Attilio Geroni, ཿIl Sole-24 Ore 14/5/2009;, 14 maggio 2009
SARKOZY: MENO DISPARIT SALARIALI
Si possono ridurre o attenuare le disparità salariali per legge? Nicolas Sarkozy, che quando è scoppiata la crisi è stato il primo leader europeo a dire di voler «moralizzare l’economia », ne è fortemente tentato. Ma per il momento, e dopo aver ricevuto ieri il rapporto elaborato da Jean-Philippe Cotis, direttore generale dell’Insee e per molti anni capoeconomista dell’Ocse, ha deciso di aspettare un accordo tra le parti sociali su una migliore ripartizione degli utili. Il tempo concesso non è molto. Sindacati e imprenditori dovranno trovare un accettabile compromesso entro il 15 luglio. Altrimenti, com’era già accaduto sulle possibilità di deroga alle 35 ore, l’Esecutivo farà, appunto, una legge.
Il desiderio del presidente francese risponde in realtà a una (per ora) mancata promessa elettorale, quella del rilancio del potere d’acquisto. In difetto nei confronti dell’opinione pubblica e nel mezzo della polemica sulle buonuscite milionarie e sulle stock option dei manager di banche aiutate e/o salvate dallo Stato, Sarkozy in febbraio aveva portato agli estremi la sua volontà di equità retributiva. giusto che un terzo dei profitti vada agli azionisti, un terzo sia reinvestito e il terzo rimanente sia distribuito ai dipendenti, aveva detto, invitando le parti sociali a prendersi le loro responsabilità e aggiungendo che era venuto il tempo di remunerare meglio il lavoro dopo aver privilegiato per anni il capitale.
Da allora, la regola "dei tre terzi" si è persa per strada e si è capito che era una sorta di provocazione per ottenere il miglior accordo possibile tra le parti sociali. Il rapporto Cotis non fornisce raccomandazioni specifiche in materia, ma rappresenta una base statistica importante per distinguere il mito dalla realtà, la percezione dalla relativa incontestabilità dei numeri. Due i con-cetti importanti, ognuno dei qualiporta acqua al mulino delle imprese e dei sindacati. Il primo è che la massa salariale in rapporto al valore aggiunto creato dalle aziende è rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi vent’anni mentre in altri paesi europei, come la Germania, si è ridotta. Il secondo è che le disparità di reddito, in particolare tra quelli più elevati e quelli mediobassi, si sono accentuate in maniera drammatica. «I percettori di salari medi- ha spiegato Cotis - hanno avuto la sgradevole sensazione di essere allo stesso tempo staccati e raggiunti. Staccati nettamente rispetto a una piccolissima minoranza per la quale la parte variabile, soprattutto con i dividendi, ha giocato un ruolo fondamentale. Raggiunti perché gli stipendi più bassi hanno avuto una dinamica migliore, come nel caso della rivalutazione automatica dello Smic, il salario minimo». Resta il fatto che nell’ultimo quarto di secolo la crescita media annua del reddito disponibile dei lavoratori dipendenti è stata solo dello 0,8 per cento. Le ragioni di questa dinamica stentata? L’economista cita la forte riduzione del surplus di produttività, tre volte inferiore a quello registrato negli anni 80, e il parallelo aumento del ricorso a forme contrattuali di precariato e part time.
Da questo studio partiranno i negoziati tra sindacato e imprese, con un primo incontro previsto il 27 maggio. La maggioranza è intanto già al lavoro e il portavoce dell’Ump Frédéric Lefebvre, grande amico di Sarkozy, fa circolare alcune idee governative in materia, come quella di nominare un rappresentante dei lavoratori nei comitati di remunerazione delle aziende.