Valfrido Paoli, ItaliaOggi 6/5/2009, 6 maggio 2009
L’APPRENDISTA MINORENNE LAVORO E PREVIDENZA
Storie di Lavoro
Un fabbro, nostro cliente, ha il figlio Quintiliano che, nel pomeriggio lavora in bottega come apprendista, mentre la mattina fa il Liceo Scientifico.
Bisogna anche sapere che il non ancora maggiorenne Quintiliano, entusiasta del grande campione Valentino Rossi, va in moto per la città a tutto gas.
Il fabbro ce l’ha ovviamente con i vigili che non lo inseguono e non lo bloccano in questo suo pericoloso andare.
E ce l’ha con i professori, pure loro gli dovrebbero spiegare che correre in quel modo si può soltanto negli appositi circuiti.
E non sarebbe male se anche il parroco don Adorisio, durante il catechismo spiegasse a Quintiliano l’importanza della vita propria e altrui.
Però la Cassazione, con sentenza n. 9556/2009 della terza sezione civile – spiega il consulente al fabbro – non se la prende né con i vigili, né con i professori, né col parroco don Adorisio.
A seguito di incidente mortale, provocato da un minorenne, la Corte suprema – riferisce il consulente – non se la piglia con loro, ma con i genitori.
Sono loro che, a norma dell’art. 2048 codice civile, ”hanno doveri di natura inderogabile, finalizzati a correggere comportamenti sbagliati e, quindi, meritevoli di costante opera educativa, per realizzare una personalità equilibrata, consapevole della razionalità della propria esistenza ...” (Corriere della sera di venerdì 24 aprile 2009).
Per cui, in carenza d’educazione, quei giudici hanno condannato i genitori a risarcire i familiari del defunto per i danni morali patiti e per le spese sanitarie sostenute.
E così la sera – dice il consulente al fabbro – anziché dormire davanti al televisore devi impartire a Quintiliano ”un’educazione normalmente sufficiente a impostare una corretta vita di relazioni . . .”. A cominciare dal casco.