non sono mai entrato a Montecitorio, mi immagino la buvette come il bar di Guerre stellari, con strani personaggi che bisbigliano.
Referendum: voterà?
Sì, ho sempre votato, ma sarà un bagno di sangue. Tanti astenuti.
«Isola dei famosi»: concorrenti Casini, Franceschini, Fini, Berlusconi, D’Alema e come donne Bindi e Santanchè. Come finisce?
Massino D’Alema prende il largo costruendosi una barca posticcia, gli altri fingono malattie e alla seconda puntata sono in studio. Non vogliono patire, non ce la fanno.
Caso Fiat?
Sergio Marchionne e Luca Montezemolo ci piacciono assai.
Cosa l’ha più colpita nell’ultimo anno?
Il terremoto all’Aquila.
La notizia più brutta ricevuta?
Essere passato per sei volte sotto una telecamera in una strada vietata. Con relative multe.
Di che cosa ha paura lei che ha spaventato tutti noi con il suo ministro della Paura?
Dell’ignoranza. E della slealtà. E della furbizia. E della moda di proibire tutto. E dell’antipolitica. Colpa della vera politica che ha perso credibilità. Ci vorrebbe un fermo biologico di un anno e poi ripartire.
Però il suo Perego vive in una casa piena di allarmi. Lei ne ha?
No.
E se le entrassero i ladri, cosa farebbe: la butterebbe in ridere?
Dipende chi c’è in casa. Se toccano mia figlia, sono pronto a uccidere.
Adesso esagera.
Impazzisco quando penso che una donna non possa attraversare i giardini da sola, senza rischiare.
Così però fa contenti i leghisti.
Un certo tipo di paura la difendo, ma non bisogna scivolare nella paranoia o nel razzismo.
E del nuovo virus non ha paura?
Mi fa piacere sapere che c’è un esercito di medici che controlla chi rientra dal Messico. Ma non mi faccio problemi.
Dai maiali alle sue amate galline: le ha sempre?
Ci ho rinunciato. Troppo da fare.
Dove le teneva?
A casa a Bologna. Perché ho la passione per le uova fresche. Ora ho un contadino fidato che me le dà. Bisogna però stare attenti con questa mania del mangiare bio, se il contadino dosa male i concimi pensi di mangiare genuino e invece stai trangugiando un pezzo di tritolo.
Con le sue uova «garantite» a chi preparerebbe uno zabaione?
Alla nostra sinistra. Gliene darei volentieri una badilata, un container. Ad altri invece darei un po’ di bromuro, così fanno meno casini. C’è chi ha troppo entusiasmo, chi poco. come per i soldi: sempre più ricchi, sempre più poveri. Abbiamo perso l’equilibrio, il centro.
Eppure, tutti smaniano per accreditarsi come nuovo centro.
Gli italiani non possono che stare al centro, abbiamo il Vaticano, è il Paese che ha inventato la commedia d’arte, tutti un po’ Arlecchino, un po’ Balanzone, un po’ Pulcinella.
Nemmeno con il suo zabaione la sinistra ce la può fare?
Mi viene sempre in mente una signora in Valsassina che risponde a un candidato di sinistra: «Ma lei chi è, non l’abbiamo mai vista qua?». Un certo tipo di sinistra ha snobbato la gente, paradossalmente ha creduto nei mass media più di altri. Io ho fatto l’operaio per 7 anni, bisogna sentire i bisogni.
Siamo tutti un po’ depressi come dicono alcuni?
Abbastanza. Il pericolo c’è. C’è fame di leggerezza: è un bell’antidepressivo.
Anche il sesso?
Se fatto bene, non è poi così leggero. Perché non può essere che impetuoso, se no che senso ha. Né sconcio né scorretto. Sincero.
Aiutini a letto?
Mi scusi, ma io ho fatto Alex Drastico e Cetto Laqualunque. Ha presente? No, sono in salute, per fortuna.
Neppure aiutini chimici come il suo filosofo Mino Martinelli, che si fa di cocaina?
Più che piste, lui fa delle tangenziali. Io niente, bevicchio qualche bicchiere.
A chi direbbe oggi il suo Alex Drastico: «Tu ce l’hai piccolo, io ce l’ho tanto»?
A tutti i maschi vestiti da certi stilisti, pompati, depilati, oliati.
E invece cosa cementificherà Cetto?
Ha già pronto il plastico di Milano per l’Expo 2015, badilate di cemento, una grande area da riempire con una piscina di pilu...
Cosa sta covando d’altro?
Vorrei tanto fare la moglie di Cetto, molto di più di una cornuta seriale, lei è un’istallazione, è lobotomizzata. Poverina. E quasi quasi vorrei girare un film sulla famiglia Laqualunque.
Parliamo della sua di famiglia invece: che rapporto ha con sua figlia?
Bellissimo. Mi sogno di notte greco e latino perché Beatrice, 15 anni, è iscritta al classico. ironica, è gentile e mi sembra tanto perché vedo sempre meno gentilezza in giro.
L’ultima cosa che le ha chiesto?
Se le trovavo i biglietti per un concerto. In 13 secondi glieli ho procurati: non mi chiede mai niente.
L’ultima cosa che le ha detto?
Parlavamo... «Ti piacerebbe fare il mio lavoro?» le ho chiesto. E lei, sempre gentile gentile: «Secondo me, papà, è veramente troppo faticoso».