Marco Valsania, ཿIl Sole-24 Ore 6/5/2009;, 6 maggio 2009
CHRYSLER, BANCAROTTA A OSTACOLI
Il nuovo teatro del dramma Chrysler, quello della bancarotta e della fusione con Fiat, è la sala numero 523 della US Bankrupty Court, Distretto meridionale di New York. Una vasta sala, traboccante di avvocati e di scatole di documenti, dove a presiedere e decidere è il giudice Arthur Gonzales,veterano di casi difficili, da Enron a WorldCom. Anche Chrysler è un caso storico: era del 1933, dalla Studebaker, che una casa automobilistica americana non tentava di riorganizzarsi in regime di amministrazione controllata. E la folla che segue il procedimento ha costretto la corte ad aprire le porte di altre due sale, tanto più perché ieri sera è scattata una battaglia legale cruciale per il futuro di Chrysler e Fiat: lo scontro sulla richiesta di una cessione accelerata,attraverso un’asta da effettuare entro il 21 o 22 maggio, degli asset strategici della società di Detroit alla nuova partnership con Fiat. Una procedura che dovrebbe cioè di fatto legittimare l’accordo con l’azienda italiana annunciato di recente dallo stesso presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che si è impegnato a sostenerlo.
Gonzales dovrebbe decidere rapidamente sull’asta, forse già nelle prossime ore. Per farlo deve considerare le obiezioni presentate dai creditori dissidenti di Chrysler. Il gruppo dissidente, battezzato i «creditori NonTarp» perchè formato da investitori che non hanno ricevuto aiuti pubblici, si è indebolito, perdendo metà degli aderenti nell’ultima settimana e ha oggi in mano solo 300 milioni dei quasi sette miliardi di debiti Chrysler. I dissidenti, ieri pomeriggio, hanno denunciato l’asta in discussione: «La vendita proposta è viziata dal controllo e ruolo dominante del governo» e «impedisce anziché incoraggiare un’asta competitiva». La cordata vorrebbe l’autorizzazione a presentare un’offerta alternativa senza contanti, definita una «credit bid» perché fondata sui debiti Chrysler in loro possesso. Uno degli avvocati dei dissidenti, Thomas Lauria, ha anche fatto sapere che il gruppo vorrebbe mantenere l’anonimato avendo ricevuto minacce ”ma il giudice ha negato loro questa possibilità.
La scorsa settimana il presidente Obama aveva apostrofato come «speculatori» i creditori che avevano rifiutato di accettare sacrifici per spianare la strada al merger con Fiat, a cominciare da un’offerta di cancellare i debiti in cambio di circa due miliardi. Alcune grandi banche, JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley, avevano accettato ma un gruppo di hedge fund e finanziarie, quali OppenheimerFunds, Xerion Fund di Perella Weinberg e Stairway Capital, si era ribellato. Perella aveva in seguito ritirato l’opposizione.
All’uscita dal Chapter 11, la nuova Chrysler dovrebbe inzialmente vedere Fiat con una quota del 20%, che potrebbe salire al 35%. Il sindacato United Auto Workers avrebbe inizialmente il 55%, grazie a titoli versati nel fondo sanitario per i pensionati. Tra le maggiori obiezioni dei creditori ribelli c’è stata proprio l’intesa con il sindacato, nonostante quest’ultimo abbia accettato significative concessioni sul costo del lavoro. Anche i diritti di fornitori e concessionari Chrysler, nel corso della bancarotta, sono in gioco. Questi ultimi dovrebbero subire drastici tagli negli Stati Uniti: sono almeno 3.600. Chrysler ha però fatto sapere che la sua rete di concessionari al di fuori del paese non sarà intaccata. «La nostra organizzazione fuori dagli Usa resterà intatta, non verrà inserita nel procedimento di amministrazione controllata» ha detto il responsabile delle vendite internazionali, Thomas Hausch.
La bancarotta di Chrysler è tenuta sotto osservazione anche per l’impatto sull’altra grande ristrutturazione in arrivo nell’auto, quella della General Motors. « una vicenda storica che potrebbe influenzare casi futuri», ha scritto l’agenzia Moody’s, secondo la quale, però, il Chapter 11 di Chrysler durerà «molto di più» dei 30-60 giorni indicati dall’Amministrazione Obama. La crisi ha intanto danneggiato i conti di Gmac: la banca al 49% di Gm, che dovrebbe finanziare i nuovi acquisti di vetture Chrysler, nel primo trimestre ha perso 675 milioni di dollari.