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 2009  maggio 14 Giovedì calendario

EMILIO MARRESE PER L’ESPRESSO 14 MAGGIO 2009

Il valzer delle panchine Stagione nera per gli allenatori italiani. Molti rischiano il posto. Altri potrebbero cambiare squadra. Da Ancelotti a Ranieri, da Spalletti a Gasperini, da Allegri a Rossi

Tre allenatori su quattro dell’attuale serie A tra un mese potrebbero - e dovrebbero - essere su un’altra panchina (giardinetti inclusi). Alcuni saranno sfrattati, altri preferiranno nuove avventure. E, se anche alla fine dovessero muoversene meno del previsto, mezzo campionato comunque quest’estate cambierà gioco (si fa per dire).
Non ci sono certezze, mai, e quest’anno meno che mai. Salvo pochissime eccezioni: l’unica è che la Juventus caccerà Claudio Ranieri (addirittura, secondo qualcuno, già domenica sera in caso di sconfitta in casa Milan: sarebbe il terzo esonero in 110 anni di storia bianconera). E per tutti gli altri non esiste il 100 per cento, in questo mestiere da coniugare solo al condizionale.
Da noi è impensabile che si possa tenere lo stesso tecnico per 23 anni come lo scozzese Alex Ferguson al Manchester United o il francese Arsene Wenger all’Arsenal da 13: è già un record la resistenza di Carlo Ancelotti al Milan da ben otto anni, la gestione più lunga in corso. In Italia dopo due partite senza vittorie, altro che due anni, già si frigge. Qui abbiamo demolito uno stadio dopo 18 anni (il Delle Alpi è durato meno di Ferguson), figurarsi se ci facciamo scrupoli per una panchina.
Non è un caso che, negli ultimi due campionati, in serie A ci siano stati 25 esoneri contro i 15 inglesi, 14 spagnoli, 9 tedeschi e 6 francesi (fonte Sport&Markt). L’allenatore italiano è, tradizionalmente, più precario di un centralinista da call center (e talvolta gode della stessa autonomia operativa), ma il suo status non deve suscitare compassione: il rischio è incluso nel contratto. La serie A, in questa stagione, sta spendendo circa 14 milioni per pagare i suoi tecnici mandati a spasso. Sono manager: se non fanno risultati, vanno a casa. Magari fosse così anche in altri settori, di questi tempi. Il problema, semmai, è che questa amministrazione isterica impedisce qualsiasi seria programmazione.
Adesso siamo davanti a un bel groviglio. L’eccezionalità di questa primavera torrida e nebulosa è che, come non accadeva da parecchio tempo, tante big italiane ed europee contemporaneamente cambieranno, ma non si sa ancora come. E tutto il mercato degli allenatori deve aspettare le loro decisioni per muoversi di conseguenza, come un domino. Chelsea, Bayern e Juventus sceglieranno di sicuro un nuovo tecnico, mentre è quasi certo che lo facciano anche Milan, Real Madrid e Roma.
Le situazioni più scontate sono la permanenza di Cesare Prandelli (52 anni) a Firenze, dell’ex ct Roberto Donadoni (46) a Napoli, e di Mimmo Di Carlo (45) al Chievo, ma nessun altro è al riparo dalle sorprese, buone o cattive che siano. Lo stesso guru portoghese José Mourinho, ad esempio, oggi è saldo al comando dell’Inter coi suoi 12 milioni di guadagni annuali, che ne fanno il paperone della categoria: ma metti che domenica l’Inter perda in casa del Chievo e il Milan torni a meno quattro, metti che l’assai improbabile sorpasso nella corsa scudetto si verifichi miracolosamente e allora sai che putiferio si scatenerebbe intorno allo Special One...
Lo scenario più delicato e complicato è quello del Milan: un vero giallo, sostengono gli appassionati di intrighi calcistici ora eccitatissimi nel sudoku delle panchine. Ancelotti, 50 anni, al di là delle smentite di rito, ha già stretto un accordo con il Chelsea di Abramovich per un triennale da 5,5 milioni a stagione più un milione di premio per la vittoria della Champions League.
Già un anno fa doveva trasferirsi a Londra, ma sempre con la clausola del benestare rossonero, che non arrivò. Stavolta Galliani aveva dato il suo assenso, ma poi ha frenato. Il Milan potrebbe trattenere ancora Carletto se non trovasse l’alternativa giusta, e al momento nessuna convince davvero fino in fondo Berlusconi e Galliani: il premier vuole un giovane, ma il brasiliano ex rossonero Leonardo, stimatissimo direttore dell’area tecnica, uomo d’azienda come lo era l’esordiente Capello, ragazzo intelligente che parla cinque lingue, sembra un po’ troppo tenerino sul piano caratteriale. Pare che non se la senta.
L’attuale allenatore del Cagliari, Massimiliano Allegri, piace sì, ma non da impazzire. Così come l’artefice dell’exploit genoano Gian Piero Gasperini, 51 anni. Sono loro le due novità emergenti di questo campionato: molto bravi e corteggiati, ma non fenomeni rivoluzionari di cui innamorarsi perdutamente come, ad esempio, fu il giovin Sacchi. Insomma, non è mica come assegnare un ministero: qui l’affare è ben più serio, non scherziamo.
La soluzione che darebbe più garanzie è Luciano Spalletti, 50 anni, ormai in rotta totale con la Roma, ma il toscano dalla sintassi dadaista è in pole position anche per la Juventus e interessa il Real Madrid. Considerando il flop che ha fatto la Roma quest’anno, non male la posizione di Spalletti, stratega da 2 milioni di euro. Se ne farà una ragione meglio di altri.
La Signora, chiuso il rapporto con il 57enne Ranieri, è attratta anche da Gasperini (che s’è formato nelle sue giovanili) e da Antonio Conte, 40 anni: l’ex mediano ha il sangue bianconero (13 anni in maglia Juve) e da quando ha smesso di giocare s’è fatto un trapianto del cuoio capelluto spettacolare (in campo pareva Massimo Boldi, ora Sandy Marton).
Ma, soprattutto, Conte sta portando in serie A il Bari. Marcello Lippi fino al 2010 deve pensare alla Nazionale, e comunque ha già detto chiaro e tondo che non farà, a 62 anni, il terzo giro. Come dirigente, invece, la cosa sembra possibile. Magari come tutor di Ciro Ferrara, 42 anni, ora suo vice in azzurro e responsabile del vivaio juventino. Ma da qui ai Mondiali sudafricani, per tutta la prossima annata sarebbe una situazione alquanto scabrosa.
Quanto alla Roma, prima si dovrà vedere se i Sensi venderanno o meno la società. I candidati alla successione di Spalletti sono, anche qui, Gasperini o Allegri, ma c’è anche Walter Mazzarri, 47 anni (in uscita dalla Sampdoria), o Marco Giampaolo, 41 anni, reduce da un’ottima stagione a Siena. Si fanno anche i nomi di Ranieri, Prandelli e Roberto Mancini, ma le controindicazioni, specie nell’ultimo caso, sono numerose. Il destino di Delio Rossi alla Lazio dipende in parte dalla finale di Coppa Italia con la Samp del fumantino Mazzarri.
Entrambi sono in una posizione simile: hanno un rapporto piuttosto logoro con la società, specie Rossi che del presidente Lotito non ne può più, e hanno buone ragioni per andarsene quanto per riprovarci ancora. Non potrebbe bastare a trattenere Rossi neanche l’offerta di un biennale in caso di vittoria della coppetta tricolore. La Samp, se saluta Mazzarri, potrebbe rimpiazzarlo con Giampaolo o Walter Zenga, 49 anni, che a Catania sta lavorando piuttosto bene. L’Udinese sembra proprio che si sia assicurata Gigi Del Neri, 58, dell’Atalanta. Davide Ballardini dovrebbe starsene tranquillo al Palermo, per quanto si possa stare tranquilli alle dipendenze di Zamparini, uno capace di licenziarti se sbagli cravatta.
Roberto Mancini, dopo il suo anno sabbatico, s’è stufato di guadagnare 6 milioni - gentilmente versati da Moratti - per girarsi i pollici, e a quasi 45 anni vorrebbe rientrare in pista, possibilmente all’estero: conta molto sul ricco Manchester City, giacché il Bayern Monaco pare dirigersi sull’olandese Van Gaal.