Andrea Malan, Beda Romano, ཿIl Sole-24 Ore 6/5/2009;, 6 maggio 2009
FIAT-OPEL, DUELLO SUI TAGLI
Balletto di cifre sui possibili tagli in caso di fusione FiatOpel. Il presidente del consiglio di fabbrica di Opel, Klaus Franz,ha spiegato in un’intervista all’agenzia Reuters che il piano di Fiat prevederebbe 10mila tagli per la filiale europea di General Motors. Secondo il sindacalista, l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne avrebbe presentato un progetto di chiusura di fabbriche in Italia, Gran Bretagna e Germania.
Lo stabilimento a rischio, secondo Franz, è quello di Kaiserslautern, nel sud del Paese, che produce motori e che dà lavoro a 2.300 persone. lo stesso impianto menzionato dal ministro dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg in una breve conferenza stampa lunedì a Berlino dopo un incontro con il manager Fiat.
In un’intervista pubblicata ieri dal quotidiano popolare «Bild», Marchionne ha detto che non intende chiudere alcun stabilimento in Germania. Ha assicurato che i quattro attualmente esistenti - oltre a Kaiserslautern vi sono Bochum, Eisenach e Rüsselsheim - rimarrebbero in vita. Ieri sera il giornale «Frankfurter Allgemeine Zeitung » rivelava il contenuto di un rapporto di 103 pagine datato 3 aprile, definito "piano strategico della Fiat", in cui si prevederebbe la chiusura dei siti di produzione Fiat/Opel di Luton ed Ellesmere Port in Gran Bretagna, di Termini Imerese e Pomigliano in Italia, e di Anversa in Belgio. Il piano prevederebbe tra il 2011 e il 2016 anche la chiusura di reparti componenti e motori di Rüsselsheim, Kaiserslautern e Bochum così come dello stabilimento di Aspern in Austria. In tutto gli esuberi sarebbero 18mila (su 108mila dipendenti), con la creazione di nuovo cash flow entro il 2015 di 4,3 miliardi di euro. Ieri Fiat ha smentito che si tratti di un «piano preparato dall’azienda». Potrebbe trattarsi di uno studio commissionato a qualche consulente esterno per esaminare gli scenari del dopo-fusione; scenari che dovrebbero per certi versi tranquillizzare i timori dei sindacati tedeschi, convinti che proprio la Germania sarebbe costretta a pagare il prezzo della ristrutturazione. Secondo il progetto, infatti, Italia e Germania rimarrebbero ambedue con tre siti di assemblaggio vetture: rispettivamente Mirafiori, Melfi e Cassino; Rüsselsheim, Bochum ed Eisenach.
Ieri il premier Silvio Berlusconi ha detto di credere che il matrimonio si farà: «Tutte le notizie che ho io dicono che tutti guardano con grande interesse a questa operazione che sarebbe per tutti gli italiani quasi un sogno da realizzare». In attesa della nuova visita in Germania di Marchionne, intanto, continua sul fronte tedesco il tira-emolla con i sindacati e l’establishment politico contrario alla società italiana e favorevole al concorrente Magna International. I sindacati tedeschi, così come il partito socialdemocratico, hanno preso posizione a favore di Magna, l’altro potenziale acquirente di Opel. La società austro-canadese, produttrice di componenti per auto, ha confermato ieri di essere in corsa per l’acquisizione della filiale di GM. Punta a una quota del 20%, ma insieme a soci russi vuole avere la maggioranza.
In teoria, secondo l’Spd, con Magna non vi sarebbero sovrapposizioni e quindi tagli al personale. Eppure, la società austro-canadese sembra in ritardo rispetto a Fiat. Ieri il portavoce del ministro Guttenberg, Felix Probst, ha ammesso che il piano presentato dalla casa italiana «è senza dubbio più dettagliato di quanto prodotto da Magna finora».
ancora troppo presto per giudicare definitivamente le prese di posizione di questi ultimi giorni. Una fetta dell’establishment tedesco è senza dubbio contrario a Fiat. Detto ciò, la Germania non può permettersi il lusso di non valutare con cura il piano della casa italiana: è nonostante tutto un’idea di ristrutturazione del settore a livello mondiale difficile da ignorare. Lo stesso Franz ha ammorbidito la sua posizione. Il 28 aprile spiegava che i lavoratori di Opel «sono pronti a lavorare per Magna, non per Fiat». Lunedì ha precisato che avrebbe incontrato Marchionne «non da nemico». Ieri ancora, pur attaccando il piano del dirigente italiano, il sindacalista si è detto pronto a negoziare.
Anche i sindacati italiani temono chiusure nel nostro Paese. Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha detto che «gli stabilimenti italiani vanno difesi a partire dalle produzioni » e l’integrazione eventuale con Opel presenterebbe dei problemi «sulla componentistica prodotta negli stabilimenti italiani e nell’integrazione » tra le produzioni delle due case automobilistiche.
L’intesa tra Fiat e Gm potrebbe allargarsi anche al Sudamerica, come già ipotizzato a fine aprile da Automotive News; le indiscrezioni in tal senso riportate dall’agenzia Afp non sono state confermate né smentite dalla Fiat,ma è chiaro ”affermano fonti vicine al Lingotto – che c’è interesse per un mercato in cui la casa torinese è già forte e che mostra una tenuta incoraggiante anche in questo periodo di crisi.