Dino Martirano, Corriere della sera 15/5/2009, 15 maggio 2009
CARCERI GALLEGGIANTI NEL PIANO DEL GOVERNO CONTRO L’AFFOLLAMENTO
Modello Usa. Pronte in due anni
ROMA – Nel piano del governo ci sono anche le carceri galleggianti – già sperimentate in Gran Bretagna, Usa e Olanda – per contenere l’aumento del numero dei detenuti che marcia con un saldo attivo di mille unità al mese. E’ un’«ipotesi alternativa», quella esplicitata nelle 19 pagine di dossier consegnate al ministro Angelino Alfano dal capo del Dap Franco Ionta, ma l’idea delle chiatte-prigione sta prendendo corpo perché consentirebbe la consegna dei galleggianti nell’arco di 24 mesi, oppure l’affitto all’estero di unità già varate. I siti idonei per le prigioni sull’acqua sono le grandi aree portuali protette: Genova, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Gioia Tauro, Palermo, Bari, Ravenna. I problemi, tuttavia, non mancano: in Gran Bretagna, la prigione di Weare (400 posti) ancorata a Portland è stata chiusa nel 2005 anche perché, certificava un rapporto del responsabile carceri Anne Owers, «nel luogo si soffre di claustrofobia in celle assai insalubri senza possibilità di godere l’ora d’aria». La chiatta di Portland (già impiegata come nave alloggio militare alle Falkland) era stata affittata allo Stato di New York che l’aveva ormeggiata insieme a una sua gemella sul fiume Hudson. A Rotterdam, invece, la polizia ha usato un mezzo navale per la detenzione degli immigrati clandestini e le prigioni galleggianti in acque olandesi sono 4.
Ma gli agenti penitenziari hanno già alzato la voce: «Siamo davvero in un mare di guai», ironizza Leo Beneduci segretario dell’Osap. Mentre Patrizio Gonnella (Ong Antigone) osserva: «Così si rischia di comprimere i diritti e penso ai colloqui con famigliari e avvocati, le traduzioni in tribunale, gli spostamenti del personale». E’ bene ricordare, infatti, che una legge del ”99 chiuse le carceri- isola di Pianosa e dell’Asinara perché ritenute ingestibili.
Il piano, tuttavia, punta molto sulla costruzione di 46 nuovi padiglioni, da tirare su sulle aree verdi della carceri già esistenti, e di 22 istituti nuovi di zecca (di cui 9 già finanziati: 17.129 posti in più di cui 4.605 dati per pronti in due anni. «E’ un piano per interventi sulle carceri di 1,5 miliardi, di cui un miliardo per le nuove opere», ha detto il presidente Silvio Berlusconi: «Abbiamo trovato 500 milioni di euro, vorremmo procedere con il project financing », ha aggiunto riferendosi all’impegno dei privati su beni che restano di proprietà pubblica con la gestione dei servizi che spetta ai costruttori.
I soldi sono pochi e per questo il ministro Alfano ha voluto incontrare il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, accompagnata da Antonello Montante, e il presidente dell’Ance (costruttori edili) Paolo Buzzetti: è stato costituito un «gruppo di lavoro per la fase di realizzazione del piano carceri che metterà a punto gli strumenti contrattuali per i diversi tipi di gara». La corsa è contro il tempo: i detenuti sono 62.473 a fronte di un limite regolamentare di 43.201 e una tollerabilità di 63.702 posti.
L’incontro Gruppo di lavoro tra il ministero, Confindustria e l’associazione dei costruttori edili