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 2009  maggio 07 Giovedì calendario

NON SONO UNA ROCK STAR E ADORO CHOPIN MA NON POSSO VIVERE DENTRO UNA SCATOLA"


Basta vederlo almeno una volta alle prese col pianoforte per capire che si tratta di un personaggio assolutamente fuori del comune. Si muove, si commuove, accompagna la musica con slanci emotivi, applica alle partiture classiche una libertà ai limiti della trasgressione. E ha un talento esorbitante. Mr. Lang Lang ha appena 27 anni e già fa discutere il mondo. La rivista Time lo ha incluso nell´elenco delle 100 persone più influenti al mondo. «Ne sono onorato», confessa. «Vuol dire che anche il mainstream dell´informazione riconosce come la musica classica può ispirare e influenzare la gente». vestito come un piccolo dandy pop: al collo una sciarpina rossa puntellata di nero, lo sguardo spalancato e vivace, i capelli che vanno dritti in varie direzioni, come onde ribelli. Tra poco lo aspetta un altro evento imperdibile: il 13 luglio all´Arena di Verona, si esibirà con Herbie Hancock, maestro di pianismo jazz.
Cosa può nascere da un incontro così speciale?
«A Verona, oltre a parti soliste, suoneremo insieme il concerto Vaughan-Williams, e soprattutto la Rapsodia in blue di George Gershwin, che è esattamente al centro tra i due mondi, potremmo definirlo un pezzo di classic jazz».
Non è infastidito dal fatto che molti la considerino più una rockstar che un grande pianista classico?
«La verità è che io sono un musicista classico, ma se ho un approccio più popolare presso il pubblico, allora ovviamente divento una popstar, ma non per questo suono popmusic».
Molti l´accusano di essere troppo libero nelle sue interpretazioni. Qual è il limite che un pianista deve porsi?
«Il limite è il rispetto che dobbiamo al compositore, non puoi improvvisare, puoi interpretare e questo è sicuramente un limite importante, devi rimanere nella giusta forma e nel giusto ritmo, ma allo stesso tempo credo che i sentimenti debbano emergere. Non ho mai pensato che essere un musicista classico debba significare rimanere chiuso in una scatola».
Quali musiche la fanno sentire più libero?
«Direi Rachmaninoff e Chopin, almeno da un punto di vista emotivo, poi ci sono opere speciali come le Variazioni Goldberg di Bach che ci autorizzano a usare molta immaginazione e quindi molta libertà».
A Verona proverà anche a improvvisare?
«Un poco, non troppo, probabilmente imparerò, forse proprio da Herbie Hancock».
Avendo studiato prima in Cina e poi in America, può spiegarci la differenza tra i due paesi?
« difficile, perché negli ultimi dieci anni sia l´America che la Cina sono molto cambiate. Quello che posso dire riguarda la mia educazione. Nel mondo musicale, in Cina si faceva molta attenzione alle competizioni. Quando sono andato a studiare in America, il mio primo maestro mi chiese: cosa ti piacerebbe diventare? Io risposi: il primo in tutte le competizioni musicali. Lui rimase sbalordito. Mi disse: pensavo che volessi diventare un grande musicista, le competizioni sono per gli sportivi. Lì ho capito. Ma la prima volta che tornai in Cina, la prima cosa che mi chiesero è: sei arrivato primo? Capito la differenza?».
Secondo la leggenda s´innamorò del pianoforte a due anni, vedendo un cartone animato di Tom e Jerry. vero?
«Verissimo. Tom suonava la Rapsodia Ungherese n.2 di Listz. Fui completamente rapito. E poi, una volta cresciuto quel pezzo l´ho voluto suonare. Spero meglio di quanto non facesse Tom».
Non avverte una stasi nel processo musicale? Non pensa che ci debba essere una rinascita?
«La mia idea è molto personale. Credo che nella popmusic ci sia molta gente di talento, vedo videoclip molto inventivi. Nella musica contemporanea abbiamo compositori ancora molto attivi come Boulez, Glass, o il cinese Tan Dun, ma la scena attuale non è così vivace come quella del rock. Non voglio paragonare i due mondi, parlo solo di vitalità. Abbiamo bisogno di menti più creative».
Mai tentato da una collaborazione con artist pop?
«In un certo senso l´ho fatto accompagnando Andrea Bocelli. Poi ci sono musicisti molto interessanti come Kanye West: ha una mente molto brillante, e ama la musica classica. Non chiudo la porta a queste possibilità, ma se avverrà dovrà essere qualcosa che faccia del bene alla musica classica. Qualcosa che abbia senso artisticamente, come con Herbie Hancock».
In passato c´è stata una sfida a distanza con Daniel Barenboim. Una volta ha affermato che lui era tornato a suonare il pianoforte per dimostrare di essere ancora il numero uno. A che punto è la sfida?
«Adesso è il mio mentore, il mio coach, e tra poco ci incontreremo a Milano. Lui ha un grandissimo talento, ma in più ha esperienza, e soprattutto un pensiero; forse è la persona più intelligente che abbia mai incontrato. La prima lezione che mi ha dato è: il talento non è tutto, ma ti può aiutare tantissimo se vuoi camminare sui sentieri dell´esperienza e della conoscenza».