http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/esteri/scacchi/scacchi/scacchi.html?ref=hpspr1, 11 maggio 2009
In Germania fin dalle elementari si insegnano le mosse di re e pedoni Gli insegnanti: "Rendono la mente più sveglia e aiutano la socializzazione" Bimbi più bravi con la lezione di scacchi dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI BERLINO - Meglio imparare a giocare a scacchi che spremersi il cervello su astratte formule della matematica, meglio diventare bravi a dare scacco al re o alla regina che non sapere di due più due o simili
In Germania fin dalle elementari si insegnano le mosse di re e pedoni Gli insegnanti: "Rendono la mente più sveglia e aiutano la socializzazione" Bimbi più bravi con la lezione di scacchi dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI BERLINO - Meglio imparare a giocare a scacchi che spremersi il cervello su astratte formule della matematica, meglio diventare bravi a dare scacco al re o alla regina che non sapere di due più due o simili. Lo dicono, sempre più numerosi, insegnanti, presidi di scuola e pedagoghi tedeschi. E il gioco degli scacchi, come nuovo trend didattico, si diffonde sempre più nelle scuole elementari. Aiuta i bambini a far di conto, sviluppa la loro logica matematica, ma non solo: è una delle migliori ginnastiche possibili per il cervello, e al tempo stesso è utile ad affrontare altri due problemi tipici dei primi anni di scuola. La lezione di gioco di scacchi aiuta i bimbi più timidi o taciturni ad aprirsi ed entrare nel gruppo, ed è utilissima per favorire l’integrazione degli scolari di origine straniera, numerosissimi visto che oltre otto milioni di residenti nella Repubblica federale sono immigrati o figli di immigrati. L’austera ma attentissima edizione domenicale della Frankfurter Allgemeine ha dedicato ieri un ampio servizio al tema. Uno degli istituti dove gli scacchi sono diventati materia d’insegnamento è la Grundschule (scuola elementare) della Genslerstrasse di Barmbek, quartiere periferico della ricca Amburgo. Da due anni a titolo esperimentale c’è nel programma un’ora di scacchi alla settimana. Gli insegnanti, come Monika Kuesel-Pelz, ammettono di essersi sentiti troppo scarsi all’inizio. Per cui scacchisti di professione sono stati ingaggiati per insegnare loro il gioco. L’iniziativa ad Amburgo è partita da Bjoern Lengwenus, preside di una Hauptschule (scuola media generale) e appassionato scacchista. stato lui a elaborare il programma di apprendimento degli scacchi chiamato "Fritz und fertig". I risultati sono interessanti e positivi, dice un gruppo di ricercatori dell’università di Treviri, in Renania-Palatinato, che ha studiato l’introduzione sperimentale degli scacchi a scuola in un istituto della città natale di Karl Marx. Risultato del loro lavoro: i bambini che dalla prima elementare hanno cominciato a imparare a giocare a scacchi, arrivati alla quarta si sono rivelati più bravi non solo in matematica, ma anche in grammatica tedesca o lingue. Ma la novità degli scacchi a scuola solleva anche obiezioni. L’Unione dei matematici tedeschi non vede di buon occhio il progetto. "Perché proprio l’ora di matematica dev’essere sacrificata agli scacchi, se davvero imparare a giocare a scacchi facilita l’apprendimento in più materie?", chiede polemico Guenter Toerner, uno dei suoi dirigenti. Eppure, da Amburgo a Treviri, fino alla tradizionalista e conservatrice Baviera, gli scacchi prendono piede tra i banchi. In Baviera spesso come materia facoltativa o "AG", cioè gruppo di lavoro volontario scelto liberamente da studenti e insegnanti. E i risultati sono positivi anche nel sud tedesco. Ma anche perché, dice Markus Fuchs, responsabile dei gruppi di lavoro e delle lezioni facoltative di scacchi a Ratisbona, "se gli scacchi divenissero obbligatori rischierebbero di perdere fascino, di essere accolti come una noiosa materia tra le altre". A Bad Hersfeld, in Assia, nella Wilhelm-Neuhaus-Schule, gli scacchi a scuola come gruppo di lavoro complementare esistono da cinque anni. E dall’inizio dell’anno scolastico in corso sono materia complementare per tutte le prime e seconde classi. Secondo il preside i benefici sono evidenti e molteplici. I ragazzi acquistano una mente più svelta, imparano a mettere a fuoco più velocemente i problemi decisivi di ogni tema. E infine aiutano l’integrazione multiculturale: non dipende quale sia la tua madrelingua se vinci o no. (11 maggio 2009)