Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 7/5/2009, 7 maggio 2009
LO SCRITTORE MATEMATICO
Per Italo Calvino, che di certe cose si intendeva, Galileo è stato il più grande scrittore italiano. Di questa qualifica si può confutare il superlativo, ma non il sostantivo, perchè colui che è stato inconfutabilmente il più grande scienziato italiano iniziò la sua carriera come umanista: più precisamente, come "scolaro artista" dello Studio di Pisa dal 1581 al 1585. I suoi Scritti letterari contengono sonetti e canzoni, considerazioni sul Tasso e postille all´Ariosto, e addirittura la traccia di una commedia. Ma spiccano soprattutto le Due lezioni all´Accademia Fiorentina circa la figura, sito e grandezza dell´Inferno di Dante, tenute nel 1588: in esse, dopo aver dichiarato che lo studio dell´Inferno è ancora più meraviglioso di quello della Natura, Galileo passa a determinare le misure di gironi e bolge in maniera scientifica, mescolando osservazione sperimentale e deduzione logica. Questo tipo di analisi matematica della letteratura rivela un Galileo in via di traghettamento dall´umanesimo alla scienza. Effettivamente, nel 1584 era stato avviato alla matematica da un amico del padre, e ne era rimasto catturato. Abbandonati l´anno dopo gli studi artistici, si era dedicato alla lettura dei classici scientifici, da Euclide ad Archimede. Diventato matematico professionista, nel 1589 Galileo ottenne un lettorato triennale a Pisa e nel 1592 la cattedra presso lo Studio di Padova ambíta da Giordano Bruno, sulla quale rimase fino al 1610. In questo periodo aderisce all´eliocentrismo.
Nel frattempo stava diventando uno scienziato maturo: in una lettera del 29 novembre 1602 a Guidobaldo del Monte enunciò la legge dell´isocronia del pendolo, che la leggenda vuole avesse intuito fin dal 1583, quand´era ancora "scolaro artista" a Pisa, osservando le oscillazioni di una lampada nel duomo. Il 10 ottobre 1604 un tal Baldassarre Capra osservò a Padova per la prima volta una "stella nuova" nella costellazione del Serpentario, che rimase visibile per circa un anno e mezzo e scatenò una diatriba sulla sua natura. Galileo tenne tre affollate lezioni in cui dimostrò che non si trattava di un fenomeno sublunare, ma celeste, andando contro la teoria aristotelica dell´incorruttibilità del cielo. In quello stesso anno fu coinvolto in una disputa di priorità col Capra, a proposito di una versione primordiale di ciò che in seguito diventerà il regolo calcolatore. Egli ne descrisse il funzionamento nel primo libro che pubblicò, Le operazioni del compasso geometrico e militare, nel 1606. Ma pochi mesi dopo il Capra rivendicò la paternità dello strumento e Galileo lo citò in giudizio. Il tribunale gli diede ragione e condannò l´avversario per plagio.
Bisogna ammettere però che anche Galileo non andava troppo per il sottile quando si trattava di attribuzioni di priorità. Ad esempio, nell´offrire il cannocchiale al doge di Venezia il 24 agosto 1609, tacque di averlo costruito in seguito alle notizie della sua invenzione arrivate dall´estero. Nel frattempo Galileo aveva fatto un uso diverso della "sua" invenzione: nell´autunno 1609 puntò il cannocchiale in aria e ... apriti cielo! L´attonito scienziato scoprí che la Luna ha monti e valli, Venere fasi simili a quelle lunari, Giove quattro satelliti che gli girano attorno, Saturno strane anomalie (in seguito interpretate come i famosi anelli), il Sole ruota su se stesso, e le costellazioni e la Via Lattea sono composte di innumerevoli stelle: ce n´era abbastanza per entusiasmare il pubblico, turbare gli scienziati e terrorizzare la Chiesa. Quegli eventi cambiarono la vita di Galileo e la storia della scienza, in un´incalzante successione di tappe: nel 1610 la pubblicazione del Sidereus Nuncius, nel 1613 la corrispondenza con padre Benedetto Castelli sul rapporto tra fede e scienza, nel 1616 il primo ammonimento del Santo Uffizio, nel 1623 la pubblicazione del Saggiatore, nel 1632 quella del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, nel 1633 il processo di fronte all´Inquisizione e l´abiura, nel 1638 la pubblicazione dei Discorsi sopra due nuove scienze, e l´8 gennaio 1642 la morte, nello stesso anno in cui nacque Newton.