Stefano Brusadelli, Panorama, 21 maggio 2009, 21 maggio 2009
Il governo cinese chiama l’Italia. Nel Guangxi, 50 milioni di abitanti, sud-ovest della Cina, l’anemia mediterranea fa strage
Il governo cinese chiama l’Italia. Nel Guangxi, 50 milioni di abitanti, sud-ovest della Cina, l’anemia mediterranea fa strage. Un quinto della popolazione è portatore sano, con un’incidenza altissima di talassemia major: pochi sopravvivono oltre i 20 anni. E l’Italia risponde. L’obiettivo è aprire nel Guangxi un centro per il trapianto di midollo, l’unico rimedio definitivo contro la talassemia. Il know-how è dell’Ime, Istituto mediterraneo di ematologia, espressione d’eccellenza della medicina italiana. Creato nel 2002 a Roma e presieduto da Mario Marazziti, storico esponente della Comunità di Sant’Egidio, l’Ime conduce da anni una «diplomazia umanitaria» talvolta più importante e duratura di quella delle missioni militari e della cooperazione economica. Sono già funzionanti centri Ime (con personale formato in Italia) in molte aree dove la malattia si è irradiata: Damasco, Baghdad, Beirut, Il Cairo. Altri centri e collaborazione scientifica sono in programma in Turchia, Cipro, paesi del Golfo e Kurdistan iracheno. L’Ime, il cui centro trapianti si trova presso il policlinico romano di Tor Vergata, si avvale dei più illustri ematologi italiani, da Franco Mandelli a Guido Lucarelli, ha attivato un network che va da Cagliari a Firenze e progetti terapeutici e di ricerca avanzati con il San Raffaele di Milano. Nata su iniziativa dei ministeri degli Esteri, Economia e Salute e della Regione Lazio, la fondazione ha ricevuto dal governo appena 3 milioni l’anno scorso (ridotti a 2,3 nel 2009). Il resto è frutto di accordi internazionali, ma servono anche capitali privati.