lettera a Lucia Annunziata, La Stampa 16/05/2009, 16 maggio 2009
LETTERA A LUCIA ANNUNZIATA
Avrei una proposta che ritengo utile per accogliere degnamente in Italia gli immigrati irregolari, soprattutto quei poveretti stipati nelle famigerate carrette del mare che si dirigono verso le nostre coste. Tra i cosiddetti buonisti a oltranza (politici, intellettuali, giornalisti, religiosi, responsabili di enti no profit, alti funzionari Onu, garantisti sempre e comunque) si potranno contare almeno 100 mila benestanti, con ampie residenze, seconde e terze case vacanze, disponibilità temporali e quant’altro? Ebbene, ognuno di questi, anziché predicare carità e fratellanza standosene tranquilli nella loro dorata torre d’avorio, perché non decidono ognuno di ospitare, per il tempo occorrente alla loro definitiva collocazione (come rifugiato o forza lavoro), almeno tre o quattro di questi derelitti? Senza alcun aggravio per le esangui casse statali, si risolverebbe il grave problema dell’accoglienza per almeno 300-400 mila immigrati!
LUCIANO SAVOINO
Va bene, molto efficace la proposta, caro lettore. Sono certa che questa lettera susciterà molti entusiasmi. Mi inserisco per prima nell’elenco che lei vuol fare: non ho nulla di grandioso, ma ho una seconda casa. Resa la mia disponibilità, credo ora di poterle rispondere con una certa franchezza senza essere accusata di fare l’ipocrita. Una proposta come quella che fa Lei - voi intellettuali, ricchi, fatela voi l’accoglienza - rivela due profondi errori: 1) pensare che solo i ricchi e gli intellettuali e qualche prete vogliano oggi essere solidali con chi arriva in Italia clandestinamente; 2) chiedere lo sforzo anche dei privati è giusto. Ma il vero sforzo da chiedere è quello dello Stato. Intanto perché l’assistenza a chi ha bisogno, inclusi gli immigrati clandestini come mamme, bimbi e rifugiati politici, non è una questione di carità pubblica, ma di dovere civile di una nazione. identica, ai fini dei principi, agli aiuti che sentiamo obbligatori per i concittadini che cadono vittime di una disgrazia naturale, come in Abruzzo. Per applicare anche questa finalità dello Stato noi cittadini paghiamo le tasse. I benestanti che lei chiama in causa, visto che hanno un livello di reddito più alto, pagano più tasse. I cittadini che lei in qualche modo «accusa» danno già alla comunità più di coloro che hanno redditi inferiori. Lo Stato è già «pagato» da noi, via tasse, per costruire un fondo che serve a tutti, ed è da questo fondo che lo Stato deve prendere anche il suo aiuto a coloro che hanno bisogno. Torniamo così alle tasse (curioso atteggiamento, quello del nostro Paese). Non piacciono a nessuno. Piacciono così poco che tutti coloro che possono le evadono - e l’evasione fiscale è in drastico aumento, dicono le statistiche, ben al di là del calo cui dovrebbe portare la crisi -. Poi, però, ogni tanto la loro utilità alla comunità si riscopre.