Marco Zatterin, La stampa 14/5/2009, 14 maggio 2009
LA PRIMA CITTA’ CHE RINUNCIA ALLE BISTECCHE
Giovedì gnocchi, suggerisce la tradizione, ma in realtà è ammesso ogni tipo di verdura, siano i cavoletti della rivale Bruxelles o l’insalata belga, e ancora formaggi, pasta, soia, tofu e frutta. Il municipio di Gent, città gioiello delle Fiandre che i francesi chiamano Gand, ha deciso di archiviare la stagione dell’alimentazione onnivora per consacrare il quarto giorno della settimana al vegetarismo. Hanno cominciato il 7 maggio, invitando la popolazione a bandire dalle mense i cibi d’origine animale, e facendo lo stesso nelle scuole e negli uffici pubblici. Lo hanno chiamato «VeggieDag», il primo di cui si abbia notizia. «E’ andato tutto bene - assicura il vicesindaco Tom Balthazar -. Non si sono lamentati neppure i macellai, non almeno per il momento».
Oggi si celebra la seconda tornata di quella che si sta trasformando in festa della gastronomia alternativa. Lungo i canali e sulle case di pietra della città natale di Carlo V sono affissi centinaia di manifesti del «VegeGiorno». Per considerazioni etiche, salutistiche, e soprattutto per la consapevolezza diffusa che si sta chiedendo un po’ troppo ad un pianeta ormai sgangherato, in tanti hanno aderito all’iniziativa. La cavalcano anche i ristoranti, compresi i più esclusivi, che per l’occasione hanno elaborato speciali menu nei quali non si propone nulla che avesse occhi e bocca prima di finire nel piatto. Se il tempo tiene, potrebbero fare il pieno.
Balthazar si definisce «flessitariano», cioè un vegetariano non dogmatico, uno che consuma bistecche con laica moderazione. Racconta che l’idea del «VeggieDag» si deve all’Eva, Ethical Vegetarian Alternative, la maggiore organizzazione vegetariana del Belgio. «Ci hanno convinti che era il caso di fare una campagna in favore d’un tenore di vita migliore e maggiormente ecocompatibile», dice il vicesindaco. A proposito, perché il giovedì? «Abbiamo pensato che il venerdì è ”pesce”, nel fine settimana nella bella stagione da noi va il barbecue, e la domenica è ”pollo”; ci pareva il giorno più adatto».
Se la sono studiata bene e Balthazar rivela che ci sono esattamente cinque ragioni per togliersi il sangue dal piatto almeno una volta la settimana. Il primo, è ambientale: «L’industria della carne e le sue mandrie sono responsabili del 18% delle emissioni a effetto serra». Segue la motivazione «morale», orientata «a stimolare una situazione di maggiore equilibrio nei confronti di chi non ha un gran che da mangiare», dato che per produrre un chilo di manzo, si ricorda, occorrono fra i 7 e i 10 chili di grano, nonché 2-3 mila litri di acqua. Senza contare, e siamo al motivo numero tre, che a mangiar troppa carne si facilitano le complicazioni circolatorie e le malattie cardiache.
Al quarto posto l’esigenza di rispettare il welfare animale, «che viene violato gravemente negli allevamenti su larga scala». Così resta l’ultima ragione, l’unica che non dà da pensare, anzi. «Con un po’ di esperienza si scopre che la cucina vegetariana è buona - confessa Balthazar, che pare trovare varie ragioni di divertimento nell’iniziativa comunale -, e oltretutto richiede creatività». Un gioco e qualcosa di nuovo, dunque. C’è da scommetterci che prende piede.