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 2009  maggio 15 Venerdì calendario

LA CORSA CONTRO IL TEMPO DI MERKEL E MARCHIONNE

Due settimane per decidere il destino della General Motors, due per capire se il matrimonio Fiat-Opel andrà in porto. A fine maggio scade l’ultimatum posto dall’amministrazione Obama a Gm, ed entro quella data il governo tedesco dovrà a sua volta trovare una soluzione per Opel (senza contare il destino delle altre filiali europee di Gm, da Vauxhall a Saab). Un puzzle di non facile soluzione.
La strada di Gm sembra ormai segnata. Il numero uno Fritz Henderson ha ribadito ieri che il Chapter 11 è ora «l’opzione più probabile». E la stessa decisione di Gm di pagare i fornitori il 28 maggio, e non ai primi di giugno, è stata interpretatacomeunsegnalecheil 1�giugno l’azienda porterà i libri in tribunale. Al di qua dell’Atlantico, Fiat e il Governo tedesco stanno guardando con estrema attenzione agli eventi. Il possibile fallimento di General Motors non travolgerebbe necessariamente la filiale tedesca, ma renderebbe indispensabile un’iniezione di fondi per tenere in vita Opel fino all’individuazione di un partner; tanto più che Opel, secondo quanto dichiarato da Carl Peter Forster – numero uno di Gm Europe – alla «Frankfurter Allgemeine Zeitung», avrà bisogno con urgenza di «almeno un miliardo di euro».
Il governo guidato da AngelaMerkel ha predisposto un vero e proprio piano di emergenza: in una riunione ieri mattina il ministro dell’Economia KarlTheodor zu Guttenberg (Cdu) ha presentato ai colleghi il suo piano basato sul trasferimento della proprietà di Opel a una fiduciaria; il passaggio del controllo di Opel dalla Gm alla nuova società verrebbe posto da Berlino come premessa necessaria all’erogazione degli aiuti. Gli aiuti potrebbero essere erogati dalla banca pubblica KfW oppure da quelle dei Land dove hanno sede gli impianti Opel. L’obiettivo principale del piano sarebbe di evitare che Opel venga risucchiata tra gli asset a disposizione dei creditori Usa. Anche il vicepremier ( e candidato SPD alle elezioni politiche di settembre) Frank Walter Steinmeier si è detto favorevole.
Non è detto che sia una strada praticabile. Sia la stessa Gm che il governo Usa avrebbero espresso contrarietà all’ipotesi. E anche in Germania c’è chi esprime qualche dubbio: secondo Michael Fuchs, esperto economico della Cdu, c’è il rischio che – nel caso in cui non venga individuato un partner – si debba andare a una nazionalizzazione. Il fantasma che si delinea sullo sfondo è quello di una Veb Opel:Veb ”Volkseigene Betrieb, Azienda di proprietà popolare – era il termine con cui venivano indicate le aziende di Stato dell’ex Ddr. Un fantasma che piacerebbe ai sindacati ma che i politici della Cdu vogliono scacciare.
L’unico modo per eliminare il problema alla radice è quello di individuare il partner per Opel entro fine mese. Guttenberg ha dato tempo fino al 20 maggio per la presentazione di offerte «più dettagliate e sostenibili »; quelle presentate finora da Fiat e Magna (con l’alleato russo Gaz) sarebbero «troppo sintetiche ». Poche probabilità avrebbe, secondo la stampa tedesca, l’investitore finanziario Rhj International; la gara è di fatto una corsa a due tra Fiat e Magna. Secondo la «Sueddeutsche Zeitung» Forster si sarebbe espresso a favore della seconda, perché in caso di successo potrebbe con maggiori probabilità conservare il proprio posto.
Per gestire l’operazione Opel, Fiat ha nominato come advisor Citigroup (si veda già Il Sole 24 Ore del 5 maggio) e UniCredit – banca che ha tramite Hvb una forte presenza in Germania. Quante probabilità ci sono di chiudere entro fine mese, come spera Sergio Marchionne? Il manager Fiat si trova a gestire una difficile partita su due tavoli – quello politicosindacale in Germania e quello finanziario-industriale con Gm. Tra i punti aperti su quest’ultimo ci sono la valutazione delle attività latinoamericane di Gm e la quota che di conseguenza andrebbe al gruppo Usa nella nuova entità. Le prime interessano al Lingotto perché completerebbero la sua posizione già forte in uno dei mercati più promettenti.
Marchionne non è però disposto a cedere più di tanto sui rapporti di forza nella nuova entità, anche perché ciò avrà un impatto diretto sulla fase due dell’operazione – quella che il manager del Lingotto vorrebbe avviare già in estate: il collocamento sul mercato della newco FiatOpel, che ridurrebbe le quote di Torino e Detroit aprendo al mercato (e a nuovi finanziatori).