Beda Romano, ཿIl Sole-24 Ore 15/5/2009;, 15 maggio 2009
GERMANIA IN ROSSO DA 80 MILIARDI
un buco di bilancio drammatico, senza precedenti nel secondo dopoguerra, quello che la Germania dovrà affrontare nel 2009. Le ultime stime ufficiali sull’andamento delle finanze pubbliche hanno rimandato sine die il pareggio dei conti dello Stato e rimesso in dubbio qualsiasi riduzione delle imposte.
Secondo il ministero delle Finanze, le entrate fiscali quest’anno ammonteranno a 537 miliardi di euro, con un ammanco rispetto alle stime di novembre pari a 45 miliardi. Il deficit nel 2009 sarà quindi di circa 80 miliardi, un nuovo record dalla fine della seconda guerra mondiale. Il primato precedente risaliva al 1996, di appena 40 miliardi.
L’ammanco sul periodo 2009-2012 è stimato a 316 miliardi di euro. I dati lasciano temere un forte aumento del rapporto tra deficit e Pil, ben oltre i limiti europei. Quest’anno potrebbe essere del 3,9%, mentre nel 2010 potrebbe salire addirittura al 6 per cento. La stessa Bundesbank non esclude un debito-Pil intorno all’80% l’anno prossimo.
La crisi finanziaria e la recessione economica stanno pesando sui conti pubblici tedeschi: calano le entrate fiscali e aumenta la spesa pubblica. Per il ministro delle Finanze, il socialdemocratico Peer Steinbrück, l’evoluzione delle finanze statali è fonte di personale angoscia se è vero che all’inizio dellalegislatura si era impegnato a riportare il bilancio in pareggio.
Il governo ha messo a punto alla fine dell’anno scorso misure di sostegno all’economia da 80 miliardi di euro su due anni. A questo bisogna aggiungere un pacchetto di aiuti al sistema finanziario da circa 500 miliardi di euro. Che il deficit tedesco aumenti,in un anno in cuil’economia potrebbe contrarsi del 6%, certo non sorprende.
Proprio ieri il ministero dell’Economia ha rivelato che aziende tedesche hanno chiesto al governo prestiti facilitati per 4,4 miliardi di euro e garanzie creditizie per oltre 6,0 miliardi di euro. In un comunicato il ministero ha detto di prevedere un aumento delle richieste nelle prossime settimane. In prima fila vi sono aziende del calibro di Arcandor e Heidelberg Cement.
L’andamento dei conti pubblici ha reso praticamente impossibile l’introduzione di tagli fiscali, almeno nel breve termine. In origine il cancelliere democristiano Angela Merkel avrebbe voluto fare di una riduzione del carico fiscale un suo cavallo di battaglia in vista delle elezioni del settembre prossimo. Aveva lanciato l’idea di tagliare le tasse subito dopo il voto.
Ormai questa strada appare improponibile, tanto che la stessa signora Merkel ha rinviato qualsiasi riduzione fiscale al 2012, alla vigilia quindi delle successive elezioni federali del 2013. Ciò non toglie che siano possibili contrasti sulla questione: i cristiano-sociali bavaresi continuano a premere perché venga alleggerito il carico sui contribuenti.
La recessione ha provocato un dibattito su un modello di crescita basato più sulle esportazioni che non sulla domanda interna. Molti economisti sostengono che la Germania dovrebbe riformare la propria economia, rafforzando i consumi, proprio attraverso tagli fiscali, per controbilanciare la dipendenza dall’export, oggi causa della forte crisi economica.
Dal canto suo, presentando ieri le nuove stime sulle entrate fiscali, Steinbrück ha detto che parlare ora di tagli alle tasse equivale a fare politica economica «con gli specchi e il fumo ». Il tema è molto sentito da un’opinione pubblica traumatizzata dall’iperinflazione degli anni 20: spiega perché la Germania è stata cauta rispetto ad altri paesi nell’aiutare l’economia in recessione.
In piena campagna elettorale, si voterà in settembre per il rinnovo del Bundestag, Steinbrück, membro di una Spd che propone un aumento delle imposte per i più abbienti, non ha esitato ad attaccare i democristiani: «Promettere oggi tagli alle tasse significa mentire agli elettori». Ha aggiunto che il dovere del governo da qui al 2013 sarà di risanare i conti pubblici. In un paese tradizionalmente preoccupato da un’eventuale deriva dei conti pubblici le stime pubblicate ieri hanno suscitato particolare emozione. In un articolo pubblicato sul proprio sito il quotidiano regionale Rheinische Post si chiedeva: «Siamo minacciati di rovina?». La domanda suona un po’ drammatica, ma dà il senso del dibattito di questi giorni in Germania.