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 2009  maggio 15 Venerdì calendario

"Si torna alle camicie nere". E in aula è rissa - «Smettila di dire falsità, puoi farlo nei comizi ma non in aula»

"Si torna alle camicie nere". E in aula è rissa - «Smettila di dire falsità, puoi farlo nei comizi ma non in aula». Montecitorio. Ore 12 e 30, mezz´ora prima che l´aula dia il via libera (297 sì, 255 no) al ddl sicurezza, col suo carico di ronde, Cie, reato di clandestinità, ormai in corsa verso l´ultimo passaggio al Senato. Dal banco del governo Roberto Maroni inveisce contro Dario Franceschini. Dopo il paragone con le leggi razziali ora il segretario del Pd evoca un altro simbolo del fascismo. Parla delle ronde e dice che «c´è stato un altro periodo della storia italiana in cui la sicurezza è stata affidata a gente che girava in camicia nera». Poi batte il tasto dei «bambini invisibili», quelli che «le madri, senza permesso di soggiorno, non potranno denunciare all´anagrafe». Maroni non si tiene, anche se Berlusconi, in aula da qualche minuto, cerca di rabbonirlo. La sinistra rumoreggia («Smettila buffone»), la presidente di turno Rosy Bindi, protagonista col ministro di un duro faccia a faccia la sera prima a Matrix, lo invita a tenere «un atteggiamento più consono». Applausi a gauche. Proteste a droit. Andrea Ronchi dà manforte a Maroni e fa il classico gesto di chi manda uno a quel paese. Minuti di tensione, applausi e insulti incrociati, un cartello con la scritta "siamo tutti immigrati" alzato da Luisa Bossa (Pd). La divisione tra maggioranza e opposizione sul ddl esplode: Antonio Di Pietro accusa il governo di essere «fascista, xenofobo, razzista, piduista», Pier Ferdinando Casini lo vede «definitivamente leghizzato». Pdl e Lega sono tranquilli, Fabrizio Cicchitto (capogruppo Pdl) come Roberto Cota (omologo leghista). Il primo: «Ricordatevi dei cento morti del 28 marzo ´97 quando affondò la nave Kater I Rades». Il secondo: «Siamo il partito della gente e garantiamo la sicurezza. La figuraccia ce le fate voi della sinistra che difendete i clandestini e perdete voti». Tre fiducie mercoledì, dissenso messo a tacere, ministri che si esibiscono col premier (Maroni, Alfano, Gelmini, La Russa, Ronchi, Bossi, Zaia, Carfagna, Brambilla). Il leader del Carroccio entusiasta («Io ascolto la gente, non come Franceschini, il suo è stato un suicidio in diretta»). Il neo viceministro Roberto Castelli pure (« un passo avanti per il paese»). Il Cavaliere pronto a uscire dall´aula per appropriarsi del risultato: «Il 76% degli italiani è d´accordo con noi sull´immigrazione. una legge necessaria per dare un segnale di deterrenza. Siamo contro la xenofobia, ma la sinistra ha aperto le porte ai clandestini e ci ha costretto a intervenire. La Cei? Non so di critiche. Quando ho parlato con loro ho sempre trovato accoglienza positiva ai provvedimenti». A pochi metri esterna Maroni che se la prende con la sinistra: «Spieghino perché hanno votato contro norme durissime contro la mafia, dovrei pensare che sono collusi?». il pacchetto (nuovo 41 bis, denuncia obbligatoria del racket, sequestri più facili) che il Guardasigilli Angelino Alfano definisce «il più serio dopo quello per le stragi Falcone e Borsellino». Maroni accusa la sinistra: «Camicie nere? Il solo paragone mi ripugna, da loro arriva odio e pregiudizio». Lui va avanti: «Il regolamento delle ronde è già pronto e mi auguro che al più presto il ddl passi al Senato». Ora il problema è che succede con il reato di clandestinità. La stampa assedia il sottosegretario Alfredo Mantovano per sapere che fine fanno le badanti. Lui risponde: «Se è clandestina si espelle. Le norme valgono per tutti. Se ha bisogno di essere identificata la si porterà nei Cie, altrimenti si espellerà subito». Monsignor Agostino Marchetto (segretario del pontificio consiglio per i migranti) si augura un ripensamento al Senato. Ma a Verona il sindaco leghista Flavio Tosi parla di un ddl «di importanza fondamentale» e a Caravaggio (Bergamo) un altro sindaco del Carroccio, Giuseppe Prevedini, nega la cittadinanza a un egiziano, sposato con un´italiana, perché non sa leggere il giuramento di fedeltà alla Repubblica. Giusto come nel ddl che esige la conoscenza della nostra lingua per dare pure il permesso di soggiorno.