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 2009  maggio 08 Venerdì calendario

BANCHE, STRESS DA 75 MILIARDI

Settantacinque miliardi di dollari per rafforzare il capitale delle banche più deboli. L’amministrazione di Barack Obama e la Federal Reserve hanno dato ieri notte le pagelle degli stress test, gli esami di solidità, condotti sui 19 principali istituti americani. Dieci sono stati bocciati e hanno ricevuto l’ordine di correre ai ripari (si veda anche la tabella a fianco): da Bank of America, che dovrà trovare 33,9 miliardi, a Wells Fargo, cui servono 13,7 miliardi. Citigroup ha bisogno di 5,5 miliardi, Morgan Stanley di 1,8 miliardi, Gmac, il colosso dei finanziamenti per l’auto, di 11,1 miliardi.
Ma la cifra di 75 miliardi è stata inferiore a molte previsioni, che ancora nei giorni scorsi temevano la fragilità delle grandi banche richiedesse interventi da almeno cento miliardi di dollari. Promossi a pieni voti sono stati gli altri nove protagonisti dell’alta finanza sotto esame: JP Morgan, Goldman Sachs, American Express, State Street, Bank of New York Mellon, MetLife, Capital One, US Bancorp, BB&T. Il ministro del Tesoro Tim Geithner ha sottolineato «la chiarezza e trasparenza » offerta dai test e ha aggiunto che le banche sono «ragionevolmente convinte » di poter raccogliere i capitali necessari. Gli istituti in difetto di capitale si sono affrettati già ieri a svelare le prime risposte: Wells Fargo ha in programma un collocamento azionario da sei miliardi, Morgan Stanley un collocamento di azioni e obbligazioni da cinque miliardi. Bank of America, oltre che di nuove risorse, ha indicato di essere alla caccia di esponenti per rinnovare il cda.
Il governatore della Fed Ben Bernanke, subito dopo le pagelle, ha a sua volta inviato un messaggio incoraggiante per il settore: gli esiti dei test, ha detto, dovrebbero dimostrarsi «piuttosto rassicuranti». Prima ancora dell’annuncio,parlando a Chicago, aveva già detto che «nessun istituto è insolvente» ed espresso la speranza che «i risultati consentano al mercato di avere maggior fiducia, di convincersi che le banche saranno solide e in grado di offrire prestiti anche se l’economia peggiorerà più del previsto». Tesoro e Fed hanno misurato i rischi per le banchenell’eventualità di un aggravarsi della recessione nei prossimi due anni, ipotizzando perdite per i 19 istituti pari a 600 miliardi nel 2009 e 2010, al 70% causate da mutui o prestiti al consumo. Le perdite totali dall’inizio della crisi potrebbero superare i 950 miliardi.
Le banche in affanno hanno adesso un mese di tempo per presentare piani correttivi, da mettere in pratica entro il 9 novembre. Gli strumenti a loro disposizione vanno dalla cessione di asset alla vendita di pacchetti azionari, dalla conversione di titoli privilegiati in azioni ordinarie al ricorso ad aiuti pubblici. Il governo si augura però che gli istituti possano rafforzarsi senza ricorrere a nuovi fondi federali del Tarp, il programma di ricapitalizzazione delle banche che ha ancora in cassa circa 109 dei 700 miliardi iniziali. I timori sul futuro dell’alta finanza, però, non sono svaniti. Geithner ha detto che un aumento delle riserve è necessario in tutto il settore bancario americano e che il sostegno governativo ai mercati finanziari continuerà. E Wall Street, reduce da robusti rialzi, ha dato ieri spazio a realizzi di profitto in attesa di analizzare con cura l’esito dei test. Sotto osservazione, inoltre, restano le riforme dei controlli sul sistema finanziario. «La struttura di regolamentazione ha ammesso Bernanke - deve prevedere la capacità di monitorare, valutare e se necessario intervenire in presenza di potenziali rischi sistemici». Proprio la mobilitazione di ispettori federali per condurre gli stress test, ha detto il governatore, può servire da modello per una nuova era di supervisione. La stessa credibilità della Banca centrale è tuttavia finita nel mirino: ieri sera si è dimesso il presidente del board della Fed di New York, Stephen Friedman, dopo polemiche sui suoi legami con Goldman Sachs.