Maurizio Pagliassotti, Liberazione, 5/5/2009, 5 maggio 2009
SE LO STRANIERO FA PAURA, PIU’ DEL LICENZIAMENTO
E’ vero amore ormai tra gli operai italiani e gli imprenditori che li licenziano e li mandano a morire sul posto di lavoro. La classe operaia apprezza con crescente entusiasmo che i poveracci paghino la crisi con i licenziamenti ed i manager ingrassino sempre di più. La politica del governo che esclude, anche durante questa catastrofica crisi, ogni minima redistribuzione della ricchezza dopo che la forchetta salari rendite è di fatto sfondata è gradita. Apprezzati i tagli all’istruzione pubblica e la lotta alla crisi fatta di slogan. Gli operai italiani amano il brivido, quindi, pollice alzato anche per la ”norma salva manager”, bollata dal presidente della Repubblica come ”da riscrivere”, che di fatto allenta le responsabilità di chi per puro profitto condanna a morte i lavoratori. Molto bene anche l’inesistente lotta all’evasione fiscale verso chi non paga le tasse perché non ha ritenute alla fonte. L’imprenditore che licenzia al primo calo del fatturato, non paga le tasse e manda al rogo i suoi dipendenti sta dalla stessa parte del suo operaio, ovvero con Silvio Berlusconi, paladino degli oppressi. Qualcuno avverta il Pd che il partito unico interclassista esiste già. Un sondaggio Ipsos sugli orientamenti di voto realizzato per il Sole 24 Ore evidenzia un dato su tutti: nella categoria operai-esecutivi il Pdl strapperebbe il doppio dei voti del Partito democratico: 43,4% contro il 22,4%. Se poi si unisce la lega si può parlare di gradimento bulgaro: la destra raggiunge il 58,2%. Gli elettori della sinistra invece verrano inseriti tra l’elenco delle specie a rischio estinzione, come i panda. Alla domanda secca se voteranno Berlusconi gli operai della porta due di Mirafiori ringhiano in genere che non voteranno più nessuno. «Che se ne vadano tutti affanculo» è il tormentone. Di fronte agli sfaceli di questo governo però sono passati i bei tempi in cui baldanzosi sostenevano il loro gradimento per Berlusconi, Fini e compagni. La crisi economica incide comunque molto poco sulla percezione che i lavoratori hanno del governo. Ugo Bolgnesi, operaio alle carrozzerie, delegato Fiom: «Nonostante il momento economico difficile sono convinto che l’operaio di Mirafiori voti in virtù della cosiddetta emergenza sicurezza. Cosa che non è una novità. Certo sorprende constatare come un lavoratore in cassa integrazione sia più preoccupato del rumeno vicino di casa. Parlando con le operaie nelle linee faccio un’incredibile fatica, anche non ripagata, nello spiegare che l’emergenza sicurezza dettata dalla televisione è tutta una balla. Che dire? A mio giudizio comunque il punto più basso nei rapporti tra sinistra e operai a Mirafiori è stato superato. C’è un qualche timidissimo segnale di ripresa, forse perché Rifondazione inizia a farsi vedere un po’ di più. Ma il lavoro dentro le fabbriche sarà molto duro». Quaranta chilometri a più a ovest, ad Airasca, Rosina operaia Riv-Skf invece non si stupisce dei dati sul voto operaio: «La generazione di operai che arriva intorno ai trenta-trentacinque anni è in larga parte persa. Sono rimbambiti dalla televisione, dei deficienti. Hanno il mito dell’uomo forte, di quello che risolve i problemi. Senza tener conto dell’immagine da galletto tra le donne che Berlusconi continua a propagandare. C’è da mettersi le mani nei capelli. Quelli dai cinquanta anni in su invece sono un’altra storia. Magari disillusi e schifati dalla politica ma almeno non votano Berlusconi». Le beghe famigliari del presidente del consiglio si trasformeranno in ulteriore consenso? E la norma salva manager? Sempre Rosina: «Ma tu non lo guardi il telegiornale? Se ne è parlato pochissimo e l’operaio certo non compra Liberazione. Tutti pensano ai propri affari e basta». Marilde Provera, ex senatrice del Prc, impiegata Fiat negli anni duri, in questi tempi di attraversata nel deserto spesso si reca davanti ai cancelli per tentare di ricucire: «E’ un mondo soggiogato dalla propaganda continua che arriva da tutte le parti, bombardato dai media che creano falsi problemi e distolgono di continuo l’attenzione. Gli operai hanno perso la fiducia nella sinistra e pensano che il singolo possa farcela da solo. Non credono più che unendosi è possibile fare il proprio interesse comune. Per questa ragione è apprezzato l’uomo forte, quello che risolve i problemi. I trentenni sono persi, bruciati. Non sanno che lo statuto dei lavoratori è stato ottenuto solo grazie alla forza dell’unione. I vecchi resistono. Lavorare sulle nuovissime generazioni, dentro le scuole, senza perdere la fiducia». Rosanna, operaia della Stabilus di VillarPerosa, fabbrica a forte rischio chiusura: «Oggi siamo andati fuori dall’Unione industriale a Torino per la nostra vertenza. Pensavamo di essere da soli invece c’erano lavoratori di altre sei fabbriche, ognuno per i propri casini! Per me è incredibile questo dato. Non so spiegarmi il perché, lungo le linee si parla di tutto tranne che di politica e men che meno delle intenzioni di voto. E’ un vero tabù». Le «contraddizioni in seno al popolo» ormai non esistono nemmeno più.