Marco Damilano, L’Espresso, 14 maggio 2009, 14 maggio 2009
MARCO DAMILANO PER L’ESPRESSO 14 MAGGIO 2009
Esiste ancora la sinistra? Quattro milioni di elettori. Ex dell’area radicale. Oggi contesi tra le liste di Diliberto e Vendola. Ma a rischio astensionismo. E tentati da Di Pietro
Frenetica giornata di campagna elettorale, in volo su e giù per l’Italia a caccia di voti, Oliviero Diliberto e Nichi Vendola si incrociano per caso in un aeroporto. Arriva un operaio, chiama al telefono un amico, lo fa precipitare, vuole una foto con il cellulare. Si mette in posa con Diliberto, sorriso, scatto. Poi si rivolge verso Vendola, stessa scena, tanti ringraziamenti. "Sono comunista", ripete entusiasta al segretario dei Comunisti italiani e al governatore della Puglia. Ignorando che i due militano in partiti diversi e che sono alla guida di liste contrapposte, impegnati in uno scontro fratricida. I leader non hanno il cuore di farlo sapere al fan: sperano che si ricordi il 7 giugno di votare per loro. E temono che, al contrario, non scelga nessuno dei due.
l’oggetto misterioso delle prossime europee: l’Elettore di sinistra. Quello che ancora affolla le manifestazioni di piazza, come il May Day dei precari e dei centri sociali di Milano del primo maggio, che ha stracciato per presenze il raduno dei sindacati confederali al grido di: "Aspiranti veline offresi per posto fisso in Parlamento. No contratti Co.co.de". Quello che nel 2006 consegnò la vittoria alla coalizione guidata da Romano Prodi e 72 seggi alle varie formazioni gauchiste, Rifondazione, Pdci, Verdi. Quello che alle elezioni politiche di un anno fa è sembrato sparire nel nulla: erano quasi quattro milioni gli elettori che nel 2006 avevano votato i partiti della sinistra radicale, nel 2008 sono rimasti poco più di un milione a riconfermare la scelta per la Sinistra arcobaleno: tutti gli altri, due milioni e 774 mila, risultano dispersi, come in un incidente aereo.
Dove sono finiti? "I flussi elettori di un anno fa sono molto chiari", risponde il professor Roberto D’Alimonte: "Un pezzo consistente si è rifugiato nell’astensione, un altro pezzo si è sentito attratto dalla sirena del voto utile e ha sostenuto il Pd di Walter Veltroni, una parte ha scelto Antonio Di Pietro. Ora il voto utile esercita minore potere di attrazione. E dunque le liste della sinistra radicale dovrebbero recuperare qualcosa. Mentre un pezzo più consistente di elettorato, probabilmente, voterà Idv. A essere penalizzato sarà il Pd". D’Alimonte, politologo dell’Università di Firenze, ha firmato l’analisi del sondaggio choc della settimana, sulla prima pagina del ’Sole 24 Ore’. Titolo: "Il Pdl ’doppia’ il Pd tra gli operai". La classe operaia, stando alla rilevazione Ipsos pubblicata dal quotidiano di Confindustria, volta le spalle al partito di Dario Franceschini e sceglie il Cavaliere. Peggio ancora va per le due liste della sinistra radicale, Sinistra e libertà guidata da Vendola e da Claudio Fava e Rifondazione Comunisti Italiani di Diliberto e Paolo Ferrero: tra gli operai sono superati da Idv. E in termini assoluti sono ancora lontani dal quorum del 4 per cento. I neo-comunisti si aggirano intorno al 3,5, quelli di Vendola che raccolgono anche i Verdi e i socialisti si bloccano sul 2,5. Come se non bastasse, negli ultimi giorni è stato ripescato in alcune circoscrizioni il Partito comunista dei lavoratori del trotskysta Marco Ferrando, grazie al provvidenziale intervento dell’europarlamentare Giulietto Chiesa che si candida in Lettonia con il partito Per la difesa dei diritti umani, ma che in Italia ha consentito a Ferrando di correre alle elezioni: un’altra falce e martello sulla scheda e qualche altro voto prezioso in meno per la coppia Diliberto-Ferrero.
Per recuperare i consensi perduti i partiti ’radical’ hanno infittito le liste di nomi rappresentativi di quei mondi che tradizionalmente si identificavano con la sinistra. Nella formazione comunista, per esempio, alla ricerca di elettori nelle fabbriche sono candidati ben sette operai: Ciro Argentino, il delegato Fiom della Thyssen, uno dei volti simbolo della strage di un anno e mezzo fa, e poi un delegato della Fiat di Pomigliano, uno della Ilva di Taranto, uno della Zanussi. Sinistra e libertà replica con intellettuali e insegnanti, altri terreni storicamente presidiati e che questa volta sembrano attirati dal voto per Di Pietro. Tra i nomi ci sono la giornalista Giuliana Sgrena, la scrittrice Bianca Pitzorno, la professoressa Simonetta Salacone, una dei leader della protesta scolastica contro i tagli del ministro Mariastella Gelmini. E poi ci sono i centri sociali, i no global, che controllano un discreto gruzzolo di voti: nel 2004, alle europee di cinque anni fa, riuscirono a procurare 23 mila preferenze per Nunzio D’Erme, consigliere comunale a Roma e leader dei Disubbidienti, candidato in Rifondazione. Alla fine restò escluso, Fausto Bertinotti preferì far entrare nel Parlamento di Strasburgo un uomo di apparato, una scelta che provocò la prima rottura tra Rifondazione e il Movimento. Oggi la galassia no global è divisa: i gruppi romani che si riconoscono in Action e la rete meridionale di Francesco Caruso gravitano attorno alla lista comunista, Sinistra e Libertà replica con Mauro Palma, presidente dell’associazione Antigone che si occupa dei detenuti, ben inserito tra i movimentisti.
Infine, c’è la caccia al padre nobile. Fausto Bertinotti partecipa alla campagna elettorale di Sinistra e Libertà con la presentazione del suo libro ’Devi augurarti che la strada sia lunga’: visto il successone di un anno fa, quando la sua candidatura alla guida della Sinistra Arcobaleno ha portato un’intera classe dirigente all’estinzione, molti compagni si augurano che Fausto non si faccia vedere troppo in giro. Mentre quelli di Sinistra e Libertà accusano il colpo dell’endorsement di Pietro Ingrao: il prestigioso leader del Pci, l’ultimo grande vecchio in circolazione con i suoi 94 anni compiuti da poco, ha dichiarato all’’Unità’ che voterà per la falce e il martello, Diliberto e Ferrero: un brutto colpo per la lista di Vendola, che in compenso incassa il voto di Achille Occhetto.
A vent’anni dalla caduta del Muro l’eredità del Pci continua a dividere: "L’operazione di Vendola è un suicidio totale, un agglomerato incerto, confuso, un Arcobaleno bis più piccolo con l’aggiunta dei socialisti. Una Bolognina fatta con vent’anni di ritardo e in sedicesimo", attacca Diliberto: "I simboli contano: aver cancellato la falce e il martello ha portato al berlusconismo trionfante". Il segretario di Rifondazione Ferrero, a differenza di Diliberto, ha preferito non candidarsi per Strasburgo, ma batte la Penisola di fabbrica in fabbrica: "Qui non ho mai incontrato esponenti del Pd o dipietristi. E neppure Sinistra e Libertà". Eppure la concorrenza di Idv tra gli operai si fa sentire: "Ci avete lasciati soli, mi ripetono. In tanti dicono che non torneranno a votare. Di Pietro gode di una rendita di posizione: è tutte le sere in tv, appare come l’unica opposizione visibile. Il Pd? subalterno alle banche, a Confindustria, al Vaticano, alle assicurazioni, a tutti i poteri forti del paese. Se ne frega di non rappresentare più quel mondo lì: non vogliono battere Berlusconi, vogliono distruggere la sinistra e avere il monopolio dell’opposizione istituzionale".
Spiegazioni che non bastano a giustificare un paradosso: in tutto il mondo per la prima volta il liberismo è in crisi, in molte zone del Paese la tensione sociale è altissima, i cassintegrati tornano a manifestare davanti a Palazzo Chigi, ma i partiti che rappresentano la sinistra e il mondo del lavoro restano lì a contendersi qualche decimale di punto, per non restare al di sotto del quorum. "L’elettorato di sinistra esiste, manca un soggetto politico capace di raccoglierlo", replica Claudio Fava, che corre in quasi tutte le circoscrizioni per Sinistra e Libertà, accanto a Vendola: "Il dibattito sul comunismo è sterile, viziato da un egoismo profondo. Oggi serve una sinistra utile, che non significa spregiudicata: nel corso degli anni abbiamo perduto utilità, ci siamo legati al suono delle parole e abbiamo perduto i gesti forti, quelli che cambiano le cose".
Utile, Sinistra e Libertà potrebbe diventare per il Pd di Franceschini in caso di risultato positivo: con Rifondazione che si prepara ad abbandonare l’alleanza con il partito maggiore del centrosinistra in molte città e province, a partire da Torino, Sinistra e Libertà si candida a diventare l’alleato del Pd, l’ala sinistra della nuova coalizione che potrebbe nascere dopo le europee. quello che si augura Massimo D’Alema, nonostante gli attacchi partiti contro Vendola in Puglia dopo la sua decisione di candidarsi alle europee. Tutto dipenderà dall’Elettore invisibile: se torna alle urne, se non vota Di Pietro, se si ricorda della sua identità. Quanti se, per la sinistra italiana.