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 2009  maggio 04 Lunedì calendario

OBAMA? SUFFICIENZA SUL FILO


Promosso, ma con riser­va. il voto di Wall Stre­et a Barack Obama nei suoi primi 100 giorni se­condo il sondaggio di CorrierE­conomia fra alcuni autorevoli analisti e gestori americani. Ed è anche il verdetto degli indici di Borsa, crollati dal 20 gennaio – l’inaugurazione del nuovo presidente – fino ai minimi del 9 marzo, per poi risalire chiu­dendo il 29 aprile – centesimo giorno del suo governo – con il Dow Jones ancora in rosso (-1,1%), lontano dall’entusia­smo per i primi 100 giorni di Franklin Roosevelt (+43%) e più vicino all’accoglienza tiepida per Jimmy Carter (-1%).

Analisti e gestori vedono se­gnali di ripresa nell’economia, ma temono che il forte aumen­to della spesa pubblica peserà troppo sulla crescita. Quindi in­vitano gli investitori alla cautela verso l’attuale rally. Ecco la pa­gella di Obama, materia per ma­teria.

Stimoli economici

Il piano da 700 miliardi di dol­lari era stato approvato a inizio febbraio. «Il più grande pacchet­to di misure anticrisi del secon­do dopoguerra, ma c’è qualche dubbio che porti presto gli Usa fuori dalla recessione, perché molti provvedimenti avranno ef­fetto tardi quest’anno o nel 2010», osserva John Praveen, ca­po delle strategie d’investimen­to di Prudential International in­vestment advisers.

Lakshman Achutan, economi­sta dell’Economic cycle resear­ch institute (Ecri), dà quattro stelle a Obama perché gli Usa non sono scivolati in una pro­fonda depressione, ma avverte: «La gente sopravvaluta l’impat­to che un presidente può avere sull’economia nel breve perio­do. Si pensa che questa recessio­ne sia senza precedenti, ma in realtà ricalca l’andamento natu­rale dei cicli economici, eccessi di ottimismo e di pessimismo si alternano sempre. I problemi economici sono lontani dall’es­sere risolti, ma secondo i nostri indicatori ci sono chiari segni di ripresa».

Nuova Finanziaria

Il pacchetto all’esame del Par­lamento prevede una spesa pub­blica da 3.600 miliardi di dolla­ri. Qui Obama prende i voti più bassi per i timori degli effetti ne­gativi del deficit pubblico: 1.750 miliardi di dollari già quest’an­no, il 15% del Pil, un livello re­cord. Preoccupato per il futuro probabile aumento dei tassi è Ja­son Trennert, titolare della so­cietà di ricerca Strategas: «Ora la Fed li sta tenendo artificial­mente bassi, perché compra i Tresury bond. All’inizio del mandato Clinton il mercato ob­bligazionario aveva segnalato con un rialzo dei tassi che c’era un limite all’aumento della spe­sa. Oggi questo messaggio non arriva a Obama. Nell’immedia­to un’enorme spesa pubblica dà un falso senso di prosperità, ma alla fine provocherà un au­mento dell’inflazione e dei tas­si, condizioni negative per la Borsa. Non siamo all’alba di un vero lungo periodo Toro come nel 1982».

Salvataggio delle banche

Finora hanno ricevuto oltre 200 miliardi di dollari, prima da Bush e poi da Obama. «Se l’obiettivo era stabilizzare il si­stema finanziario, il voto è quat­tro stelle – dice Howard Ward, manager dei fondi azionari Gamco (gruppo Gabelli) ”. Ma il presidente sta facendo pres­sione alle banche perché conce­dano più prestiti, mentre hanno bisogno di capitali. Inoltre la po­litica del governo ha continuato a cambiare scoraggiando le ban­che dal partecipare ad alcuni dei programmi del Tesoro. E lo ’stress test’ in corso può creare inutile allarme per banche che avrebbero potuto cavarsela da sole».

Fiducia a Wall Street

«Sta lentamente tornando – continua Ward ”. Ora bisogna vedere quali cambiamenti intro­durranno le autorità per regola­mentare gli operatori, lasciati un po’ troppo liberi negli anni recenti».

Fiducia dei consumatori

« tornata a salire secondo gli ultimi indici», osserva John Ca­rey, gestore del Pioneer fund, che su questo punto dà il suo massimo voto a Obama (4 stel­le, mentre sul resto dà tre stel­le). «Ma sono salite soprattutto le aspettative, mentre resta mol­to pessimismo sulla situazione corrente», sottolinea Praveen.

Gli aiuti all’auto

«L’ingresso dello stato nel ca­pitale di Gm e Crysler per salvar­le dalla bancarotta va bene se lo scopo è il controllo dell’econo­mia, ma è pessimo se la si vuol rimettere sui suoi piedi; il gover­no non ha capacità manageriali in questo campo», dice Bob Doll, responsabile degli investi­menti azionari globali di BlackRock, che non dà voti a Obama e raccomanda pruden­za verso il rally di Borsa.

Buy American

Anche le misure protezioni­ste inserite nello stimolo econo­mico, come comprare acciaio made in Usa per i ponti, ricevo­no il minimo dei favori. Ma se­condo Praveen si tratta più di re­torica che di fatti concreti.

Leadership globale

Qui Obama ottiene il massi­mo dei voti. «L’America e il mondo intero avevano bisogno di qualcuno che emanasse fidu­cia e capacità di leadership – dice Ralph Acampora, gestore del portafoglio di Etf per Altaira wealth management ”. Obama non è perfetto, ma la sua capaci­tà di padroneggiare la crisi ha ri­sollevato l’umore degli investito­ri ». Una voce fuori dal coro vie­ne da Donald Luskin, chief inve­stment officer di Trend Ma­crolytics, che boccia Obama su tutti i fronti: «Ma quale leader­ship? In America Obama ha se­guito i diktat del Parlamento.

All’estero sono gli altri Paesi che stanno guidando tutto».

Il rally di Borsa

Secondo Sam Stovall, chief in­vestment strategist di S&P, il To­ro è reale: «Si vedono sempre più titoli al rialzo, un buon se­gno della solidità della tenden­za. Negli ultimi 60 anni la Borsa ha toccato il fondo in media cin­que mesi prima della fine della recessione e otto mesi prima del massimo della disoccupazio­ne: quindi Wall Street sta antici­pando una ripresa già nel terzo trimestre 2009. Ci sarà ancora qualche scivolone ma non ai mi­nimi dello scorso marzo. me­glio non restare liquidi, perché si rischia di perdere il treno del rialzo».

Più cauto James Swanson, chief investment strategist di MFS: «Il rally è alimentato dall’ enorme liquidità degli investito­ri fino a ieri rimasti alla finestra.

L’economia forse ha smesso di peggiorare e si stabilizzerà nel quarto trimestre 2009, poi ri­prenderà a crescere ma lenta­mente e poco, a causa del peso dell’enorme debito pubblico».

Anche Edward Tarallo, gestore di Wachovia Securities, smorza gli entusiasmi: « vero che le no­tizie sugli utili trimestrali sono positive, ma solo perché con­frontate con i pessimi risultati precedenti».