Varie, 8 maggio 2009
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Duran Enric
• Vilanova i la Geltrú (Spagna) 1976 • «In due anni ha truffato 39 banche con 68 spericolate operazioni finanziarie. Il tutto per dimostrare quanto sia ammalato, in Spagna, il sistema del credito. Ha usato poi tutto il denaro, 492 mila euro, per aiutare movimenti e associazioni impegnati nel sociale e per pubblicare due giornali gratuiti di denuncia. Era riuscito a lasciare la Spagna, poi vi ha fatto ritorno per finire in galera [...] Ma così facendo è diventato un eroe. Con tanto di mobilitazione popolare, soprattutto di giovani, a suo favore. E affollatissimi gruppi di sostenitori su Facebook. L’’’eroe” [...] soprannominato ”Robin Hood de la banca” [...] Da ragazzo Enric era diventato un campioncino del ping-pong. Impegno politico scarso o nullo fin quando, all’Università di Barcellona, facoltà di sociologia, ha cominciato a partecipare alle iniziative per la cancellazione del debito estero nei Paesi in via di sviluppo e alla campagna contro la Banca mondiale. stato anche tra i promotori del primo ”cacerolazo” europeo, la protesta pacifica a suon di pentole, dopo il crollo dell’economia argentina. Nel 2006, la svolta. L’idea di truffare le banche per dimostrare come sia facile accedere al credito anche se non si è in grado di poterlo ripagare. Ha raccontato: ”Il primo prestito l’ho chiesto per una casa con un nome falso. Me lo hanno finanziato al 100 per cento”. Da allora, una serie infinita di truffe: ”Spesso non mi chiedevano nemmeno le garanzie necessarie. Era sufficiente presentarmi in un istituto ben vestito e con una valigetta molto professionale. Oppure mi qualificavo come direttore commerciale di un’azienda a me intestata”. Non bastava, è ovvio, chiedere prestiti: ”Dovevo simulare di avere delle entrate e così muovevo velocemente i soldi ottenuti da un conto all’altro”. Tra le sue vittime illustri, istituti come BSCH, Deutsche Bank e Caixa Madrid. Nel settembre 2008 Enric ha svelato pubblicamente la sua personale disobbedienza civile. Ha stampato e distribuito gratuitamente in 200 mila copie un giornale di 24 pagine dal titolo ”Crisi” in cui ha anche spiegato la sua filosofia: ”La mia truffa è una forma di disobbedienza civile. Quando i finanziamenti al consumo e la speculazione diventano dominanti nella nostra società, cosa c’è di meglio che rubare a coloro che ci derubano? Occorre condividere il ricavato con chi denuncia e cerca di proporre una società alternativa”. Dopo l’impresa ha fatto perdere le proprie tracce, ha lasciato Barcellona e si è rifugiato in qualche angolo dell’America Latina. Ma ha continuato a dare notizie di sé via Internet per spiegare al popolo della Rete che ”si può vivere senza capitalismo” (ha raccontato la sua storia sul sito www.17-s.info). La latitanza è durata poco. riapparso in Catalogna nel marzo 2009 con un altro giornale, ”Podem” (possiamo), tiratura di 300 mila copie e lo ha distribuito all’Università di Barcellona dove ha anche presentato il suo libro dal titolo ”Aboliamo la banca”. stato arrestato [...] Dal penitenziario catalano di Brians, Duran continua a scrivere: "Difendere la mia libertà significa difendere la possibilità di discutere un nuovo modello di società”. La gente lo ha [...] assolto. [...]» (Cristina Artori, ”L’espresso” 14/5/2009).