Stefania Tamburello, Corriere della sera 14/5/2009, 14 maggio 2009
ROMA - Sale il debito pubblico che a marzo segna un nuovo record: 1.741,257 miliardi contro i 1.707,410 di febbraio, stando ai dati resi noti dalla Banca d’ Italia
ROMA - Sale il debito pubblico che a marzo segna un nuovo record: 1.741,257 miliardi contro i 1.707,410 di febbraio, stando ai dati resi noti dalla Banca d’ Italia. Non è certo una buona notizia ma non c’ è da meravigliarsi visto che se cresce il fabbisogno, sale anche il debito. E comunque il mercato, diversamente dal passato, non sembra dar molto peso alla cosa. Anzi. Le ultime aste di titoli pubblici sono state un successo per il Tesoro, nonostante l’ affollamento di emissioni da parte di tutti gli Stati. I quali di fronte alla crisi hanno abbondantemente attinto, sicuramente molto più dell’ Italia, al bilancio per le misure di sostegno. stato calcolato che nel corso del 2009 saranno collocati titoli pubblici per quasi 1.000 miliardi di euro, contro i poco più di 600 del 2008. L’ Italia fa la sua parte ma si distingue peraltro positivamente agli occhi delle società di rating per non aver aumentato al ritmo degli altri Paesi le sue quote. Non solo ma ha anche ridotto a 80 punti base dopo aver toccato anche i 140 punti, il divario dei suoi Btp decennali con i Bund tedeschi di uguale durata. E poi il calo accentuato dei rendimenti, se delude gli investitori, rappresenta un vantaggio per il Tesoro che paga meno per collocare Bot, Btp e Cct e quindi ha meno oneri di finanziamento del debito. Secondo i dati diffusi ieri dal ministero di via XX Settembre, il fabbisogno statale di marzo ha toccato i 14,617 miliardi di euro, come risultato della differenza tra i 35,545 miliardi di entrate e i 50,162 miliardi di spese di cui 4,3 per interessi. Ed intanto sempre la Banca d’ Italia ieri ha confermato che nei primi tre mesi di quest’ anno le entrate tributarie sono diminuite di circa 4 miliardi di euro, con un calo del 4,77%, scendendo a 81 miliardi dagli 85 dello stesso periodo dello scorso anno. C’è da chiedersi se l’ Italia, per finanziare il suo fabbisogno che comunque cresce a causa della crisi e della caduta del Pil da cui deriva il forte calo delle entrate, potrà continuare a collocare i suoi titoli senza problemi. E a rendimenti così decrescenti. All’ asta di martedì i Bot a tre mesi hanno segnato un rendimento dello 0,36% al netto di ritenute fiscali e commissioni mentre quelli annuali allo 0,69% sempre al netto. Un tasso che non copre neppure l’ inflazione. La spiegazione fornita dagli esperti è che dietro agli acquisti in asta non ci sono più i piccoli investitori o i risparmiatori famiglie, soprattutto per i titoli a breve termine. Ma investitori istituzionali e banche la cui principale preoccupazione è quella di allontanare il più possibile il rischio. E che non vogliono sbilanciarsi su investimenti a più lungo termine per la grande incertezza sul futuro dell’ economia. Senza contare l’ esigenza di rinnovare il «magazzino» titoli anche in considerazione delle garanzie collaterali da offrire alla Bce per ottenere la liquidità. Stefania Tamburello Tamburello Stefania