Roberto Capezzuoli, ཿIl Sole-24 Ore 14/5/2009;, 14 maggio 2009
IL PETROLIO ARRESTA LA CORSA
Le quotazioni del greggio sui mercati petroliferi internazionali sembrano muoversi sempre in controtendenza rispetto a quanto suggerirebbero i cosiddetti "fondamenta-li", cioè i dati su produzione, consumi e scorte.
La discrepanza, a posteriori, trova molte giustificazioni. Ieri le cifre diffuse dal Dipartimento statunitense dell’Energia hanno mostrato un inatteso calo delle scorte commerciali Usa di greggio (4,7 milioni di barili meno della settimana precedente) e di benzine (-4,1 milioni di barili), mentre gli stock di distillati sono aumentati di un milione di barili.
Si tratta della prima flessione nelle ultime 10 settimane ed è relativamente facile da spiegare: l’import americano di greggio è calato nettamente (da 9,92 milioni di barili/giorno è sceso a 8,71 mbg), ridimensionando gli stock, mentre le raffinerie, poco motivate dai margini insoddisfacenti, hanno rallentato le lavorazioni (l’utilizzo della capacità è sceso dall’85,3% all’83,7%), con il risultato di alleggerire le scorte di benzine, la cui richiesta però sale in vista del Memorial Day, l’ultimo lunedì di maggio, che segna il virtuale inizio della
driving season.
Il rapporto del Dipartimento avrebbe potuto dare nuovo vigore alla recente fase rialzista notata nelle borse petrolifere.
Tanto più che al Toro mancavano proprio i presupposti fondamentali che giustificassero picchi di prezzo oltre i 60 dollari al barile per il Wti, il punto di riferimento del mercato nordamericano.
Invece ieri al Nymex il contratto sul Wti per consegna giugno è arretrato fino a chiudere a 58,02 dollari al barile, in calo dell’1,4% rispetto al giorno prima. un segnale che alla guida delle quotazioni c’è soprattutto l’attenzione per gli indicatori macroeconomici e il conseguente " umore" degli investitori. Ieri infatti il dato sulle vendite al dettaglio negli Usa ha deluso i mercati, quelli del petrolio come quelli azionari.
Il ritorno del pessimismo ha riportato alla ribalta le segnalazioni recenti, ma apparentemente ignorate, sulla tendenza della domanda effettiva.
Martedì sera l’Energy Information Agency del Dipartimento americano aveva abbassato la stima sui consumi mondiali nel 2009 al minimo quinquennale di 83,67 mbg, con un commento secco: «Le attese di recupero dell’economia mondiale e la conseguente maggior domanda – diceva il rapporto – sono bilanciate dalle cifre del primo trimestre, che denunciano stock alti e consumi in discesa, uniti a una produzione superiore alle aspettative».
Ieri anche l’Opec ha ridotto la sua stima sui consumi, portandola a 84,03 mbg e aggiungendo di ritenere i rincari «poco collegati con la realtà». Oggi sarà la volta dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, che forse non modificherà la propria stima, anche perché quella pubblicata il mese scorso era già molto bassa: 83,4 milioni di barili al giorno, 2,4 in meno rispetto al 2008.
A frenare i rincari, anche nei prossimi mesi, dovrebbe contribuire l’enorme quantitativo di combustibili in stoccaggi galleggianti: si parla di 130 milioni di barili in totale (più di 75 superpetroliere), con una disponibilità crescente, a premi in discesa, anche per gasolio e kerosene.
Il week end del Memorial Day farà registrare un aumento dell’1,5% nei consumi Usa, grazie a prezzi più abbordabili rispetto allo scorso anno, ma non sembra abbastanza per ridare ossigeno alla spinta rialzista. Anche perché i piani per l’espansione dei biocarburanti non si fermano: Tony Hayward, ceo della major Bp, ha detto ieri che negli Usa e in Europa la quota dell’etanolo nelle benzine può salire dall’attuale 7% fino al 20 per cento.