Varie, 7 maggio 2009
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Bruni PierPaolo
• Crotone 30 giugno 1968. Magistrato. Pm a Crotone • «[...] fino al 5 maggio 2009 applicato alla dda [...] il procuratore generale non gli ha rinnovato l’applicazione. [...] Lo strano caso del pm Pierpaolo Bruni, diventa ancora più strano se pensiamo che il suo capo, Raffaele Mazzotta, voleva che proseguisse il suo lavoro nella dda. Mazzotta l’ha messo nero su bianco. Niente da fare. il pg reggente Dolcino Favi lo ”rimuove”. lo stesso Favi che avocò l’inchiesta Why Not all’ex pm Luigi de Magistris e per questo è indagato dalla procura di Salerno. lo stesso Bruni che, applicato a Why Not, dopo un anno, anche quella volta, dovette mollare le indagini. Eppure aveva dato un impulso notevole. Grazie al suo lavoro fu iscritto tra gli indagati, e perquisito, il governatore calabrese Agazio Loiero, per il quale era stato chiesto il rinvio a giudizio. Bruni aveva rintracciato i collegamenti finanziari che dalla Calabria portavano alla cosidetta Loggia di San Marino. Eppure si consumò il divorzio con il pool di Why Not. [...] Se non bastasse la richiesta del suo capo Mazzotta, è il curriculum di Bruni, a non lasciare dubbi: oltre 400 arresti, una decina di boss condannati in regime di 41 bis, 140 milioni di euro sequestrati alle cosche, impianti accusatori che hanno sempre retto in tutti i gradi di giudizio. ”Rispetto la decisione”, dice il pm. ”Ma è ovvio che sia rammaricato: mi dispiace, dopo anni di lavoro, non poter concludere l’accertamento dei rapporti tra la ”ndrangheta e quella nebulosa di colletti bianchi, asserviti alle cosche, che condiziona pesantemente le istituzioni”. A livello nazionale e internazionale. Partendo dalle cosche del crotonese Bruni ha scoperto, nell’inchiesta Perseus, che gli intrecci avevano toccato persino il ministero dell’Ambiente del vecchio governo Berlusconi, all’epoca retto da Altero Matteoli, che non è indagato, ma risulta indagato un suo stretto funzionario, Aldo Cosentino. Per quest’inchiesta siamo arrivati al rito abbreviato, con ben 93 imputati, ma non sarà Bruni a discuterlo in aula. [...]» (Antonio Massari, ”La Stampa” 7/5/2009).