Pierluigi Magnaschi, Italia Oggi 14/05/2009, 14 maggio 2009
Durante il suo governo, Romano Prodi aveva trovato il modo di annullare addirittura l’appalto del Ponte sullo Stretto di Messina, mettendo in conto penali salatissime (a danno dell’erario) pur di cancellare un’opera che, se realizzata, sarebbe andata a beneficio anche dell’immagine del suo predecessore
Durante il suo governo, Romano Prodi aveva trovato il modo di annullare addirittura l’appalto del Ponte sullo Stretto di Messina, mettendo in conto penali salatissime (a danno dell’erario) pur di cancellare un’opera che, se realizzata, sarebbe andata a beneficio anche dell’immagine del suo predecessore. Adesso il Pdl fa la stessa cosa nei confronti del precedente governo Prodi, annullandone il provvedimento più significativo cioè quello delle liberalizzazioni varate da Pier Luigi Bersani con la sua famosa «lenzuolata». Insomma si ripete il demoralizzante approccio «alla Attila» in base al quale, in Italia, chi va al governo, prima di attuare i suoi programmi, si impegna a demolire le scelte fatte da chi lo ha preceduto. Il Pdl, oltretutto, nello stracciare la lenzuolata di Bersani, non lo fa nemmeno alla luce del sole ma introducendo, in provvedimenti che dovrebbero interessarsi di altro (nel caso specifico il ddl sui «lavori usuranti»!), la dinamite per cancellare, ad esempio, il diritto di vendere i farmaci da automedicazione anche fuori dalle farmacie e disponendo, per di più, nel giro di dieci anni, la chiusura delle parafarmacie che, nel frattempo, nel rispetto della legge, sono state attivate. Il Pdl lo fa, incurante anche del fatto che si cancellano 8 mila posti di lavoro. A beneficio delle lobbies assicurative sarà fatta saltare anche la norma che proibiva il monomandato per gli agenti di assicurazione e che quindi trasformava il broker, da terminale di una sola società, in un consulente fra le varie opzioni assicurative presenti sul mercato, a vantaggio della concorrenza. Questo bipartisan modo di comportarsi «alla Attila» è deleterio per il paese. Primo, perché, ad esempio nel caso del Ponte sullo Stretto, si allungano i tempi di realizzazione di una grande opera e se ne aumentano enormemente i costi. Secondo, perché un partito liberale come il Pdl, contrariamente ai suoi convincimenti esibiti ma evidentemente non praticati, cancella una misura liberale (parafarmacie). Terzo, e più importante di tutto, le grandi opere (come ad esempio le centrali nucleari) diventano irrealizzabili in un paese politicamente schizofrenico come l’Italia. Una centrale nucleare esige almeno 15 anni, cioè tre legislature piene, dal momento in cui se ne è decisa la costruzione al momento in cui «entra» in funzione. Chi volete che voglia impegnare capitali in un’opera che potrebbe essere bloccata a ogni momento, come dimostra la centrale Enel di Caorso che è costata un’immensità, non ha prodotto un euro di energia e adesso costa ancora un sacco di soldi anche perché non si sa che cosa farne?