http://www.ilfoglio.it/soloqui/2397, 14 maggio 2009
13 maggio 2009 "Sono tornata a Cuba perché non voglio darla vinta a chi mi ha cacciata" Parla Yoani Sánchez, blogger cubana che non potrà andare alla fiera del libro di Torino ’Non sono un’oppositrice
13 maggio 2009 "Sono tornata a Cuba perché non voglio darla vinta a chi mi ha cacciata" Parla Yoani Sánchez, blogger cubana che non potrà andare alla fiera del libro di Torino ’Non sono un’oppositrice. Sono semplicemente una cittadina indipendente che si sforza di fare la cronista del suo tempo, di guardare la realtà e di verificare quanto è lontana dalle promesse. Purtroppo è il governo cubano che con la sua visuale limitata classifica tutti in due categorie: rivoluzionari e agenti della Cia. Non appartenendo alla prima categoria, vengo automaticamente messa nella seconda”. Così si presenta Yoani Sánchez, 34 anni; un figlio di 14 anni; filologa; esule in Svizzera; poi tornata in patria a fare la blogger: le è bastato questo svelto identikit per diventare la nuova spina nel fianco del regime castrista, e ora anche un fenomeno editoriale in Italia. ’Generazione Y’ si chiama il suo blog. ”Generazione Y è un Blog ispirato da gente come me, con nomi che iniziano con o contengono una y”, spiega. ”Nati nella Cuba degli anni ’70 e ’80, marcati dalle scuole al campo, le bamboline russe, le uscite illegali e la frustrazione. Così che invito specialmente Yanisleidi, Yoandri, Yusimí, Yuniesky e altri che trascinano le proprie y a che mi leggano e mi scrivano”. Con 1,2 milioni di visite al mese, Generazione Y era già valso a Yoani un Premio Ortega y Gasset per il giornalismo che però non le hanno permesso di andare in Spagna a ritirare. ”Ortega y Gasset era un reazionario” ha spiegato Fidel. Grazie alla passione e all’impegno di Gordiano Lupi, un sanguigno toscano innamorato di Cuba, Generazione Y ha avuto prima un’edizione in italiano: desdecuba.com/generaciony_it. E adesso anche una versione in libro che sta sbancando le classifiche di vendita, nella categoria no fiction di autori stranieri: ”Cuba Libre-Scrivere e vivere all’Avana” (Rizzoli, pp.240, Euro 17). ’Mi fa molta sensazione che questo messaggio da me lanciato in una bottiglia sia ora finito su carta stampata e venga comprato con tanto entusiasmo” spiega al Foglio Yoani Sánchez. Mi riempie di fiducia, e diminuisce il mio dolore per non poter essere alla Fiera del Libro di Torino”. Dove sabato Cuba Libre viene appunto presentato. ”Si presenta in mia assenza perché sono una bambina cattiva che papà continua a non far uscire per punirla delle sue marachelle. I blogger sanno però trovare le vie traverse, e a Torino sarò presente via telefono”. Eppure Yoani in questo Paese difficile ha deciso poi di tornarci. ”Per nostalgia. Non dei fagioli neri o di un mojito, ma dei legami familiari, degli amici. E per la sensazione di essere stata cacciata. C’è un gruppo di persone che ha scambiato il partito con il Paese, che vuole costringere chi non si conforma ad andarsene, e a cui non voglio darla vinta”. L’esperienza svizzera le è però servita a comprendere la forza di Internet. ”Internet a Cuba funziona in modo molto rudimentale, ma effettivo. Basta una persona che si connette e copia il contenuto di una pagina per passarla poi a altri cinquanta, che la fanno circolare a loro volta. Anche molti cubani che certamente non si sono mai collegati a Internet di persona citano largamente il contenuto del web”. Come valuta Yoani il passaggio da Fidel a Raúl? ”In realtà, è cambiato molto poco. Come stile, mentre Fidel intasava la tv con discorsi interminabili che miravano a mantenere la gente in una condizione di euforia ipnotica, Raúl è più pragmatico e più laconico. Però non ha dato una vera risposta ai bisogni della gente”. Alla domanda di rigore sull’embargo, Yoani risponde di essere ”totalmente contraria: vivo a Cuba, e mi molestano le limitazioni dovute all’embargo. Ma mi molesta ancora di più il modo in cui questo embargo viene utilizzato per giustificare un ben più grave embargo sui nostri diritti da parte del governo”. ”Coloro che a Cuba hanno una visione non conforme sono isolati e calunniati fino a venire trasformati in una sorta di soggetti radioattivi, cui nessuno osa avvicinarsi per paura di restare contaminato. Ma l’antipatia che la popolazione ostenta nei loro confronti non è reale”. Nondimeno, il regime di Cuba continua ad avere all’estero molti ammiratori. ”Sì, ma o non sono stati a Cuba; o ci sono stati in viaggio organizzato. Quel che dico loro è: credete davvero che Cuba è l’isola dell’Utopia? Provate a vivere per un mese con le tessere di razionamento e gli stipendi di un cubano. Poi ne riparliamo”. Come si immagina Yoani tra dieci anni? ”A Cuba. Una Cuba per forza differente, perché una soluzione biologica avrà per forza posto termine alla generazione al potere. E chi viene dopo non ha intenzione di continuare”. Leggi: "Il governo faccia pressione su Cuba", di Gianni Vernetti, ex sottosegretario agli esteri del Pd di Maurizio Stefanini