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 2009  maggio 15 Venerdì calendario

IL MEMORIALE SEGRETO DI ZHAO «LA DEMOCRAZIA E’ MEGLIO»


PECHINO – Era la verità che mancava, sul dramma del­la Tienanmen. E si è concretiz­zata a ridosso dell’anniversa­rio della strage che, fra il 3 e il 4 giugno 1989, lasciò centina­ia di studenti e cittadini sul selciato di Pechino e sulla co­scienza del Partito comunista. Riemerge la voce del riformi­sta Zhao Ziyang, che era segre­tario generale del Pcc, ma ven­ne rimosso da Deng Xiaoping e dai duri del regime poco pri­ma del massacro. Le sue me­morie vengono pubblicate ora in inglese e in cinese, 30 ore di conversazioni sbobinate e affidate non solo agli storici ma anche all’attualità politica della Cina. Uno schiaffo ai lea­der. Nella testimonianza, Zhao professa la sua opzione convinta per la democrazia di stampo occidentale, «il siste­ma che ha dimostrato più vita­lità ». Tra l’altro, afferma la ne­cessità per il Partito comuni­sta di democratizzare se stes­so e la Cina tutta, per contene­re così le sperequazioni della riforma economica.

«Sono felice. Ho organizza­to io tutta l’operazione», esul­ta al telefono Bao Tong, già se­gretario e amico di Zhao. Bao, il dirigente comunista di più alto livello a essere condanna­to al carcere (7 anni) per il so­stegno agli studenti, spiega al

Corriere che «è un bene che esca domani (oggi per chi leg­ge, ndr) l’edizione in inglese, così anche se la versione in mandarino venisse bloccata o distrutta il messaggio di Zhao potrà essere divulgato nel mondo». Bao Tong è convinto che «i leader del Partito do­vranno riflettere» sul volume e fa sapere – lui che già vive sotto stretta sorveglianza – di essere pronto alle conse­guenze della pubblicazione di Prisoner of the State: The se­cret Journal of Zhao Ziyang, edito da Simon & Schuster ( Prigioniero dello Stato: il rife­rimento è agli arresti domici­liari dall’89 alla morte, nel 2005).

L’esistenza del memoriale è stata un segreto ben tenuto. Anche la figlia di Zhao, Wang Yannan, ha ammesso alla Bbc di non averne mai saputo nul­la. Lo stesso Bao Tong lo igno­rava fino a dopo la morte di Zhao. Le registrazioni venne­ro realizzate intorno al 2000, perché prima le condizioni della detenzione non le avreb­bero consentite. Il materiale audio, scampato ai controlli nella vecchia casa nell’hutong Fu Qiang e affidato a tre inter­mediari, è stato curato dal fi­glio di Bao Tong e dalla nuora, Bao Pu e Renee Chiang, insie­me con l’americano Adi Ignati­us. Bao Pu, editore a Hong Kong dell’edizione cinese, so­stiene che Zhao non avesse la­sciato istruzioni «ma voleva che la sua storia sopravvives­se ».

E’ una terza verità, dopo la versione «ufficiale» del regi­me e i racconti degli studenti. Gli storici potranno setacciare le parole di Zhao, confrontan­dole con la ricostruzione dei

Tiananmen Papers (cruciale raccolta di documenti compi­lata da un anonimo interno al Partito, in Italia edita da Rizzo­li). Ma, stando alle anticipazio­ni, alcuni passaggi hanno un impatto diretto: «La notte del 3 giugno, mentre sedevo in cortile con la mia famiglia, sentii forte degli spari. Una tra­gedia... ». E se «era stato deci­so allora che il movimento stu­dentesco fosse una pianificata congiura di elementi anti-Par­tito e anti-socialisti, con tanto di leadership... dov’erano que­sti leader? E qual era il piano? E la congiura?».

Il memoriale sembra poi vo­ler accreditare Zhao come ve­ra anima delle riforme, men­tre «Deng spiccava sempre fra gli anziani del Partito come co­lui che sottolineava i pregi del­la dittatura. Spesso ne ricorda­va al popolo l’utilità» e i suoi riferimenti alla democrazia «non erano che vuote paro­le ». Al contrario, Zhao dichia­ra che «rifiutai di diventare il segretario generale del Pcc che avrebbe scatenato i solda­ti contro gli studenti». Zhao non c’è più, il Partito sì. E Zhao, dal passato, parla di due «trasformazioni» inevitabili per il Pcc: «Consentire altri partiti e stampa libera. Gra­dualmente, ma va fatto», e poi «democrazia dentro il Parti­to », permettendo «diverse fa­zioni ». Questioni che a Pechi­no, oggi, non sono all’ordine del giorno.



Gli anni del «confino»

Zhao Ziyang ritratto in casa da un suo familiare nell’ottobre del 1993 (Afp). Dopo la strage di Piazza Tienanmen, Zhao, che fino all’ultimo aveva tentato di mediare con gli studenti, fu confinato agli arresti domiciliari per 15 anni, fino alla morte il 17 gennaio 2005