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 2009  maggio 14 Giovedì calendario

COMPASSI DI LATTA

C’era una volta il prestigiosissimo Compasso d’Oro. Una sorta di Strega del design. Il riconoscimento più importante per i creativi italiani, ambitissimo da chi pensa e costruisce oggetti già inseriti nel circuito della produzione industriale.
E tuttavia, per chi ancora non lo è, perché ancora sta completando gli studi o perché semplicemente ha progetti, e non oggetti, Riccardo Dalisi, artista e designer napoletano che ha fatto dei materiali poveri la propria ricchezza, s’è inventato il Compasso di Latta. Romantico titolo per rappresentare «tutto ciò che è povero, semplice, facile nella reperibilità e nell’uso ha un suo proprio valore potenziale – scrive Dalisi sul blog creato per il progetto ”. Viene anche dal riconoscere che vi è stata, vi è, vi può essere ancor più linfa per un filone di attività di ricerca e di poetica che deriva dai valori dell’umiltà, e del cuore».
Attraverso una recente esposizione alla Naba – Accademia delle Belle Arti milanese – è stato lanciato un progetto per la valorizzazione di oggetti fatti con materiali poveri. E Dalisi, che già a Milano quest’anno aveva esposto in Triennale dove i suoi angeli di latta e presepi regalavano un tocco di sobrietà al troppo sofisticato Cracco Restaurant, insieme ad Alessandro Guerriero ha voluto ironizzare sulla categoria del designer.
«Nel panorama della progettazione – afferma Dalisi – nel corso del tempo sono riscontrabili modalità ed esiti ascrivibili a quel filone del "povero", che ha un suo ruolo, ora, in pieno clima di decrescita. Un Compasso di Latta potrebbe essere dato per esempio all’idea della tanica di latta a forma di ruota che due anni fa fu messa in produzione in Africa per trasportare pesi nel deserto».
E ancora, spiega Dalisi, che il Compasso di Latta l’ha pure creato, con la latta «il Premio si propone una prassi del design, una salutare "spinta", un suggerimento utile, una possibilità di rinnovamento, una percorribilità complementare. Perché vogliamo che il design assuma, ancor più di quanto sta facendo, una sua propria aliquota di responsabilità nell’iniziata lotta per la salvazione del pianeta».
Il Premio di Latta ha anche un secondo nome. il Compasso della Decrescita: sarà dunque anche il futuro simbolo del "modaiolo" socialmente responsabile?
«Serge Latouche – dice Dalisi – mi raccontò che se manca la gioia non si può parlare di decrescita. Il Compasso di Latta, che richiama un po’ la pratica gandhiana di filare la tela di contro all’invadenza della produzione industriale inglese».
 una goccia nel mare. L’uso della manualità ebbe un forte valore simbolico e dimostrativo in India. L’artigianato fu un pacifico mostrare una parallela, differente via di vita e di "salvazione", sostiene Dalisi. La sua strada, in fondo, anche soltanto nel suo quartiere napoletano ha tanto cambiato, è stata costruire cose bellissime, con un niente. Angeli di latta. Ce ne vorrebbero miliardi. Come lampioni.