Maurizio Belpietro, Panorama, 21 maggio 2009, 21 maggio 2009
MAURIZIO BELPIETRO PER PANORAMA 21 MAGGIO 2009
Addio a Baget Bozzo, campione dell’antimarxismo Prete e politologo stato l’intellettuale anticomunista con più argomenti, il più organico alla libertà, in un percorso da De Gasperi a Berlusconi. Nessuno come lui ha dato dignità di pensiero a scelte e strategie della maggioranza silenziosa che oggi si chiama Pdl.
Ho letto tutti i «coccodrilli» che sono stati dedicati a Gianni Baget Bozzo. Ignoro se fossero già in archivio pronti, com’è prassi, per fare in fretta qualora la notizia del decesso giunga tardi, mentre il giornale è in chiusura. Forse no, forse li hanno scritti quel giorno, perché, nonostante fosse già avanti con gli anni, nessuno si aspettava la morte del sacerdote politologo. Comunque sia, gli articoli erano pieni di cose buone e di riconoscimenti postumi. In quei ritratti c’era un po’ di tutto, in qualche caso anche un po’ di veleno, ben nascosto fra righe rispettose o incensatorie. Lo hanno definito l’eretico devoto di Silvio Berlusconi e anche il cantore delle grandi avventure politiche italiane degli ultimi cinquant’anni: dossettiano, degasperiano, tambroniano, tavianiano, craxiano e infine berlusconiano. Qualcuno lo ha addirittura insignito, non saprei dire se con disprezzo o con affetto, del titolo di prevosto del craxismo e del berlusconismo, inducendo a credere chi non lo conosceva che fosse una specie di cappellano incaricato di officiare i riti del nuovo ordine politico. In realtà non ho mai conosciuto nessuno più distaccato dal potere di don Gianni. A lui, che pure era nelle grazie dei capi, ultimo dei quali il Cavaliere, verso il quale era prodigo di suggerimenti, il potere interessava poco o nulla. La sua passione era la ragion politica, la politica come mezzo per raggiungere un fine umano ma con un disegno sovrumano. Non so come coniugasse il cinismo del Palazzo con le aspirazioni della fede, ma so che ci riusciva. Lui, prete, che dedicava ogni giorno il suo pensiero ai disegni di Dio, trovava il tempo per riservarne una parte anche a quelli del governo. Non voglio aggiungere altre parole alle tante che sono state spese, appropriatamente o meno. Mi limito a osservare che Baget Bozzo è stato probabilmente il maggior intellettuale anticomunista degli ultimi cinquant’anni, quello che alla causa ha portato più argomenti, quello che più ha contribuito a dare un apparato culturale alle argomentazioni contro la dottrina marxista. E anche la sua passata infatuazione per il compromesso storico aveva come obiettivo l’incorporazione del Pci nella Dc. So che la tesi farà arricciare il naso a molti, i quali andranno con il pensiero ad Augusto Del Noce o a Indro Montanelli. Ma tutti coloro che potremmo qui citare non erano che dei battitori liberi; intellettuali sì, ma poco organici, per usare una sintesi di Antonio Gramsci, il primo a propugnare la necessità di un gruppo d’interpreti del pensiero di partito, una sorta di braccio scrivente e teorizzante del grande Pci. Don Baget Bozzo, per il centrodestra, per i moderati, è stato l’intellettuale più organico alla libertà. Se si analizza il suo percorso da Alcide De Gasperi fino a Berlusconi, si capisce che tutto si tiene, che tutto è legato da un filo che accomuna la storia di chi si è battuto contro la sinistra marxista. Nessuno come don Gianni è stato interprete di quelle battaglie, nessuno come lui ha dato dignità di pensiero a scelte e strategie di quella maggioranza silenziosa che oggi si chiama Popolo della libertà. per questo che mi ha fatto una certa tristezza vedere che nel giorno dell’ultimo addio erano pochi gli esponenti di centrodestra presenti. Si fosse trattato di un intellettuale di sinistra, la chiesa e tutta Carignano sarebbero state occupate dalla folla. Fosse stato organico al partitone rosso, questo prete avrebbe ricevuto l’omaggio di migliaia di persone e il suo funerale si sarebbe trasformato nella celebrazione del suo pensiero, del pensiero del partitone. Alle esequie c’erano invece pochi esponenti di governo, ancor meno del partito cui ha dato tanto. Dall’altare un suo vecchio amico si è detto convinto che non verrà dimenticato. Me lo auguro, ma temo che non sarà così. Di solito si dice che, a differenza della sinistra, la destra non ha cultura. Non è vero: la cultura la destra ce l’ha. Solo che purtroppo ha anche il vizio di dimenticarsela.