Carlo Giorgi, Il sole 24 ore 11/5/2009, 11 maggio 2009
NEI CANTIERI IN RECORD DELL’EST
Il 35% dei moldavi non è regolare - Primato di badanti impegnate nelle famiglie - L’EUROPA DELL’EST
Carlo Giorgi
l’Europa dell’Est a costruire l’Italia: nel vero senso della parola. Secondo il Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, il 37,8% degli occupati romeni e il 26,6% degli albanesi lavorano nel campo delle costruzioni. Se si limita l’analisi agli occupati di sesso maschile, per gli albanesi il valore supera il 50 per cento. La propensione al settore edile dell’Europa dell’Est è ancora più evidente se si considerano i dati relativi al lavoro autonomo: gli imprenditori provenienti da Romania, Albania, Bosnia, Croazia, Macedonia, Moldova, Ex-Jugoslavia secondo Cna Unioncamere, se devono mettere in piedi un’attività, nella maggior parte dei casi si impegnano nel settore delle costruzioni. Gli uomini dell’Est costruiscono le case, le donne curano gli anziani: è il caso di ucraine e moldave, considerate "badanti" per antonomasia. Il 57% degli occupati ucraini si dedica, infatti, ai servizi alle famiglie.
La "rivoluzione" si è consumata lentamente nel campo lavorativo nell’ultimo decennio. Nel 2008 i residenti nel nostro paese provenienti dal vecchio continente sono stati un milione e 800mila, più della metà di tutti gli immigrati segnalati dall’Istat. la prima volta che accade. Infatti, nel 1998 gli immigrati europei erano solo il 38,4% del totale, in dieci anni – grazie soprattutto ai travagli dei Paesi dell’Est – sono lievitati fino al 52 per cento.
Dietro i numeri sugli immigrati europei in Italia, si riesce a leggere la stessa storia d’Europa: il flusso degli albanesi verso le coste della Puglia, ad esempio, inizia nel 1991, con la caduta del blocco comunista orientale; ma è nel ’96 che gli immigrati raddoppiano, quando la crisi delle "piramidi finanziarie" mette in ginocchio i risparmiatori di Tirana. Ancora: tra il ’91 e il ’95 si combatte la guerra dei Balcani e l’Italia accoglie nei suoi confini decine di migliaia di profughi. Nel 2004 arrivano per la prima volta le donne ucraine: è la reazione disperata alla crisi economica e politica che fa seguito alla "rivoluzione arancione" di Kiev. Invece i romeni, praticamente inesistenti negli anni ’90, scelgono con decisione l’Italia a partire dal 2000; e, dopo il 2007, anno dell’ingresso di Bucarest nella Ue, in soli due anni la loro presenza raddoppia per diventare quella del maggior gruppo nazionale immigrato, con 625mila residenti.
Tra gli immigrati europei in Italia nove su dieci sono dell’Est: il gruppo più consistente, ben il 24,4% di tutti gli stranieri residenti,proviene da Paesi extra-Ue dell’Europa centro-orientale: come Albania, Ucraina, Macedonia e Moldova. Seguono gli immigrati dei Paesi neocomunitari del 2007: Romania e Bulgaria (19,1%); e i neocomunitari del 2004, come Polonia e Slovacchia (3,5 per cento).
Nei prossimi anni, probabilmente, gli immigrati europei manterranno il loro primato di presenze: il flusso di romeni potrebbe continuare, nonostante la crisi economica, perché col 2009 terminerà il "regime transitorio" per i lavoratori romeni e bulgari; dal 2010, cioè, non servirà più il nulla osta rilasciato dallo Sportello unico per svolgere alcun lavoro. Inoltre va tenuto presente il "fattore irregolari": delle 740mila richieste presentare per il decreto flussi 2007, molte erano di lavoratori dell’Est europeo. Dai dati del ministero dell’Interno si evince che almeno il 35,1% dei moldavi all’inizio del 2008 lavorava in Italia senza documenti; come il 25,6% degli ucraini e l’8,6% degli albanesi. Presenze europee "nascoste" che, una volta emerse, potrebbero rafforzare il primato del vecchio continente.
In ogni caso, un punto a favore degli immigrati europei è di avere caratteristiche che possono facilitare la loro integrazione. Innanzitutto il livello d’istruzione: secondo il «Primo rapporto sugli immigrati in Italia» del ministero dell’Interno, il 68,7% degli immigrati regolari (ma anche il 64,9% degli irregolari) ha un titolo di studio almeno pari alla scuola secondaria; percentuali superiori a quelle di tutti gli altri continenti. Ancora: nel 2007 sono nati in Italia 9.731 bambini romeni e 8.491 albanesi; i neonati "europei" sono stati 25.695, numero superiore anche a quello dei neonati di origine africana. Record analogo nelle scuole dell’obbligo: nell’anno scolastico 2007/2008 gli studenti romeni sono stati oltre 92mila, il 16,1% dei ragazzi stranieri nelle aule italiane, e 85mila gli albanesi (14,8%). Famiglie che scelgono di fermarsi nel nostro Paese.