Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  maggio 08 Venerdì calendario

UNO SLALOM TRA CRISI E SISMA SEMPRE A CACCIA DI CONSENSI


Promozioni in arrivo nel governo. Michela Vittoria Brambilla diventerà ministro e quattro, forse cinque sottosegretari, (Adolfo Urso, Paolo Romani, Roberto Castelli, Ferruccio Fazio e, probabilmente, Giuseppe Vegas) saranno promossi viceministri. Avanzamenti che hanno ricevuto un via libera informale dal Quirinale, dopo un colloquio fra il capo dello Stato Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Nel corso dell’incontro di ieri, durato circa un ora ed al quale ha preso parte anche il sottosegretario Gianni Letta, il premier ha illustrato al presidente della Repubblica quanto già annunciato in Consiglio dei ministri: l’intenzione, cioè, di «promuovere» la Brambilla ministro senza portafogli e dare il rango di viceministri ad alcuni sottosegretari.Diceva l’astrologo: Giove non transiterà in Acquario e saranno guai. La funesta effemeride di Silvio Berlusconi prevedeva grane da febbraio a luglio, e fra i terremoti abruzzesi e quelli domestici la botta c’è stata. Più forte delle stelle, però, il premier compie un anno di governo e i sondaggi lo baciano in fronte: tenendo per buone le inchieste di Ipr, il maggio scorso la sua popolarità era al cinquantatré per cento, oggi è al sessantasei, e lui vola sui solidi ottimismi di Alessandra Ghisleri: sei al settantacinque.
Così, dall’8 maggio 2008, quando il premier giurò al Quirinale, all’8 maggio 2009, l’Italia è passata da una grana all’altra, dal prodotto interno lordo che a dicembre ha chiuso al meno uno per cento e ora viaggia verso il meno quattro virgola quattro, alla cassa integrazione che in dodici mesi è salita dell’864 per cento, alla disoccupazione che crescerà dell’otto virgola otto, eccetera eccetera, in un delirio di numeri - il deficit, il debito pubblico - che prevedono un’Italia in mutande per un bel pezzo.
Ma più le stime vanno giù, più Silvio sale, un surfista della politica che scavalla sulle macerie e sulle lacrime dell’Aquila come sullo straziato sbalordimento di Veronica, e lascia gli italiani a bocca aperta. E così l’Italia cambia un po’, in un anno, vede il Consiglio dei ministri in tournée, prima a Napoli, dove si raccatta la monnezza, si ripulisce la città, e il governo guadagna la gratitudine degli ultimi oppositori: i cantautori alla Pino Daniele. Fu una conferenza stampa, quella dopo il primo cdm, che pareva la festa del Santo Patrono, interminabile e lampeggiante, tutto il piano per lo sterminio della spazzatura, i termovalorizzatori, i commissariamenti dei sindaci scaldapanche, e poi la sicurezza in un antologia di provvedimenti che ora, faticosamente, dopo aggiustamenti e annacquamenti e lotte intestine e accuse di razzismo, sta arrivando al traguardo.
Ma, insomma, come è cambiata quest’Italia finalmente federalista, in cui i dipendenti pubblici atterriti da Renato Brunetta recuperano una salute accettabile, e riducono le assenze per malattia del quarantacinque per cento? Un anno fa c’era il Partito democratico di Walter Veltroni, c’erano tutti i buoni propositi per un civile dialogo che si ridurrà a un solo incontro fra il capo del governo - «se po’ fa’», aveva detto gigione - e il capo delle minoranze. Oggi il Pd è in mano di un cattolico, Dario Franceschini, e il premier impila la sua matrioska coi leader di sinistra che si vanta di aver raso al suolo in sedici anni, e le ultime due bamboline sono quelle di Veltroni e di Renato Soru, abbattuto in Sardegna dal figlio del suo (di Berlusconi) commercialista.
Travolto da un insolito temporale giudiziario (Ottaviano Del Turco, Firenze, Napoli), il Partito democratico cede lentamente nei confronti elettorali e in quello con Antonio Di Pietro, che in fondo fa il gioco del governo sposandone il rivale più pericoloso. Che fine ha fatto l’opposizione? Nemmeno i registi e gli scrittori, quelli del Caimano e di Citizen Berlusconi, sembrano ritrovare le forze, sostituiti dai morbidi saggi alla Massimo Giannini. Scomparso Beppe Grillo, divorato dal vero campione del grillismo, e cioè il Cavaliere, scomparsa l’intera famiglia Guzzanti (rimane il pugnace babbo, Paolo), scomparsi tutti i Luttazzi, rimane giusto Michele Santoro con il suo irriducibile caravanserraglio, e Marco Travaglio con la sua impressionante produzione. Il Pd si mette a ruota, anche dell’onda studentesca che sfila nelle strade contro il cinque in condotta e il maestro unico, in una spettacolare dimostrazione di sterilità. Il sindacato si aggira pallido e litigiosissimo sin dai tempi della trattativa di Alitalia, e nonostante la nuova compagnia abbia salvato l’italianità ma non ancora la mobilità. Tutti sfiancati, si limitano a qualche inchiesta di quotidiano o a qualche strillo d’agenzia che non smuove nessuno. E, anzi, Berlusconi è riuscito ad acchiapparsi persino il 25 Aprile e i partigiani, smossi dalla fissa del neofascismo da due belle frasi pronunciate a Onna. E così è passato liscio pure il Primo Maggio, e si discute sul perché si sia oscurato Riccardo Muti e si sia dato tanto spazio a Vasco Rossi, il massimo dello sfregio al Principe col suo grido in piazza San Giovanni: «Silvio, vieni qui!».
E dunque, in un progressivo ritorno alla Prima Repubblica, già assaggiato da Romano Prodi con la sua armata Brancaleone, la vera opposizione il premier se la ritrova in casa, in tutti i sensi, dalle pulsioni istituzionali e politicamente corrette di Gianfranco Fini, a quelle turgidissime della Lega, fino alle recenti geremiadi coniugali. E c’è chi si aggrappa al Quirinale, altro palazzo in cui si respira un po’ di strapazzo davanti alla frenetica fertilità del governo in materia di fiducie e decreti. Un ciclone che travolge gli avversari, la crisi globale, le calamità naturali, qualche volta il buon senso: è una maggioranza che si accoltella in grande solidità e detta l’agenda in un turbine settimanale di trovate, proposte, disegni di legge, un monte di iniziative che si perde negli archivi e nel tempo e di cui è impossibile seguire l’evoluzione. Qualcosa è cambiato, una poltrona qui, una poltrona là, una riforma adesso, una riforma dopo, e chi si lagna si affidi agli astri: Saturno è di traverso per tutto il 2009.