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 2009  maggio 06 Mercoledì calendario

I DIFENSORI DEI DUE CONIUGI

Nessuna delle due ama apparire. Forse perché nate in quella provincia del Nord, dove si preferisce lavorare tanto, ma vantarsene poco. Una porta un cognome ormai ampiamente noto non solo nelle aule di tribunale, l’altra ha legato una parte importante della sua vita professionale a una delle vicende, non solo giuridiche, più pubblicamente tragiche di questi anni. Tra breve si troveranno l’una contro l’altra nel divorzio più mediatico della seconda repubblica. Maria Cristina Morelli e Ippolita Ghedini sono le due legali cui Veronica Lario e Silvio Berlusconi affidano, rispettivamente, le proprie ragioni e aspettative in una separazione per ora solo annunciata.
Due modi di intendere la professione per due mondi. Solo in parte coerenti con il profilo dei loro clienti. Perché Maria Cristina Morelli, 48 anni a giugno, nata in provincia di Cremona, avvocato dal 1991, cassazionista da due anni, titolare di un piccolo ma apprezzato studio legale milanese, ex avvocato della famiglia Englaro, sta dalla parte di una Veronica che, sempre più nel corso degli anni, ha tenuto a smarcarsi dal premier non solo su questioni private. E Morelli è stata il legale che, all’inizio della battaglia di Beppino Englaro, ne suggerì alcune mosse come quella della nomina a tutore della figlia Eluana per potere esprimerne le volontà. Oggi Morelli è vicina alla consulta di bioetica, ha collaborato alla stesura della Carta di autodeterminazione, antesignana del testamento biologico, legge Philip K. Dick, di cui ricorda i «moratorium» del romanzo «Ubik», luoghi dove ricoverare soggetti in stato di semi vita e scrive di essere soprattutto interessata al superamento delle disuguaglianze a danno dei soggetti incapaci di intendere e volere. Difficile non avvertire una sintonia con la Veronica Lario che, dopo avere rivelato un aborto per ragioni terapeutiche negli anni ’80, dichiara di guardare «con speranza» alle biotecnologie e va a votare al referendum sulla procreazione assistita contro le indicazioni di astensione della Chiesa.
Ippolita Ghedini è invece l’avvocato che farà parte, l’unico con preparazione specifica in diritto di famiglia, dello staff di legali che supporterà il capo del Governo. Un cognome, una garanzia, per un Berlusconi che considera ormai Niccolò Ghedini il più affidabile tra i suoi collaboratori. Un sodalizio cementato nelle aule del tribunale di Milano in processi come quello sulla vendita di Sme o quello, oggi sospeso per effetto del Lodo Alfano, sui fondi neri nei diritti televisivi Mediaset. Ghedini è considerato il "ministro ombra" della Giustizia, presente a tutti i vertici, di lui si dice che abbia scritto di recente quella parte della riforma della procedura penale che limita drasticamente il ruolo del Pm nella ricerca delle notizie di reato (epici i suoi scontri con Ilda Boccassini).
Adesso tocca a un’altra Ghedini, Ippolita, civilista, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Padova, colonna di uno studio legale aperto in coppia con la sorella Nicoletta che oggi però, dopo la morte del marito, ha molto limitato la sua attività. La quarta dei fratelli Ghedini, la primogenita, Francesca Elena, direttore del Dipartimento di Archeolgia a Padova è stata da poco nominata dal ministro Sandro Bondi a componente del Consiglio superiore dei Beni culturali.
Ippolita, buona cavallerizza (una passione di papà Ghedini che ha "costretto" tutti i figli all’equitazione), ha avuto nella sua attività professionale, solo qualche sporadico contatto con la politica. stata legale di GiancarloGalan in una causa per diffamazione persa dal governatore del Veneto; ha difeso il comune di Padova in una causa avviata dal sindaco contro il leader dell’opposizione. l’avvocato di Brass. No, niente tentazioni boccacesche del tipo «da Brass a Berlusconi»: il Brass tutelato da Ippolita Ghedini è Andrea, fratello del regista Tinto, a lui contrapposto in una controversia sull’eredità del padre.