Dino Pesole, ཿIl Sole-24 Ore 6/5/2009;, 6 maggio 2009
QUANDO LA FINANZA ASSEDI IL TITANO, I RICORDI DI VISCO
L’intreccio perverso a San Marino di affari illeciti, riciclaggio di denaro sporco proveniente dalle attività mafiose, evasione? Vincenzo Visco, ex vice ministro dell’Economia nell’ultimo governo Prodi non è per nulla sorpreso dagli esiti della maxinchiesta della Procura di Forlì. Questione che conosce bene. I fatti racconta - risalgono al primo governo Prodi, quando era ministro delle Finanze. «Siamo al 1997-98. Dai dati in nostro possesso emersero cifre incredibili di evasione sull’Iva, connessa a traffici, commerci, triangolazioni di vario tipo. Non c’era verso di farli ragionare. Dissi alla Guardia di Finanza di bloccare chiunque uscisse da San Marino. Poi, più tardi, ho scoperto che De Gaulle fece la stessa cosa con Montecarlo».
Blocchi stradali a San Marino. Scorrendo le cronache di allora, si ha notizia di annunci di barricate da parte dei frontalieri. I controlli a tappeto delle Fiamme Gialle sulle strade di accesso («operazione di monitoraggio sugli scambi commerciali tra i due paesi», venne definita dal ministero delle Finanze) provocarono una durareazione da parte delle autorità del Titano. «Venne interessato della questione il ministro degli Esteri, Lamberto Dini e l’intera vicenda finì a Palazzo Chigi. Venni convocato da Prodi. Mi presentai con una serie di grafici e tabelle da cui emergeva con chiarezza l’entità del fenomeno. Firmammo un accordo con San Marino. Il fenomeno delle frodi Iva venne posto a freno. Poi è ripreso alla grande sul fronte delle imposte dirette».
Cambia la scena. Ora siamo all’ultimo governo Prodi, poco meno di due anni dal 2006 al 2008 vissuti «con l’ansia quotidiana della sua durata» come ha ricordato di recente l’ex ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa. Visco è vice ministro. Riprende in mano il dossier San Marino. «Ho cercato di creare le premesse per un accordo, per arginare il noto fenomeno dell’esterovestizione. Ho incontrato resistenze fortissime. Poi il governo è caduto. Ma attenzione, perché San Marino non è un vero paradiso fiscale. Ve ne sono in giro per il mondo di ben più sofisticati».
Ora, dal G-20 di Londra in poi, nel pieno della crisi globa-le, dall’Europa agli Stati Uniti sembra partita l’offensiva contro i paradisi fiscali. Con quali esiti possibili? «Gli interessi sono enormi - spiega Visco poiché vi sono in ballo 11mila miliardi di dollari, il 70% del Pil americano». Da dove proviene un tale oceano di risorse? «La prima fonte è l’evasione fiscale, la seconda è il riciclaggio, la terza è la corruzione delle classi dirigenti. Ora il sistema è crollato e qualche stretta la si proverà a mettere in campo». Del resto - e sta a dimostrarlo la reazione di Jean Claude Juncker, che oltre a presiedere l’Eurogruppo è anche premier del Lussemburgo- paradisi fiscali legali in Europa abbondano.
«Sì, proprio il Lussemburgo è divenuto un paradiso legale per il mercato obbligazionario. Il Regno Unito ha paradisi nelle isole del Canale e nelle Cayman. Gli Stati Uniti hanno il Delaware, il Portogallo ha Madera. In realtà gli unici che hanno fatto sul serio sono i tedeschi con la famosa lista del Liechtenstein, in cui comparivano anche contribuenti italiani. Mi piacerebbe sapere che fine ha fatto quella lista». Il problema è che è impresa titanica districarsi tra trust, imprese fantasma, prestanomi, società anonime. «Mi accontenterei se si riprendesse sul serio la lotta alla concorrenza fiscale dannosa, come ha provato a fare Mario Monti da commissario europeo ». La realtà è che in Europa i ventisette paesi «sono in concorrenza fiscale frenetica tra di loro. Più che annunciare improbabili lotte ai paradisi fiscali, sarebbe preferibile concentrarsi su questo ».