Joerg Quoos e Oliver Santen, la Repubblica 6/5/2009, 6 maggio 2009
MARCHIONNE: VOGLIAMO CREARE IL SECONDO GRUPPO MONDIALE
Magna ha bisogno dell´aiuto russo. Se il governo tedesco considererà questa una buona soluzione sarei sorpreso
La Punto e la Corsa hanno la stessa base. La Volkswagen realizza ciò in modo perfetto: comprate una Audi, ma in realtà è una Volkswagen
BERLINO - Fiat è decisa a mantenere aperti tutti gli impianti Opel in Germania, e il suo piano è costituire un gruppo che sia il numero due mondiale dell´auto. Lo dice il presidente di Fiat, Sergio Marchionne, in questa intervista.
Signor Marchionne, perché volete conquistare Opel?
«Piano, piano, questo concetto suona spaventosamente ostile. Fiat non vuole conquistare Opel, noi vogliamo costruire un nuovo, forte produttore dell´auto internazionale. Fiat e Opel hanno dimensioni analoghe e negli ultimi anni hanno già sviluppato e condiviso molto insieme. Noi vogliamo mantenere il marchio Opel e collaborare strettamente nella tecnica, nella ricerca e nella produzione, e così tagliare i costi e guadagnare. E´ così semplice. Nessuna azienda del comparto auto può farlo da solo, ma in un´unione è fattibile».
Il comparto auto attraversa una profonda crisi. Perché vuole costituire un nuovo gruppo dell´auto proprio adesso?
«E´ il momento giusto! La crisi finanziaria ha messo sottosopra l´economia in tutto il mondo. Quanto 24 mesi fa era ancora finanziabile, oggi è impossibile. La crisi ha effetti enormi sull´industria dell´auto. I maggiori costruttori erano americani, oggi sono a un passo dalla fine. La nostra soluzione è il meglio per tutti i paesi coinvolti: Germania, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Svezia, Belgio, Polonia e Stati Uniti. Non si tratta di Germania e Italia, si tratta di una soluzione paneuropea».
Fiat e Opel costruiscono auto molto simili. Le gamme non si completano per nulla...
«Su questo sono di un´opinione del tutto diversa. I modelli si accompagnano molto bene l´un l´altro e si completano a vicenda. Ma un´altra cosa è ancora più importante: noi potremmo costruire auto su piattaforme comuni e risparmiare in tal modo costi immensi. Opel e Fiat costruiscono un milione di auto sulla stessa piattaforma. Un esempio: la Punto e la Corsa hanno la stessa base. Ciò non lo vede nessuno. La Volkswagen realizza ciò in modo perfetto: comprate una Audi, ma in realtà è una Volkswagen».
Il consiglio di fabbrica di Opel rifiuta decisamente un ingresso di Fiat perché teme licenziamenti in massa.
«Nelle sue attuali dimensioni, Opel non può guadagnare soldi, e quando non si guadagnano soldi non si può sopravvivere. Io capisco le paure dei sindacati, ma questa è la realtà».
Che cosa significa ciò per gli impianti Opel?
«Noi non vogliamo chiudere nessuno dei quattro stabilimenti Opel in Germania. Ne avremo bisogno in futuro. Ma naturalmente l´occupazione dovrà essere ridotta. Questo dato non è mutabile. Gli impianti devono diventare più efficienti».
Quanti dei 25mila posti di lavoro alla Opel vuole cancellare?
«Se tutti i quattro impianti restano aperti, ciò naturalmente costerà denaro. Noi vogliamo assumerci questi costi. Ma oggi non sono ancora in grado di dirvi quanti lavoratori ci serviranno. Comunque saranno meno di oggi. Non dimenticate una cosa: il primo piano di salvataggio elaborato dalla Opel stessa prevedeva la chiusura di due impianti».
Un tempo in Germania Fiat veniva presa in gito col gioco di parole sulla sigla, Fehler in allen Teilen, cioè errori in ogni pezzo. Come vuole combattere contro questo vecchio cliché?
«E´ passato. Oggi la Fiat è un´impresa del tutto diversa anche rispetto a poche anni fa, offre auto del tutto diverse. Tra l´altro: abbiamo appena triplicato la nostra quota di mercato in Germania. La nostra fama insomma non può essere così cattiva».
Lei può capire la paura dei dipendenti di Opel verso capi italiani?
«Io sono canadese. Per Fiat oggi lavorano oltre 200mila persone. Ma non sono assolutamente tutti italiani che mangiano spaghetti ogni giorno. Siamo un´azienda internazionale con sede in Italia. E io non ho nessun problema se la centrale del nuovo gruppo Fiat-Opel sarà in Germania e in Italia».
Nel governo federale sembra sia favorito un ingresso della Magna nella Opel. Come vuole convincere il governo tedesco della soluzione Fiat?
«Magna vuole entrare in Opel con l´aiuto russo. Se il governo tedesco considererà questa una buona soluzione sarei sorpreso. Il nostro piano è chiaro: noi vogliamo costruire un vero gruppo automobilistico europeo, che abbia successo in tutto il mondo. Il comparto auto di Fiat si unisce con Opel e Chrysler. In tal modo diverremmo il secondo gruppo automobilistico del mondo dopo Toyota. Ciò renderebbe i posti di lavoro più sicuri in tutto il mondo, e in Germania».
I critici la accusano di volere l´ingresso di Fiat in Opel per assicurarsi miliardi di garanzie pubbliche tedesche ai crediti.
«Noi siamo l´unico produttore di auto in Europa che finora non ha chiesto aiuti pubblici».
E può garantire che sarà così anche in futuro?
«Al momento Opel brucia denaro, per questo abbiamo chiesto aiuti pubblici. Per questo lo Stato deve intervenire con garanzie. Ma ciò non può durare a lungo. Alla lunga lo Stato non avrà perso nulla in Opel. Dobbiamo farcela senza denaro dei contribuenti. Per questo vogliamo rimborsare le garanzie al più tardi entro tre anni».
In Germania comincia la campagna elettorale. Ciò complica i negoziati?
«Purtroppo la situazione, a causa di ciò, non sarà esattamente più facile. Ma io cerco di convincere con i fatti. La politica di questo o quel partito non dovrebbe giocare nessun ruolo».