Carlo Maria Pinardi, Corriere economia 4/5/2009, 4 maggio 2009
IL CONTROPIEDE DELL’AZIENDA ITALIA
Normalità. Quanto se ne sente il bisogno.
Non ci siamo di certo, ma i segnali che si vada nella direzione giusta non mancano. E come sempre i mercati, che si basano sulle aspettative, li anticipano. Tra i dati positivi gli spread che stanno tornando assai lentamente su livelli più vicini a quelli prima del fallimento di Lehman, che per questa recessione verrà ricordato come lo spartiacque che ha fatto precipitare tutto. L’andamento dei mercati delle ultime settimane segnala anche una sensibile riduzione della volatilità, in rientro lento ma generalizzato. Si va dai bid e ask sui bond – i differenziali cioè tra prezzo richiesto e prezzo offerto dagli intermediari finanziari che si erano allargati a livelli mai visti in passato – fino al premio per il rischio per emissioni obbligazionarie per tutti i gradi di rating , specie quelli più elevati. Anche essi sono in calo ormai da diversi mesi.
E questo rappresenta un passo ineludibile per consolidare il ritorno degli emittenti sul mercato, che finalmente sta dando segni di risveglio con collocamenti in vista per diversi gruppi. E cala pure lo spread tra Btp e Bund, insomma il premio aggiuntivo per compensare il rischio associato al Tesoro italiano. E qui potrebbero in futuro anche vedersi delle sorprese.
Non a caso il mercato svizzero- tedesco dei derivati Eurex ha annunciato che lancerà a breve un Btp future, da usare come benchmark per i titoli di Stato della zona Euro di paesi con rating non tripla A, permettendo ai trader di gestire meglio la volatilità negli spread fra Bund e altri debiti sovrani dell’eurozona.
Se le previsioni del Fondo Monetario si riveleranno corrette, nell’arco di un anno il debito pubblico tedesco supererà in valore assoluto, non certo in termini di rapporto sul Pil, quello italiano.
Insomma perderemo finalmente il podio di questa classifica negativa e il refrain «abbiamo il terzo debito pubblico più grande al mondo» dovrà quanto meno scalare di un gradino. In realtà sappiamo bene che, specie grazie alla solidità patrimoniale della «famiglia Italia», stiamo affrontando questa crisi con qualche patema in meno degli altri, anche se questo è di poco conforto per le migliaia di imprese e lavoratori che stanno pagando un prezzo pesantissimo per la recessione.
In questa fase la crisi sta colpendo in modo particolare i Paesi e le imprese più orientate all’esportazione: e quindi il calo del Pil sarà pesante nel 2009 e questo non potrà non avere effetti sul rapporto debito pubblico/Pil.
Ma con questo deterioramento generale e un andamento a passo di gambero di tutte le maggiori economie, potremmo tra qualche anno assistere a fenomeni inusitati. E ogni scenario diventerebbe possibile se l’Italia in questa legislatura ponesse mano alle riforme strutturali, come l’innalzamento dell’età pensionabile in linea con l’allungamento della vita media, e intervenisse davvero sugli sprechi della spesa pubblica.
Il Governo Merkel ha appena reso noto che il Pil tedesco nel 2009 calerà del 6%. Con l’esplosione del debito pubblico in Germania, non finirà tra qualche anno che saranno i tedeschi a dover pagare uno spread sul Btp? Scenario fantascientifico, forse. Ma oggi più che mai «del diman non v’è certezza».