Danilo Taino, Corriere economia 4/5/2009, 4 maggio 2009
VOLKSWAGERN PREPARA IL MURO ANTI-FIAT
C’è un certo nervosismo, in queste ore, tra i produttori di auto in Germania.
La Opel è nei guai e potrebbe finire in mani italiane, canadesi, arabe e, certo, parecchi si agitano sulla poltrona, al pensiero. Ma c’è altro: la settimana scorsa è risultato chiaro che per le case automobilistiche tedesche - le più forti d’Europa e forse le più prestigiose del pianeta - il vecchio mondo è già cambiato. Il campione nazionale, il numero uno in fatto di ruote che girano su gomma e trasportano persone e merci non è più Daimler. La crisi finanziaria e la recessione hanno emesso il verdetto: al primo posto per prestigio, risultati di gestione e strategie c’è Volkswagen.
Cambio della guardia
A prima vista può sembrare una banale questione di orgogli aziendali. Per lo snodo europeo più importante nella ristrutturazione globale iniziata nel settore - la Germania e il suo mercato - è invece qualcosa di straordinariamente importante. «Significa che la Volkswagen sta imponendo lo standard - dice un consulente industriale che vuole restare anonimo perché lavora con ambedue le aziende - Fa profitti mentre Daimler perde, usa meglio la sua tecnologia e ormai è forte sia nel segmento tradizionale delle cilindrate piccole e medie sia in quello delle auto di lusso. Anche negli automezzi pesanti riesce a fare utili nonostante il crollo del mercato». Daimler non è nemmeno lontanamente un’azienda perduta, anzi: il marchio Mercedes e la sua tecnologia rimangono l’invidia di qualsiasi costruttore mondiale. I primi tre mesi di quest’anno, però, hanno messo in evidenza la diversa capacità dei due gruppi di rispondere alla recessione. La vendita di auto del gruppo Volkswagen è in pieno boom mentre quella di Mercedes (auto e camion) è crollata del 34% rispetto all’anno precedente.
Tra gennaio e marzo, il gruppo di Wolsburg ha registrato un utile netto di 243 milioni, che è una caduta del 74% ma comunque è un profitto. Nello stesso periodo, la casa di Stoccarda ha invece perso quasi 1,3 miliardi. Alla Daimler si consolano dicendo che il premio alla rottamazione delle auto voluto dal governo - 2.500 euro per veicoli vecchi più di nove anni se si compra un’auto nuova o seminuova avvantaggia soprattutto Volkswagen e i suoi modelli medi e piccoli, che infatti stanno registrando vendite record.
In realtà, gli analisti notano che nemmeno la Classe A della Mercedes riesce a beneficiare del bonus governativo come potrebbe: Jürgen Pieper, di Bankhaus Metzler, ha calcolato che non più di quattromila Mercedes sono state vendute utilizzando il bonus, contro circa duecentomila Volkswagen. Inoltre, c’è la straordinaria crescita della Audi - parte del gruppo di Wolsburg - che il presidente del consiglio di sorveglianza Ferdinand Piëch e il Ceo Martin Winterkorn sono ormai riusciti a trasformare in un concorrente almeno alla pari con la Mercedes nel segmento delle auto di lusso. L’amministratore delegato della Daimler, Dieter Zetsche, ha promesso di sistemare le cose, «ma la Volkswagen ha preso un vantaggio e, nel nuovo clima della crisi e probabilmente del post-crisi, sembra posizionata meglio. Avere l’immagine della numero uno la aiuta anche ad attrarre i manager e i tecnici migliori», dice il consulente.
Non solo, a dire il vero. Ne rafforza anche la muscolatura politica, che già era fortissima, come dimostra l’impossibilità per l’Unione europea di imporre l’abrogazione delle protezioni azionarie anti-competitive delle quali la casa di Wolsburg gode. Di fronte a un ingresso della Fiat nella Opel e a un’eventuale fusione tra le attività auto di Torino e quelle del produttore tedesco controllato dalla General Motors, quanto si infastidirebbe la Volkswagen?
Minaccia tricolore
Grazie al bonus governativo, i modelli della Fiat stanno avendo un vero e proprio boom di vendite, in Germania: in marzo il 213% in più. Se si considerano il milione e 350 mila auto vendute da gennaio a marzo nel programma di rottamazione, le Polo e le Golf della Volkswagen hanno conquistato il 15% di questo pezzo di mercato. La Opel Cosa (10,2%) e la Fiat Panda (5%) assieme arriverebbero alla stessa quota. Cosa succederebbe insomma se Torino conquistasse la Opel? Fino a che punto la Volkswagen si sentirebbe minacciata dal nuovo protagonista che, da quel che si è visto finora, si sta muovendo più rapidamente nella rivoluzione dell’auto in corso? Le reazioni negative a un’eventuale fusione Fiat-Opel arrivate dai sindacati e da alcuni ambienti politici - in testa l’intervento del commissario Ue Günter Verheugen - fanno pensare che questo ulteriore sconvolgimento delle gerarchie automobilistiche tedesche non sarebbe necessariamente gradito.