Francesca Barbieri, ཿIl Sole-24 Ore 11/5/2009;, 11 maggio 2009
STUDENTI GLOBETROTTER: CORSI E STAGE PER 25.000
Tre mesi di stage in ambasciate e consolati, dal Nord America fino all’Australia. Un anno tra Shanghai e Singapore per il double degree in economia, o in Cile a specializzarsi in architettura. Non c’è solo l’Europa tra le destinazioni degli italiani che decidono di studiare o fare tirocini all’estero durante gli anni di scuola superiore o di corso di laurea.
In tutto, circa 25mila ragazzi in un anno utilizzano le varie opportunità offerte da programmi Ue, scuole, atenei e altri enti giocandosi la "carta" dell’esperienza oltre confine. Una pattuglia ancora piccola ma in costante aumento.
E la parte del leone, ovviamente, tocca agli universitari. Se è vero che la Spagna resta senza ombra di dubbio la meta preferita raggiunta, ad esempio, da oltre un terzo degli Erasmus italiani e dal 17% di tutti gli studenti europei- si stanno aprendo altre nuove rotte, grazie agli accordi che molti atenei siglano oltre confine con università e aziende.
A fare da apripista è stata la Bocconi di Milano che ha inaugurato il primo programma di scambi internazionali nel 1974 con la New York University e oggi vanta partnership con oltre 180 atenei nel mondo: nel 2008 più di 2.500 studenti hanno vissuto periodi di mobilità all’estero, di questi 700 hanno svolto stage. «Negli ultimi quattro anni - dice Fulvio Ortu, prorettore per l’internazionalizzazione della Bocconi - c’è stata una crescita del 70% dei nostri iscritti che arricchiscono il proprio curriculum con almeno un’esperienza oltre confine». Europa e Nord America le mete più gettonate, che catturano oltre 700 studenti ciascuna. «Gli Stati emergenti, però, sottolinea Ortu - sono il Brasile, l’India, la Cina e Singapore e si consolidano le relazioni con Corea, Giappone e Australia».
All’università di Bologna circa 1.500 studenti sono coinvolti nel programma Erasmus e altri 400 varcano i confini del Vecchio Continente, con destinazioni Argentina, India, Cina e Stati Uniti. «Un terzo degli Erasmus va in Spagna dice il prorettore per le relazioni internazionali Roberto Grandi - perché la lingua è facile e soprattutto per la possibilità di trovare più agevolmente esami corrispondenti ai nostri, ma stiamo allargando gli accordi con le università per spostare i flussi di studenti verso altre mete».
Chi può chiede di uscire dalla Ue: alla Cattolica, ad esempio, su 906 ragazzi che hanno partecipato ai programmi di mobilità solo il 35% è rientrato nell’Erasmus e ben 520 hanno scelto Stati Uniti, Argentina e Australia. Per gli studenti Luiss è la Cina il Paese di riferimento: «La mobilità internazionale è cresciuta soprattutto in relazione ai double degree
con Shanghai - spiega Giovanni Lo Storto, vicedirettore dell’ateneo - , da pochi giorni abbiamo aperto un network point nella città cinese per facilitare ancora di più questi scambi».
I tirocini
Nell’ultimo anno accademico c’è stato un boom di richieste di borse per l’Erasmus placement,che consente di svolgere tirocini in aziende e istituzioni europee: tra gli studenti più interessati spiccano quelli delle facoltà di scienze, medicina, economia e lingue. I posti però sono ancora pochi: finora sono state assegnate 800 borse, oltre 250 per la Spagna, 134 nel Regno Unito e poco meno di 200 tra Francia e Germania.
Possibilità di stage in tutto il mondo (ma a proprie spese), invece, grazie all’accordo del ministero degli Esteri con la Conferenza dei rettori: i tirocini aperti a laureandi e neolaureati offrono la chance di lavoro nelle sedi di consolati e ambasciate italiane. L’ultimo bando consentirà a 245 ragazzi di raggiungere altri Stati europei, 47 arriveranno in Usa e Canada, una sessantina in Centro e Sudamerica, 42 in Africa, circa 50 tra Medio Oriente e Asia, dieci in Oceania. Gli accordi con Assocamerestero permettono poi stage in aziende all’estero e molti giovani scelgono Stati Uniti e Sudamerica, ma anche Cina e Vietnam.
Spinta alla mobilità
I numeri della mobilità studentesca sono ancora piccoli. Se consideriamo solo Erasmus, secondo l’Agenzia nazionale Llp,si muovono 17mila giovani l’anno, appena l’1%della popolazione universitaria ( fuori corso compresi) anche se,restringendo l’obiettivo sui laureati specialistici, la quota di chi ha fatto un’esperienza all’estero durante gli studi sale al 15% per cento (dati Almalaurea).
Per incentivare i percorsi oltre confineLaSapienzadiRomahaor-ganizzatoametàmarzounagiorna-tadedicataallamobilitàinternazio-naleperillustrareifinanziamentiri-vol i a studenti, neolaureati, dottorandi e post-doc per soggiorni all’estero. Dall’ateneo capitolino partono più di mille giovani l’anno: la quota maggiore per Erasmus, mentre un centinaio per esami e tesi verso Pechino, Tokyo, Seul, Calcutta, Adelaide e Mosca.
Ma La Sapienza non è certo la sola a spingere sull’acceleratore:l’università di Padova organizza una mobilità parallela all’Erasmus che porta gli studenti in Svizzera, America, Australia, Brasile e Giappone. La Statale di Milano prevede lauree magistrali con il doppio titolo con frequenza di semestri di studio a Mon-tpellier, Barcellona e Stettino. Roma3 ha tessuto accordi bilaterali con atenei stranieri, in prevalenza statunitensi, cinesi, cileni, brasiliani e argentini. Ancora, da Ferrara, con il programma Atlante,sono partiti giovani, diretti a Sidney in Australia ea Wellington in Nuova Zelanda.
I Paesi esteri, infine, sono mete anche per le specializzazioni postlaurea: ne è un esempio l’università di Verona, dove nell’ultimo anno 115 dottorandi sono "migrati" in 24 Stati, soprattutto extra-europei.
hanno collaborato
Andrea Curiat e Eleonora Della Ratta