Luciano De Crescenzo, il Messaggero 5/5/2009, 5 maggio 2009
I MIEI AMICI FILOSOFI
Caro Michelangelo, tu mi hai chiesto che cos’è la filosofia e io ti ho risposto: non lo so. Ebbene credimi, sul serio non lo so. Ci campo sopra e anche bene. Oddio bene,diciamo benino. Ora però, supponiamo che andando in cielo incontrassi una signora chiamata Filosofia non avrei il coraggio di sedermici accanto e di mettermi a parlare.
Ad ogni modo per il mio lavoro, ma soprattutto per passione, in questi anni ho frequentato i grandi della storia del pensiero. E quando dico frequentato, intendo nel senso stretto della parola, o quasi. Con Socrate, Platone e compagnia bella io sono andato a prendere il caffè, ho fatto lunghe passeggiate chiacchierando un po’ di tutto: di donne, di televisione, del traffico, del cibo, di computer. Insomma, della vita. Siccome poi a questi filosofi io, più che rispettarli, ho voluto bene, è finita che siamo diventati amici. E come degli amici un po’ speciali mi hanno saputo dare dei consigli, degli insegnamenti, di cui ho fatto tesoro nella vita. Da Socrate ho imparato la passione disinteressata per la conoscenza, da Platone il vero volto dell’amore e la differenza fra apparenza e realtà; da Epicuro ho appreso l’amicizia e la felicità, da Eraclito l’idea che tutto scorre. stato un santo come Agostino a farmi capire meglio il senso del peccato, Erasmo mi ha donato un nuovo modo di guardare alla follia, Nietzsche mi ha insegnato a superare la morale comune. Sono stati due scienziati infine, Galileo ed Einstein, a darmi una lezione rispettivamente sulla forza della curiosità intellettuale e su come tutto, perfino il tempo, dipenda dai punti di vista. Caro Michi, quando avevi tre anni ti chiesi: «Sei un bambino buono o cattivo?». «Sono bello» mi rispondesti. Poi a dieci anni ti ho detto: «Se credi d’esser bello stai attento al tuo cervello!». Così mi tranquillizzai. Oggi hai quattordici anni e finalmente ho la possibilità di poterti far conoscere i filosofi che più mi hanno aiutato in particolari momenti della mia vita. Considerando che abitiamo in città diverse ho deciso di scriverti questo libro per trasmetterti un po’ alla volta quello che mi hanno dato i grandi pensatori.
Non preoccuparti, ti parlerò soltanto dei miei preferiti: i ragazzi, si sa, spesso profumano di ignoranza ed è giusto così, ma poi, quando si cresce è indispensabile la conoscenza. Gli adulti non profumano più e l’ignoranza non aiuta a vivere e tantomeno a pensare con la propria testa e quindi a essere uomini liberi. Prima di iniziare, ti dico questo: la curiosità, la cultura, l’amicizia e gli affetti sono le colonne che sorreggono la nostra vita e da esse dipendono spesso la nostra felicità e libertà. Più colonne costruisci più sarai forte perché anche se qualcuna crollerà le altre ti sorreggeranno. Sono convinto che alla base della nostra vita ci debba essere essenzialmente la Cultura. Per Cultura non intendo quello che si studia a scuola, bensì l’interesse per il mondo che ci circonda.
Quindi è Cultura anche viaggiare e guardarsi intorno, a patto che però ci si guardi intorno sul serio.
In parole povere Cultura significa avere molti interessi, occuparsi d’arte, disegnare, ascoltare la musica in tutte le sue forme, cercare di capire gli usi e consumi delle popolazioni che si incontrano, comprare con regolarità almeno un quotidiano e sapere che cosa sta accadendo sulle nostre teste; significa documentarsi prima di andare in un posto su tutto quello che sarà possibile vedere. Non Cultura è fare ogni giorno la stessa vita, è vedere solamente reality show, è passare una serata in discoteca senza parlare con nessuno. Il segreto della vita è solo questo: divertirsi quando ci si informa e quando si lavora. Ma adesso domandiamoci: perché è indispensabile questa benedetta Cultura? Dunque: in genere la nostra vita si basa sugli affetti, per cui una volta scelte, o avute in sorte, le persone da amare, noi ci dedichiamo a loro. Padri, madri, fratelli, amici, figli o fidanzati, è sopra ogni cosa il rapporto con loro che ci condiziona la vita. Eppure l’affetto alla fin fine non è sufficiente a garantirci una vita serena. Arrivano comunque i giorni tristi: i genitori si perdono e, molto spesso, ci lasciano anche i fidanzati, i mariti o le mogli. A me ad esempio è capitato proprio qualcosa del genere. In quei momenti, se abbiamo costruito tutta la nostra vita su quel solo affetto, siamo perduti. Prima il dolore della perdita, poi la noia del vuoto ci distrugge. Se però, grazie alla Cultura, siamo riusciti a trovare una nostra maniera di ”essere”, se in parole povere abbiamo un lavoro che ci prende, che ci tiene vivi e presenti, allora non c’è bufera emotiva che non si riesca a superare. Una delle mie frasi più famose è: ”Tutti studiano come allungare la vita, mentre invece bisognerebbe allargarla”. Ecco, caro Michelangelo, il migliore augurio che ti posso fare è che questo libro, i suoi insegnamenti, e in generale la Cultura, la filosofia, riescano a regalarti una vita davvero larga.