Note: [1] Gian Luigi Paracchini, Corriere della Sera 8/5; [2] Aldo Grasso, Corriere della Sera 9/5; [3] Paolo Tomaselli, Corriere della Sera 9/5; [4] Gian Luigi Paracchini, Corriere della Sera 9/5; [5] Marco Sarti, Il Riformista 9/5; [6] Marco Filacchione, 23 settembre 2008
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 11 MAGGIO 2009 «
da sempre un reality. In una corsa c’è di tutto: tensione, gioia, stanchezza, amicizie, tradimenti, altruismo, falsità. Altro che il ”’Grande Fratello”»: così il ciclista Marzio Bruseghin ha definito il Giro d’Italia, la cui edizione del centenario (la 92ª dal 1909) è partita alle 15.45 di sabato scorso dal Lido di Venezia. [1] Aldo Grasso: «Il Giro, come tutto il ciclismo, è affascinante perché si fonda su due rudimenti classici della narrazione: il viaggio a tappe (che è percorso, spostamento, conoscenza) e il thriller (l’avventura, il racconto da brivido, l’incertezza della vittoria)». [2]
Sport imperfetto, pieno di legittimi sospetti, il ciclismo ha un antico alone epico che continua ad affascinare. Paolo Tomaselli: « una cosa bella ma fragile. Un po’ demodé, anche se sempre molto amata. Con qualche fregatura dietro l’angolo, però con dei capolavori autentici da ammirare». [3] Sergio Zavoli, inventore del leggendario Processo alla tappa: «Non c’è un altro sport che impegni un atleta dalle 4 alle 5 ore di salite e discese, solleoni e nevicate, rischiando di rompersi il femore, di forare, di spendersi in fughe interminabili e di vedersele annullate dagli inseguitori a un centimetro dal traguardo. Perché è lo sport in cui bravura e saggezza, fortuna e intelligenza vanno sempre in coppia: separata, ciascuna risorsa vale molto meno della metà». [4]
Quest’anno l’uomo da battere sembra Ivan Basso, già vincitore dell’edizione 2006. Marco Sarti: «Dopo una squalifica di due anni per doping (per il coinvolgimento nell’Operacion Puerto), il ciclista varesino della Liquigas è tornato a correre. E ora, fresco vincitore del Giro del Trentino, parte con i favori del pronostico». [5] Venerdì Snai quotava il suo successo finale a 2,75. [6] Tomaselli: «Come pochi altri in questi anni disastrati, ha intrapreso una via di redenzione credibile, sia dal punto di vista della pulizia che dei (possibili) risultati». [3] Zavoli: «Ha talento ed è stato un peccato che l’abbia sporcato in quel modo. Ma c’è sempre tempo per farlo dimenticare». [4] Dal 15 dicembre alla partenza del Giro Basso dice di essersi allenato per 480 ore, cioè 14.500 chilometri, più o meno 2.250.000 pedalate. Claudio Ghisalberti: «Il tutto con un’idea fissa in testa: prima convincere, cioè ritrovare credibilità. Poi magari vincere». [7]
Per la prima volta partecipa al Giro lo statunitense Lance Armstrong, l’uomo bionico, il sopravvissuto al cancro, vincitore di sette Tour de France consecutivi (1999-2005). Nando Aruffo: «’In quindici anni non ho mai avuto l’opportunità di correre il Giro”. Visto che per sette anni ha corso soltanto il Tour, avrebbe dovuto dire: ”Non ho mai voluto correre il Giro”. Tant’è che è qui dopo un ritiro dalle corse durato quasi tre anni». [8] Gianni Mura: «Armstrong è una storia magnifica. Sulle sue vittorie da anni ci sono ombre ma nessuna prova: sarò sentimentale, ma se torno a certi ospedalini della provincia, ai bambini calvi che aspettano e gridano merci Lance, applaudo». [9]
Il texano sposta interessi colossali: la sua fondazione Livestrong gestisce 300 milioni di dollari all’anno. Luca Gialanella: «E proprio grazie a lui il Giro del Centenario ha una copertura mediatica senza confronti: 1104 tra giornalisti e fotografi (il doppio del 2008), diretta tv anche negli Stati Uniti, 300 milioni di telespettatori nel mondo». [10] Carlo Nardello, ”ad” di Rai Trade che gestisce i diritti commerciali dell’emittente di Stato: «Nonostante la crisi finanziaria generale abbiamo incrementato di quasi il 20% la vendita all’estero dei diritti tv sul Giro. E se non fossimo in un periodo di recessione mondiale, saremmo arrivati al 50%». Angelo Zomegnan, direttore del Giro: «Ma non è vero che Lance abbia ricevuto un lauto ingaggio dalla Rcs, l’abbiamo solo aiutato per la sua campagna italiana contro il cancro». [11] Bruseghin: «Dobbiamo essere grati a Lance perché così il Giro lo vedono anche in America ed è pubblicità gratis per tutto, anche per il mio prosecco!». [1]
Reduce dalla frattura della clavicola destra causata dalla caduta del 23 marzo nella prima tappa della Vuelta Castilla y Leon, Armstrong non gode dei favori del pronostico: Snai sabato lo dava a 15. Più temibile il suo compagno di squadra Levi Leipheimer, già sul podio di Tour e Vuelta (6 a 1). Marco Filacchione: «A parte Basso, le speranze italiane confluiscono su Cunego e Di Luca. Opzioni rischiose: il primo è dato a 15, il secondo (in rosa a Milano due anni fa) a 25. Lavagna impietosa per Simoni, due Giri vinti, offerto a 40. Ancora minori le chance di Bruseghin, 3° l’anno scorso, bancato a 50». [12]
Non è in corsa il campione d’Italia Filippo Simeoni, la cui squadra non è stata ammessa. Cosimo Cito: «Non era obbligatorio, ma sarebbe stato bello. Magari al posto di una qualsiasi delle sette squadre che vengono in Italia a passeggio, senza corridori né per le volate, né per la classifica. C’entra nulla la ruggine passata tra Simeoni e Armstrong?». [13]
La storia è nota. Gianluca Agata: «Qualche anno fa Simeoni ammise di aver usato epo (per cui fu squalificato) su consiglio del dottor Michele Ferrari, lo stesso preparatore di Armstrong. Quest’ultimo, sentendosi indirettamente coinvolto, diede del bugiardo al corridore italiano e lo ”punì” al Tour 2004. In maglia gialla, andò personalmente a riprenderlo mentre stava partecipando a una fuga innocua per la classifica: ”Tu non vai da nessuna parte”». [14] Lunedì scorso Simeoni è andato alla sede della Federciclismo e ha restituito il tricolore: «A questa maglia è stata negata la possibilità di sfilare nella corsa più bella o importante del nostro Paese. Non è a me che Zomegnan deve delle spiegazioni, ma al pubblico del ciclismo». [15]
Un altro che ha preso malissimo l’esclusione della sua squadra dal Giro è Ivano Fanini, presidente dell’’Amore & Vita-McDonald’s”, quello che alla vigilia del mondiale vinto a Varese lo scorso 28 settembre dall’azzurro Alessandro Ballan davanti all’altro azzurro Damiano Cunego aveva polemizzato: «Se alla Rai facessero le cose per bene, domenica, al momento della premiazione della prova iridata su strada dei professionisti, dovrebbero mandare una didascalia che dica: ”Corridore Tizio, medaglia d’oro, dopato; corridore Caio, medaglia d’argento, dopato; corridore Sempronio, medaglia di bronzo, dopato”». [16] Quanto al Giro, «Non ci hanno fatto partire perché la mia squadra avrebbe scoperchiato il pentolone, perché siamo in regola, avremmo creato uno scandalo di livello mondiale. Ci ricorderemo per decenni di questo Giro. Parliamo ancora di biciclette? Questo Giro è una vergogna, oltre che uno scandalo». [17]
Sono anni che il Giro è una farsa, un grande evento per frullare soldi. Così la pensa Fanini: «Il ciclismo non c’è più: hanno dato milioni di euro ad Armstrong per fare spettacolo, per aumentare la finzione». Secondo lui Davide Rebellin, vincitore della medaglia d’argento alle Olimpiadi di Pechino poi risultato positivo alle Cera nonostante avesse fama di onesto al punto da esser soprannominato ”il chierichetto”, «è l’ultimo finto santo caduto nel vizio più comune di questi ragazzi: doparsi, iniettarsi medicine, barare. Siamo lontani dalla redenzione: quali sacrifici e quali passioni, questi ragazzi hanno il cervello bruciato da decenni di doping, non sono più coscienti, non capiscono più la gravità delle loro azioni. Riccò, Sella e Piepoli erano dopati alla millesima. Spero in Basso, che è un campione nato, ma se andrà bene alla fine e male all’inizio, avrò dei dubbi sulla sua squadra». [17]
Il nuovo Basso si è allenato al Centro Mapei di Castellanza sotto la direzione del professor Aldo Sassi: «Tutti meritano una seconda possibilità, se decidono di cambiare. Ivan si è veramente convinto di fare ciclismo in modo trasparente. Molti mi dicono che sto rischiando, fidandomi di lui. Io sono pronto a prendermi questo rischio. Con altri ho rifiutato di collaborare». Secondo Sassi esistono dei limiti fisiologici e quando si superano i 6,2 watt per chilo di potenza su una salita di 40-50 minuti, bisogna insospettirsi. Ciò premesso, «pochissimi corridori possono correre e vincere le grandi corse a tappe senza aiuti proibiti. Ma ci sono». [18] Carlo Verdelli, direttore della Gazzetta dello Sport: « rischioso mettere la mano sul fuoco su tutti i corridori, perché ci siamo bruciati più volte, ma il ciclismo resta uno sport povero, fatto di sacrifici e uomini veri. Ho conosciuto tanti atleti animati da valori inestimabili, ragazzi che hanno fatto strada letteralmente pedalata dopo pedalata, non li condannerei ammucchiando le colpe. Paghi chi ha sbagliato». [18]
Per smascherare gli ultimi prodotti dopanti come il Cera (la super-Epo), nei laboratori saranno utilizzati i protocolli più moderni. In tutto saranno effettuati 679 test: 198 giovedì scorso su tutti gli iscritti, gli altri 481 durante la corsa. Gialanella: «Dopo la tappa si devono presentare all’antidoping il vincitore, la maglia rosa e 8 sorteggiati: 10 atleti. I controlli possono essere sul sangue, sull’urina, o sangue/urina. Dieci per 21 tappe: cioè 210. Per arrivare a 481 significa che ci saranno ben 271 test a sorpresa.
Coinvolti tre super-laboratori per le analisi: Losanna, Colonia e Roma. In Svizzera i test anti-Cera sul sangue: qui era stato elaborato uno dei protocolli che hanno incastrato Riccò, Piepoli, Kohl e Schumacher al Tour 2008. A Colonia, in Germania, quelli su insulina e testosterone nelle urine. A Roma, gli esami anti-Cera e anti-Epo sulle urine». [10] Armstrong: «Nel passato quelli dell’antidoping erano in ritardo rispetto agli imbroglioni, ora la ricerca è più avanti di chi vuole fregare. Ci sono più controlli, più soldi per i laboratori, più supporto da parte dei media, dei governi e del Cio. Devi essere fottutamente stupido per provare a ingannare in questo momento». [19]
«Di sicuro avremo un vincitore con il bollino blu», ha promesso Zomegnan. [20] Walter Gallone: «Si dice sempre così alla vigilia, poi accade che il Giro della speranza si trasformi spesso e purtroppo in quello degli inganni, della frode. L’anno scorso tifosi e spettatori si infiammarono per le imprese di Riccò e Sella, salvo poi scoprire, grazie ai metodi antidoping del Tour, che erano state imprese taroccate». [21] Cito: «Il ciclismo si trova davanti al solito dilemma, quello che viene dal ”98: è l’anno buono? Impossibile fare previsioni. Impossibile perché chiedere che non esista più il doping nello sport è un po’ come chiedere la pace nel mondo o che non ci sia più fame sulla Terra». [13] Edmondo Berselli: «L’unico modo di vivere il ciclismo contemporaneo consiste nel guardarlo tappa dopo tappa, senza ipotecare il domani e le relative indagini. Per il momento, diciamoci, abbiamo assistito a un’impresa; senza illusioni, godiamoci ciò che si è visto». [22]