B. R., ཿIl Sole-24 Ore 6/5/2009;, 6 maggio 2009
I LNDER IN TRINCEA A DIFESA DELLE FABBRICHE
Nella partita tra Magna e Fiat per il controllo di Opel un ruolo cruciale non lo hanno solo il Governo federale, i sindacati e naturalmente la stessa General Motors. Anche le regioni tedesche che ospitano gli impianti della filiale europea di Gm potranno influenzare la decisione finale. Le loro prime reazioni al piano presentato lunedì dall’amministratore delegato Sergio Marchionne sono state caute e diplomatiche.
La paura della classe politica locale - dall’Assia alla Renania Palatinato, dalla Turingia al Nord-Reno Vestfalia - è di assistere alla chiusura di stabilimenti e a tagli di posti di lavoro. Opel conta in Germania quattro stabilimenti per un totale di oltre 25mila dipendenti, vale a dire circa la metà della forza lavoro della filiale di Gm in Europa. L’impianto più grande è a Rüsselsheim, nella grande periferia di Francoforte.
Commenta Rainer Kling, portavoce del governo regionale dell’Assia, a guida democristiana: «La Fiat è una grande casa automobilistica di successo, che ha oggi problemi simili a Opel. Il fatto che la gamma di prodotti (delle due società, ndr) sia quasi identica non rende le cose più semplici. Le dichiarazioni dopo i recenti colloqui del signor Sergio Marchionne a Berlino ci lasciano qualche speranza».
Dopo aver fatto notare che un eventuale accordo tra Opele Magna International, un produttore austro- canadese di componenti per auto, comporterebbe un numero minore di sovrapposizioni ( e quindi in teoria di tagli al personale), Kling conclude: « chiaro che per noi nella decisione finale hanno la priorità la garanzia dei posti di lavoro e il contributo il più basso possibile dei contribuenti».
Stessa campana a Düsseldorf, sede del governo del Nord-Reno Vestfalia, un Land che ospita lo stabilimento di Bochum. Parlando lunedì sera alla rete ARD, il premier Jürgen Rüttgers ha accolto positivamente l’interesse per Opel di numerosi potenziali acquirenti. Riferendosi alla casa italiana, ha però messo l’accento sui rapporti Gm-Fiat all’inizio del decennio, ricordando che numerosi consigli di fabbrica non hanno avuto con Fiat la migliore delle esperienze.
Il ministro-presidente ha poi lasciato intendere di non essere particolarmente convinto dall’ideadi Marchionne di creare attraverso una fusione a tre fra Fiat, Opel e Chrysler un nuovo grande gruppo automobilistico a livello mondiale, sottolineando che «essere semplicemente grandi non è un criterio di valore». Più importante, ha spiegato Rüttgers, è produrre vetture attraenti, poco inquinanti e poco costose.
Le parole di Rüttgers sono di quelle che pesano in Germania. L’impianto di Bochum è certamente meno importante di quello di Rüsselsheim, ma si trova nel Land più popoloso di Germania (18 milioni di abitanti), governato da un premier vicino all’ala sociale della democrazia cristiana tedesca e particolarmente ascoltato in questi mesi di crisi economica.
Assai più netta è stata la reazione del ministro dell’Economia della Renania-Palatinato, la regione in cui ha sede lo stabilimento di Kaiserslautern, la fabbrica che potrebbe subire la ristrutturazione più pesante. Hendrik Hering ha definito il piano di Marchionne «inaccettabile». Attenzione ai posti di lavoro è stata espressa anche da Fried Dahmen, portavoce della Turingia, la regione che ospita l’impianto di Eisenach.
Nel sistema politico tedesco, le regioni non possono essere ignorate, soprattutto in un anno elettorale e quando il settore automobilistico dà lavoro direttamente e indirettamente a sette milioni di persone. Non è un casose Magna International ha nominato un proprio rappresentante per gestire i rapporti con i Länder e se lo stesso Marchionne tornerà presto in Germania per incontrare alcuni ministripresidenti, smussare gli angolie raffreddare gli animi.