Federico Fubini, Corriere della sera 5/5/2009, 5 maggio 2009
E MERVYN KING STUDIA LE API PER CERCARE DI CAPIRE I BANCHIERI
I grandi crolli sono tradizionali culle di idee nuove, ma stavolta neppure Mervyn King poteva immaginare quanto. Dove falliscono i modelli econometrici e la razionalità dei mercati – spera adesso il governatore della Banca d’Inghilterra – arriverà forse la saggezza delle api o quella plurisecolare delle foreste pluviali.
Da principio, King in verità si era confrontato alla crisi con grande fermezza. Nel settembre del 2007 si oppose subito al salvataggio di Northern Rock, convinto che il mercato dovesse fare il suo lavoro. Se il governo fosse intervenuto, pensava il governatore, avrebbe implicitamente incoraggiato quella e altre banche ad assumere sempre nuovi rischi scriteriati. L’ingranaggio darwiniano di rigorosa selezione dei più adatti si sarebbe inceppato.
Pochi giorni più tardi, di fronte alle code dei risparmiatori agli sportelli, King aveva già cambiato idea. E pochi giorni fa lui stesso e la sua squadra hanno iniziato a concentrarsi su un’idea di darwinismo piuttosto diversa. Magari meno nutrita di certezze matematiche quanto alla prevedibilità del futuro ma più attenta, di certo, alla struttura a rete degli insetti da polline attorno ai fiori e ai rapporti fra predatori e prede nel corso dei secoli. Sono questi gli «animal spirits» da cui il capitalismo può trarre adesso valide lezioni.
Così Mervyn King ha di recente ricevuto e consultato Lord Robert May. Zoologo dell’Università di Oxford e già capo della Royal Society, Lord May in febbraio ha pubblicato su «Nature» un articolo dedicato all’«Ecologia per banchieri», dove appunto riscontra similarità con il comportamento delle api e altri esseri viventi più istintivi che razionali.
Andrew Haldane, direttore della Banca d’Inghilterra per la stabilità finanziaria, in un discorso a Amsterdam la settimana scorsa ha poi sorpreso la platea con argomenti nuovi: i banchi di pesce, la robustezza delle foreste pluviali e delle praterie, la Sars a confronto con la febbre gialla di Memphis. «Nello spiegare il collasso della popolazione ittica e della finanza la mancanza di diversità sembra il denominatore comune», ha notato. Quanto alla Sars, il contagio del credito le somiglia perché in entrambi i casi la reazione è «nascondersi»: che si tratti delle persone o dei loro risparmi. Al contrario, la grande fuga degli abitanti di Memphis diffuse la febbre gialla nel 1878 come la fuga dai «subprime» fece nel 2008. Ricorrenze intriganti. Sempre che, se la crisi non si placa, King e colleghi non inizino a cercare risposte nella magia nera.