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 2009  maggio 07 Giovedì calendario

MILANO

La parola d’ordine è off grid. Ma la traduzione letterale non dà l’idea giusta: fuori dalla rete sì ma non dal web. La rete, anzi le reti in questione sono altre: luce, gas, acqua, rifiuti, telefono. La casa off grid è una casa completamente autonoma, perfettamente autosufficiente: è un luogo che ricicla all’infinito le risorse naturali che vengono dal cielo e trasforma i rifiuti in risorse. Questo modello, replicabile sino a formare un intero quartiere o una città, il più radicale finora proposto, viene presentato alla Fiera Campionaria di Milano, organizzata dalla Fondazione Symbola dal 7 al 10 maggio.

Il progetto ha due genitori: Mario Cucinella, l’architetto che l’anno scorso ha lanciato la casa ecologica da 100 euro a metro quadro, ed Emiliano Cecchini, il presidente della Fabbrica del Sole, la società che ha costruito ad Arezzo il primo idrogenodotto al mondo. L’idea di fondo è utilizzare solo le risorse che il territorio su cui è costruita la casa è in grado di utilizzare. L’energia è quella che viene dal sole ed è accumulata nei momenti di picco producendo idrogeno: visto che manca il collegamento alla rete elettrica non c’è bisogno dell’inverter perché si può usare la corrente continua senza trasformarla (in questo modo si evitano sprechi e si migliora l’efficienza del sistema). I rifiuti vengono riciclati. Per la telefonia si adopera un ponte radio. Per regolare la temperatura degli ambienti si usano la coibentazione spinta degli edifici e le pompe di calore. Per l’acqua basta quella piovana raccolta in vasche e riciclata. "Con l’off grid l’inquinamento viene quasi annullato e il costo di tutta l’operazione è estremamente contenuto: un 10 per cento in più che rientra in circa 10 anni", spiega Cecchini.

L’operazione ha però un punto debole: lo spazio necessario a ricaricare ecologicamente le risorse necessarie alla vita quotidiana. Per poter essere autosufficiente una casa abitata da 4 persone ha bisogno di circa 2 ettari di terreno. "E’ un ordine di grandezza simile a quello della nostra impronta ecologica, un concetto basato proprio sullo spazio che serve per soddisfare il nostro livello di vita", continua Cecchini. "So che è tanto, ma anche le città tradizionali hanno bisogno di una superficie proporzionalmente analoga: non ce ne accorgiamo perché usiamo più risorse di quelle disponibili. Di fatto ci stiamo mangiando la Terra. Per mantenere questo livello di consumi avremmo bisogno di altri due pianeti".

(6 maggio 2009)