Walter Siti, La stampa 6/5/2009, 6 maggio 2009
I COLTELLI NON ESCONO DALLA TV
Di fronte a episodi di violenza e di coltello accaduti recentemente nella zona di Roma, il sindaco Alemanno ha riesumato una vecchia tesi: che la visione di una serie televisiva (Romanzo criminale su Sky) abbia potuto innescare fenomeni di imitazione. Tesi vecchia quanto il romanzo europeo: Don Chisciotte perde la ragione per aver letto troppe opere di cavalleria e per volerle imitare.
Ma non risulta che gli hidalghi di Spagna, nella realtà, avessero davvero cambiato i loro costumi; l’influsso della letteratura si è limitato, nella storia, a generare altra letteratura. Semmai, il fatto che dalla letteratura scritta si sia passati a una serie televisiva ha messo in moto un inedito meccanismo sociologico: molti ragazzi di borgata vorrebbero recitare nelle nuove puntate della fiction, si annunciano folle ai casting. Pochi saranno selezionati; nella testa degli altri, resterà l’idea che loro «avrebbero potuto», come testimonia la loro vera vita per strada.
Onnipotenza immaginata, impotenza reale
Da notare che, per i giovani, Romanzo criminale è ormai un film in costume, con tutta la nobiltà della nostalgia; essere lucidi, grandiosi e spietati come il Freddo è ormai un sogno proibito della Roma che fu. Basta andare in qualche bar di spacciatori, intorno a San Basilio, per vedere le pistole al posto dei coltelli, e assistere a un gesticolare febbrile e confuso, a una disperazione informe che ogni volta per puro miracolo non si risolve in delitto. La violenza non deriva dal voler essere come i protagonisti di Romanzo criminale, ma semmai da una percezione di impotenza, dalla lontananza di quei modelli.
Tra le cause che determinano la violenza, certamente un ruolo importante è giocato dal divario tra l’onnipotenza immaginata e l’impotenza reale: ma nel disegnare questo panorama l’arte e la letteratura contano meno dell’uno per cento. Anche in borgata i ragazzi sono stati tirati su come dei lord potenziali, tutti i gadget della tecnologia sono a loro disposizione, a basso costo o a portata di furto. Una volta erano gli aristocratici che uccidevano per capriccio; ora anche i borgatari si sentono degli aristocratici quanto a sprezzo delle regole, magari rispetto ai «nuovi cafoni» che sono gli immigrati stranieri.
Chi considera tutto scherzo, fumetto
C’è poi un altro elemento che deriva dalla cultura del virtuale: l’idea che niente abbia conseguenze, che si possa giocare con le armi in pugno e poi restare sinceramente stupiti se alla fine qualcuno si fa male. Non è il singolo prodotto televisivo o cinematografico a determinare questa impressione, è semmai l’abitudine a considerare tutto uno scherzo, un fumetto, abitudine che nasce dal «rewind», dal riavvolgere il nastro, dal confondere su YouTube sangue vero e sangue finto. Più un prodotto artistico è ben fatto (ed è questo il caso di Romanzo criminale), più introduce elementi strutturali e di disciplina, un prima e un dopo, differenze tra caratteri, scelte; dunque subliminalmente combatte contro la violenza caotica, entropica e diffusa.